Dopo l’attentato di sabato scorso, il leader della Repubblica popolare di Lugansk, Igor Venediktovič Plotnitskij ha ripreso il proprio posto alla guida della LNR e ha rivolto un appello, pubblicato dal Centro informazioni di Lugansk, in cui invita i cittadini della Repubblica “alla fermezza, all’unità e al sostegno reciproco”. Dopo aver ringraziato “tutti coloro che in questi giorni mi hanno augurato buona salute: Federazione dei sindacati della LNR, Consiglio sociale, collettivi dei ministeri e dei deputati, compagni d’armi, in particolare il capo della DNR Alexander Vlaimirovič Zakharčenko, veterani delle milizie provenienti da molti paesi, ma, soprattutto, i cittadini comuni che, con fermezza e con fede nella vittoria, sopportano le inevitabili difficoltà della nostra guerra patriottica non dichiarata”, Plotnitskij ha confermato di essere di nuovo “in pieno regime e fedele al giuramento dato al popolo del Donbass nel 2014! Sono con voi, a dispetto di quanto strombazzato dalla propaganda nemica e di qualunque storia essa non abbia raccontato sul mio stato di salute. L’attentato alla mia vita dimostra che ai nemici del Donbass è particolarmente inviso il corso da noi scelto e che stiamo seguendo conseguentemente”.
L’attentato, ha detto Igor Venediktovič, “è una manifestazione non solo di collera impotente, ma anche di livore. Del resto, essi, partiti da condizioni migliori, stanno distruggendo e perdendo tutto. Mentre noi, nonostante tutti i problemi e i pericoli, stiamo costruiamo e acquisendo. E’ per questo che essi esplodono contro di noi non solo granate e proiettili, ma anche voci velenose. Fate attenzione a questo”.
Plotnitskij ha poi assicurato di aver “impartito immediatamente tutte le istruzioni necessarie per assicurare la vita quotidiana e la difesa della repubblica. Ora il lavoro governativo continua in regime normale e io conduco regolarmente appuntamenti e riunioni”.
I medici avevano dimesso Plotnitski già nella giornata di domenica, mentre addirittura nella tarda serata di sabato, il giorno dell’attentato, Igor Venediktovič aveva rivolto un radiomessaggio agli abitanti della LNR in cui chiedeva “a tutti di conservare la calma. Non è accaduto nulla di serio. Ma tutti quelli che parlano della mia inidoneità sono traditori e nemici della Repubblica popolare di Lugansk”.
Il presidente della Repubblica popolare di Donetsk, Alexander Zakharčenko, già nella giornata di sabato aveva fatto visita a Plotnitskij e, all’uscita dall’ospedale, aveva ricordato che “in Ucraina già un mese fa avevano dichiarato che stavano preparando un attentato contro di me, Plotnitskij e i nostri Ministri. Quindi, ciò che è accaduto, era da aspettarsi. Per fortuna è passata, le condizioni sono stabili. Sono sicuro che si rimetterà”.
Ad ogni buon conto, fedeli alla loro missione di guerra, anche la notte scorsa le artiglierie ucraine hanno bombardato centri abitati della LNR e della DNR. Edifici distrutti o danneggiati a Stakhanov, per i colpi di mortaio da 120 mm esplosi alle prime luci dell’alba di oggi. I villaggi di Logvinovo, Kalinovka e Lozvoe sono stati colpiti da granate da 120 e 82 mm. Per fortuna, in queste aree non si lamentano vittime. Nella DNR, invece, un miliziano è rimasto ucciso e altri due gravemente feriti, in seguito agli oltre 300 colpi esplosi ieri con artiglierie da 122 e 152 mm e mortai da 82 e 120 mm. Colpite ancora una volta Zajtsevo, Gorlovka, Krasnyj Partizan, Jasinovataja, Spartak, Dokučaevsk, Kominternovo, Sakhanka, e alcuni rioni di Donetsk. Numerosi gli edifici danneggiati, mentre, secondo la ricognizione militare delle milizie, continua il concentramento di mezzi corazzati e blindati ucraini nelle immediate vicinanze della linea del fronte.
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