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Usa. Il comunicato dalla protesta di Berkeley contro Trump

Si doveva aspettare quasi mezzo secolo ed un altro “Strawberry statement”* per cominciare a muoversi?

Il movimento “Millennials” partecipa in forze

di Anna Vlasits – The Nation, 11 Novembre 2016

Traduzione e cura di Francesco Spataro

Berkeley– Mentre gli studenti della Berkeley High School iniziano a radunarsi sull’acciottolato fuori dallo Sproul Plaza (il centro studentesco della Università di Berkeley in California), un giovane prende il megafono. “Sono messicano,” urla “ma non sono uno stupratore! Non ho mai toccato una ragazza in vita mia!”

E’ uno delle centinaia di giovanissimi che si sono radunati la notte scorsa, alcuni addirittura con i genitori, per marciare verso Oakland e partecipare a quella che uno dei dimostranti ha chiamato “l’inizio della nostra nuova radicalizzazione.”

La folla, un mix di giovanissimi che ancora non possono neanche votare, ragazzi molto giovani con i genitori che appartengono alla cosiddetta “Generazione X” **, e studenti dell’Università di Berkeley in California, che hanno appena votato per la prima volta, applaude ed urla . Due ragazzini afroamericani con le magliette del “Black Lives Matter” ,(movimento nero antirazzista nato a seguito dell’uccisione da parte della polizia del nero Michael Brown a cui hanno fatto seguito scontri e manifestazioni nella città di Ferguson e dintorni), che gli arrivano alle ginocchia, gridano ancora più forte quando sentono menzionare la parola “razzismo”.

Il punto focale del raduno, organizzato da attivisti del gruppo BAMN acronimo di “By Any Means Necessary” (è indispensabile ad ogni costo), era l’emergenza riguardo i giovani ispanici, le cui famiglie potrebbero doversi separare se le promesse elettorali sull’immigrazione del Presidente neo-eletto Donald Trump, venissero seriamente applicate l’anno prossimo. Sotto una luna quasi piena – o è il contrario? – molti di questi studenti, per la prima volta hanno messo in scena un pubblico atto di protesta.

Prima di cominciare la lunga marcia giù per Telegraph Avenue verso Oakland, gli studenti prendono la parola a turno. I loro interventi hanno un’aria di spontaneità e mancano totalmente di pratica. Jerry, uno studente che si definisce “Filippino”, dichiara, mentre gli si incrina la voce dalla commozione e dalla rabbia che “Trump non immagina che vita faccia anche una sola delle mie sorelle!”

Un giovane uomo prende il megafono ed urla solo “Fanculo Trump!” per poi tornare a sghignazzare e scherzare con i suoi amici fra la folla del corteo; i suoi genitori, probabilmente non gli avevano mai sentito pronunciare una tale volgarità in pubblico, meno che mai se avesse riguardato il neo-eletto Presidente USA.

Una ragazza con un girocollo nero tatuato sul collo ed un paio di Converse da basket sorreggeva un cartello con su scritto “RIP i miei diritti.”

Quando uno degli organizzatori urla alla folla “Siete pazzi?”, la folla risponde “SI!” ma non con rabbia, o riottosità. La risposta è solo un pizzico troppo acuta e energica, proprio come se si stesse facendo il tifo durante un incontro di calcio, o in qualsiasi altra gara sportiva.

I dibattiti e le discussioni fra gli studenti, sembrano riflettere il loro disorientamento e la loro confusione, sul significato delle elezioni del martedì precedente. Una giovane donna mulatta, piegata a parlare ad un’amica, le chiede di quali “deportazioni” stessero parlando. Un altro gruppo discute su “quanta gente soffrirà o quante donne e bambini innocenti verranno bombardati!” Un altro chiede, “Cioè, la gente ha fatto perdere Hillary senza pensare alle conseguenze?”

Vista la loro età, molti “millennials” si sono ritrovati per la prima volta nelle strade, quando, andarono ad accendere una candela a Ground Zero la notte dell’ 11 settembre 2001, o marciarono a Washington contro la guerra in Iraq, o per gridare la loro gioia in un altro Novembre, quando venne eletto Presidente Mr. Barack Obama. I loro genitori erano troppo giovani per manifestare contro la guerra in Vietnam o per i diritti delle donne.

Mentre il gruppo si preparava a sfilare, alcuni studenti laureati, fra i più anziani nella folla, discutono se aderire ad un presidio più grande, di persone adulte, che si stava svolgendo ad Oakland. Migliaia di “millennials” la notte precedente era nelle strade di Oakland, ad una manifestazione che, a quanto si dice, si era tramutata in guerriglia, e dove un poliziotto era stato ferito.

Un bianco viene visto filmare la folla con il suo cellulare, prende spunto da un momento di calma nella discussione per proclamare a gran voce, che la gente dovrebbe rifiutare Trump ed accettare Gesù, e poi cerca di mitigare i fischi di disapprovazione.

Quindi un piccolo gruppo di studenti inizia a cantare,

Razzisti, sessisti, anti-gay

Donald Trump- vattene!

A quel punto la folla passa all’incasso: si sono viste mamme che stavano spazzolando amorevolmente i neri capelli, mossi e lucidi delle proprie figlie alzarsi in piedi e sollevare i pugni chiusi; teenagers gettare via il frozen yogurt o il proprio Bubble tea (tè di origine taiwanese mischiato con gelatine alla frutta, latte o palline di tapioca; secondo alcuni pareri medici, dovrebbe essere equiparato ad una sostanza stupefacente), mettersi in tasca il cellulare, ed iniziare a muoversi.

Mentre si raggiungeva il marciapiede ed il corteo iniziava ad occupare la via, molti si guardano, esitando, insicuri sul da farsi. Due poliziotti sulle loro biciclette fischiano, le auto si fermano, e la folla inizia la propria marcia di cinque miglia.

Mentre sfilano passano davanti ad Amoeba Music e giunti davanti a Moe’s books, un’insegnante vede un suo studente; avvicinandosi lo studente le dice imbarazzato “Mi dispiace di non essere venuto a lezione oggi.” Lei gli sorride, dicendogli che a malapena era andata a far lezione anche lei. Un uomo con corti capelli grigi sfila vicino a loro, con il figlio adolescente al suo fianco che indossa stivali di gomma.

Quando il corteo entra ad Oakland qualcuno accende una canna e la passa ad un amico. Sfilano davanti a condomini dove genitori aprono le finestre e salutano, braccio a braccio con i loro figli. E sfilano davanti ad un ristorante di Myanmar, dove due donne bianche di mezza età escono ed iniziano a cantare “L’amore sconfigge l’odio”***Una delle donne scoppia a piangere. E sfilano davanti ad un motel, dove alcune donne spagnole con grandi braccia stanno solennemente in piedi davanti la porta delle loro camere, cullando i propri neonati. E sfilano davanti ad un Jack-in the Box (nota catena di fast food specializzata in burgers e cibo tex-mex), dove i lavoratori hanno abbandonato il loro posto alla cassa per andare ad applaudirli.

I cori vengono lanciati spesso da un gruppo di liceali ispaniche, con pantaloni neri e magliette corte, sopra la cintura, con su la scritta “getta via Trump” (Dump Trump). Una di loro, esultando, inizia a roteare il Telegraph (quotidiano USA), la sua lunga coda di cavallo nera, che le frusta il viso.

Mentre alcuni ragazzi neri del liceo continuano a gridare “ Fanculo Trump!”, tirando su le braccia, atteggiandosi , mimando figure e ridendo, il mio compagno di manifestazione brontolando mi dice, “non sarà poi così divertente quando, da qui a qualche anno, cominceranno a essere repressi.”

Mai nella storia a così tante minoranze è stato permesso di essere così aperti, tolleranti, ed ora, tutta questa tolleranza è in forte pericolo. Però la gioventù manifesta, e ancora non ha paura.

Nel centro di Oakland, dopo che il corteo aveva superato i negozi di pompe funebri, le chiese, i ristoranti Coreani ed i bar esclusivi, i manifestanti girano l’angolo per trovarsi di fronte alla sede del Telegraph, e si incamminano verso il Palazzo Federale, passando davanti ad un nero che rappa in un microfono su “la crisi sul trono del potere.”

Il presidio si svolgeva qualche edificio più sotto. C’erano cartelli incendiati. La gente è più ordinaria, sembra sporca, con più piercing e tatuaggi. Il fumo è denso. La tensione ed il pericolo sono elevati, si percepiscono, ma quando sbatti contro qualcuno, si girano e ti chiedono scusa. Un gran numero di persone ha il viso coperto con bandanas o veste felpe con il cappuccio. La gente si aggrappa l’uno all’altro: alcuni sembrano feriti. Corsi verso qualcuno del mio gruppo, della stessa età di quelli che componevano il presidio che avevamo visto qualche condominio prima: era una donna egiziana ed era musulmana; sembrava pallida, il suo viso era teso, più teso di quanto io ne abbia mai visto uno prima. Mi disse che la sera prima la polizia aveva usato i gas lacrimogeni. Anche sua sorella viveva ad Oakland, con due bambini piccoli; entrambe avevano la doppia cittadinanza. Ma quale sarebbe stato il loro futuro, ora?

Per tornare al raduno organizzato dagli studenti, qualcuno gridava nel megafono, per ostacolare l’insediamento in carica di Trump. Al concentramento degli adulti, sembrava esserci la certezza che non si poteva arrestare l’inevitabile; invece loro, gli studenti hanno organizzato una dimostrazione con meta Washington, il giorno dopo quello dell’insediamento di Trump. Ma i giovani al loro presidio erano stati fermi, risoluti. Uno di loro infatti, aveva dichiarato: “Noi siamo Americani, siamo il futuro di questo paese,”. Quel presidio, quel raduno è finito pacificamente, senza scontri, con la gente che si sparpagliava per andare a prendere i mezzi pubblici nella sera.

 

*Strawberry statement” (la dichiarazione delle fragole) è il titolo originale del film “Fragole e sangue” film cult che racconta i primi moti del ’68 che presero il via proprio dall’Università americana di Berkeley.

**Per Generazione X si intendono tutti i giovani nati tra il 1963 ed il 1980 nel mondo occidentale. Segue la Generazione dei “baby boomers” (i nati dopo la Seconda Guerra Mondiale che contribuirono moltissimo all’ aumento demografico ed anche a quello del consumo negli USA, stimolando la crescita economica) e storicamente è inquadrata nel periodo di transizione tra il declino del colonialismo, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. Una "generazione invisibile", piccola, inserita nella ricostruzione attuata dai figli del Baby Boom, che gli valse il titolo di "X", a rappresentare la mancanza di un'identità sociale definita. Una volta giovani adulti, la Generazione X raccolse l'attenzione dei media tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, guadagnando la reputazione stereotipata di apatici, cinici, senza valori o affetti. Non è infine secondario ricordare che la Generazione X crebbe durante la guerra fredda e gli anni di Ronald Reagan negli USA, e che assistettero al collasso dell'Unione Sovietica e alla consacrazione degli USA come unica superpotenza mondiale.

***Gioco di parole. Nel testo letteralmente “Love trumps hate”, dove il verbo “to trump” significa “battere, sconfiggere” e si scrive come il cognome del neo Presidente USA.

 

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