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“Olanda-Germania-Turchia, ognuno gioca la sua partita”

Intervista a Enrico Campofreda, realizzata da Radio Città Aperta.

 

Enrico Campofreda, giornalista e analista. Abbiamo parlato questa mattina di questa crisi in atto tra Turchia e Olanda, con quest’ultimo passaggio l’esortazione alla Turchia nei confronti dell’Unione Europea per rispettare i valori democratici in modo bipartisan. Fa un po’ sorridere sentire la Turchia di Erdogan parlare di rispetto dei diritti democratici… ma questa è una considerazione nostra. Vogliamo entrare un po’ nel merito di questo tipo di scontro, da dove nasce, che conseguenze ha e se c’è qualcosa dietro, perché spesso capita di vedere crisi di questo tipo a livello diplomatico che poi hanno altre motivazioni rispetto a quelle ufficiali.

 

Sicuramente le motivazioni sono legate anche ai quadri nazionali e soprattutto alle tornate politiche che diversi paesi d’Europa vivranno in questi mesi. Anzi, in questi giorni per quanto riguarda l’Olanda che va alle urne domani e poi, a seguire, la Francia e la Germania. Tanto per dire i pesi massimi dell’Europa. Certo, dell’Europa e non dell’Unione Europea, che anche in questa occasione perde l’ennesima occasione per esplicitare una linea unitaria. Si balbetta di fronte a delle osservazioni che, come ricordavi, possono essere messe in discussione … parlo delle accuse pesanti che Erdogan fa all’Europa riguardo a rigurgiti nazisti, usati prima nei confronti della Germania e poi ultimamente dell’Olanda. Però, oggettivamente, si presta il fianco ad un giocatore spregiudicato… Quindi l’Europa sta prestando il fianco ad un giocatore molto spregiudicato come Erdogan intorno a quesitoni che possono in astratto sembrare di lana caprina. E’ chiaro che ognuno sta guardando – Erdogan da parte sua –alle votazioni relative al referednum sul presidenzialismo e quindi guarda anche all’elettorato presente in questi paesi. Tre milioni di elettori turchi in Germania, mezzo milione in Olanda, per quale motivo i ministri – addirittura – non potrebbero intervenire in materia? Si fa notare, ed questo oggettivamente è vero, che altre componenti – ad esempio quelle che voterebbero no – non hanno possibilità di fare eguale campagna elettorale; però sarebbe stato più giusto sottolineare questi aspetti, anziché disporre i divieti, come abbiamo visto, rivolti addirittura anche ad un ministro degli esteri, Cavusoglu, cui è stato impedito di arrivar nella piazza del comizio… Insomma, c’è una situazione in cui l’Olanda ha giocato molto male i suoi passi. E’ chiaro che, come dicevo, si guarda e si gioca sulla politica estera rispetto alle situazioni interne. In Olanda le due componenti – Rutte, che è il premier conservatore, e Wilders, si giocano la partita. Una partita incertissima, però – evidentemente – questo partito conservatore di cui il premier è esponente, cerca di cavalcare proprio sul terreno dell’antiislamismo tanto caro a Wilders. Cavalca la questione cercando di ricavarne un recupero elettorale, perché i sondaggi lo danno se non in caduta libera certamente in difficoltà per una riconferma, in una incertezza che gli analisti di questo paese dicono assoluta.

 

Diciamo che, come spesso capita, sono le questioni interne a determinare poi questo tipo di situazioni a livello internazionale anche se, paradossalmente, c’è un po’ di ragione in entrambi; perché è vero che l’Europa sta vivendo dei rigurgiti di posizioni politiche…

 

Neonazismo palese …

 

Esattamente …

 

Oltre che di posizioni reazionarie, xenofobe, addirittura arrivate al governo in Ungheria, con Orban; oppure l’eminenza grigia dei governi polacchi… Oggettivamente sono degli xenofobi e non lo nascondono affatto.

 

Certo. Come è vero d’altronde che a sollevare critiche sulla democraticità della Turchia in questa fase non è che si dica qualcosa di inesatto... Quindi entrambi hanno qualche ragione, pare… Immaginiamo che questa crisi potrebbe essere superata, da qui a breve, oppure c’è la possibilità che abbia delle conseguenze reali più complicate di quelle che al momento vengono in mente?

 

E’ la Turchia – nonostante gli ultimi passi la vedano rivolgere lo sguardo più a oriente, anche per le chiusure che per alcuni anni ha oggettivamente ricevuto – a richiedere un ingresso in Europa; e, giustamente, l’Europa fa notare, sia a Erdogan che alla nazione, tutta una serie di contraddizioni rispetto ai diritti. Cose giustissime, che tra l’altro evidenziamo e sottolineiamo anche come commentatori. Il problema è che siamo di fronte a due pesi e due misure. Non è che manchino qui delle forme di repressione, certamente; ma l’Olanda o la Polonia non praticano delle forme di repressione nei confronti dell’opposizione come quelle che vengono praticate in questi mesi – e da due anni – in Turchia. Però le contraddizioni esistono. I legami della Turchia con l’Europa passano soprattutto attraverso il terreno economico e del business. E, su questo fronte, capire quali potranno essere gli sviluppi significa mettere in discussione quelle che sono le condizioni dei rapporti. Pensiamo all’import-export. La Turchia, innanzitutto, è una realtà dell’economia internazionale, cresciuta tantissimo soprattutto negli ultimi 20 anni; per esempio, con la Germania ha oltre 10 miliardi di dollari di esportazione e 23 miliardi e rotti di importazione. I legami tra queste due nazioni, tanto per parlare della crisi che si è creata tra la Merkel e Erdogan, devono tener conto anche di queste cose. C’è poi la questione dei migranti, figurarsi. Quello è un altro tema scottante, scottantissimo, perché è una delle ritorsioni che Erdogan minaccia. In fondo la Turchia sta mantenendo quei milioni – addirittura 3 se non di più – di siriani e non solo che potrebbero arrivare in Europa. Molti sono arrivati, poi si sono trovati i fili spinati, le polizie di frontiera, la famosa rotta balcanica è interrotta da un anno, anche per il dolo di tutto quello che accade nell’emigrazione verso l’Italia. E’ vero che si trattava di due flussi, l’Italia subisce soprattutto il flusso africano, nord-africano e centro africano; ma sul tema dell’emigrazione l’Europa, come sappiamo, è in caduta libera. C’è una discrasia tra quello che dice e quello che fa e, soprattutto, quello che fanno questi attori, piccoli ma non secondari, che hanno un potere di ricatto. Sto parlando dell’Ungheria, della stessa Polonia… Tutto quel fronte conservatore, e palesemente reazionario, che prende piede anche in Germania. Pensiamo all’Alternativa per la Germania di Frauke Petry… Tutti questi riscontri nella politica interna possono avere delle conseguenze sulla politica internazionale, con l’Europa che mette in discussione un rapporto con la Turchia… E’ tutto da vedere…

 

Però non dimentichiamoci che la Turchia ha provato per tanto tempo ad entrare nell’Unione europea, rimanendoci forse parecchio contrariata per non esserci ancora riuscita. Anche questo va tenuto in considerazione, credo, correggimi se sbaglio, nell’analisi complessiva dei rapporti tra Turchia e Unione europea.

 

Assolutamente sì. E in questo la Germania, che naviga abbastanza a vista, si fa i suoi piani e poi… E’ vero che la politica è così flessibile che i salti a giro, come si dice in ginnastica, o le capovolte si si possono fare velocemente. Però, insomma, a medio termine, o anche a breve termine, un po’ di coerenza ci vorrebbe. La Germania è stata, e continua ad essere, una delle componenti fondamentali; e poiché l’Unione europea, o quello che ne resta, è a trazione tedesca; ed è lei che dice no all’ingresso della Turchia. Evidentemente le questioni di carattere democratico e che riguardano i diritti hanno un loro peso, però, ripetiamo, sono quelle cose che vengono fqcilmente dimenticate se ce sono altre; quindi, in questo senso, il disegno erdoganiano non è impossibile… Ognuno sta guardando all’immediato futuro, quindi anche Erdogan pensa soprattutto al referendum di aprile, e da questa vicenda riceve, lo abbiamo scritto, un formidabile assist per compattare la nazione e risollevare lo spirito di unione intorno al proprio programma. Le manifestazioni represse in Olanda, quelle dei turchi che protestavano davanti al consolato, non fanno che portare acqua a lui, al suo disegno. Ognuno gioca la propria partita, certo, ma noi ci chiediamo: l’Europa, in alcune rappresentanze, e parlo naturalmente della Mogherini, dell’”alto rappresentante”, oppure del cosiddetto Commissario al vicinato, su questa situazione non hanno proferito parola o, comunque, svicolano. Ecco lì che l’Europa, nelle sue figure rappresentative e istituzionali, conferma per l’ennesima volta la sua pochezza, la sua nullità. Quindi, visto che ognuno – come nazione – gioca la sua partita, l’uscita del premier olandese può non stupire, dato che domani lui ha un riscontro elettorale. Le risposte di Erdogan, ugualmente, sono pensate per il referendum di aprile. E non abbiamo ancora toccato la questione della Nato… Cosa succederà ad una Turchia che guarda a nuove alleanze? Qui il discorso si ripropone. Sappiamo che l’Europa, rispetto alla questione Nato, prende ordini dal Pentagono e da Washington, però… continuiamo a fare gli esecutori come sempre, nonostante l’Europa si riempia la bocca e fra qualche giorno, va a ricordare il suo 60ennale. Ma da quell’Europa delle origini, evidentemente, si è deviato, si è cambiato corso; ammesso che pure quell’idea potesse avere una propria autonomia come disegno e progetto politico.

 

Bene Enrico, grazie per gli strumenti che ci hai fornito per analizzare questa situazione che, naturalmente, è importante contestualizzare in quelle che sono poi le reali dinamiche in atto. Grazie, buon lavoro e buona giornata.

 

Buon lavoro a voi.

 

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