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Israele alza la tensione contro Hezbollah

A pochi giorni dal bombardamento israeliano sulla città di Mazzeh in Siria, alla periferia di Damasco, il primo ministro israeliano Netanyahu ha prontamente dichiarato che “le forze aeree di Tel Aviv agiscono in pieno accordo con quelle russe in territorio siriano”.

Secondo alcuni media arabi, il bombardamento in Siria, attraverso lo spazio aereo libanese, ha avuto come obiettivo un deposito di armi di Hezbollah ed è stato una “azione preventiva contro il riarmo delle milizie sciite”. Sarebbe meglio considerarlo, secondo altri analisti, come un segnale di sostegno alle milizie jihadiste “ribelli”, in un momento particolarmente difficile come la definitiva resa di Aleppo, ottenuta grazie al consistente aiuto logistico e militare del movimento sciita.

Hezbollah ha prontamente smentito le voci di un accordo che riguarderebbe un suo impegno nel non rispondere a nessuna provocazione israeliana in territorio siriano. “Le informazioni diffuse da diversi organi di stampa, riprese dai media israeliani, su un eventuale accordo tra Hezbollah e la Russia sono totalmente false” come riporta il comunicato stampa della resistenza libanese.

Altre fonti vicine al movimento sciita indicano, invece, che “tutto potrebbe cambiare in poco tempo” ed Hezbollah “si riserva di rispondere alle provocazioni israeliane nella maniera più adeguata”. Le stesse fonti parlano dell’abbattimento di un caccia di Tel Aviv e di alcuni droni, avvenuto qualche mese fa, e della capacità delle truppe sciite di poter utilizzare le batterie antiaeree russe di missili S-300 ed S-400 dislocate in territorio siriano. Le dichiarazioni di Netanyahu, sul canale CBS news, circa “un reale coordinamento tra russi ed israeliani per evitare qualsiasi tipo di incidente militare in territorio siriano” sembra un tentativo di indebolire il fronte che sostiene il regime di Bashar Al Assad: Russia, Iran ed Hezbollah.

Alcuni media libanesi riportano di recenti e numerosi incontri a livello ufficiale, per la prima volta, tra esponenti di Hezbollah e militari russi: questo a confermare ormai un coordinamento attivo e relazioni dirette tra le milizie sciite ed il Cremlino. Il quotidiano libanese Al Akhbar ha riportato anche quanto Mosca abbia “apprezzato e stimato l’apporto militare, logistico e la preparazione delle milizie di Hezbollah, fondamentali per la conquista definitiva di Aleppo”.

Altra provocazione da parte di Tel Aviv è stata la pubblicazione da parte delle forze di occupazione israeliane di una cartina che indicava gli “obiettivi militari di Hezbollah in Libano”. Si tratterebbe di oltre 10mila target sensibili tra infrastrutture, tunnel, postazioni missilistiche e depositi di armi, che, paradossalmente, si troverebbero in ogni villaggio del Libano meridionale e della valle della Bekaa. La pubblicazione, smentita immediatamente da numerosi dirigenti militari israeliani perché “molto sommaria e approssimativa”, avrebbe avuto lo scopo di “scoraggiare un qualsiasi intervento o risposta militare sciita alle recenti provocazioni di Tel Aviv in territorio siriano” come affermato da alcuni quotidiani israeliani.

Le intenzioni israeliane circa un effetto “deterrente” contro Hezbollah sono state confermate dal ministro della Difesa, l’ultranazionalista Avigdor Lieberman, come “il tentativo, con ogni mezzo, da parte di Israele di impedire che Hezbollah possa potenziare il proprio arsenale militare” .

I risultati, però, sono stati diametralmente opposti. Alla risoluta reazione da parte di Hezbollah, circa una sua possibile “risposta militare adeguata” contro altre future violazioni dello spazio aereo libanese, si è aggiunta la replica siriana. Il rappresentante di Damasco all’ONU, Bashar Jaafari, ha dichiarato senza mezzi termini che “nessuno critichi la Siria quando risponderà a queste provocazioni , visto che Israele ha lanciato missili sulla città di Mazzeh a Damasco”.

Gli stessi media israeliani hanno contrastato simili iniziative da parte del governo di Netanyahu per “evitare possibili conflitti contro la Siria e contro Hezbollah”. Le perplessità dell’opinione pubblica sionista sono motivate dal fatto che le milizie sciite sono ormai considerate, grazie anche all’esperienza militare nell’arena siriana e all’equipaggiamento russo, una  vera e propria “potenza militare nella regione” ed un eventuale conflitto avrebbe “esiti incerti”. Significativo l’editoriale di domenica del quotidiano israeliano Maariv che sottolinea come “gli attacchi contro gli armamenti (di Hezbollah) in Siria fanno parte di una politica di confronto permanente senza alcun orizzonte politico. Questa politica non diminuisce il pericolo al nord (confine con il Libano, ndr), ma ci avvicina sempre  più alla prossima guerra”.

 

Stefano Mauro

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