Continua in Turchia la caccia ai curdi e agli esponenti dei gruppi della sinistra rivoluzionaria turca. E aumenta il numero delle vittime. In una operazione delle forze speciali di Ankara sono state uccise oggi tre persone in una panetteria nella provincia di Agri, nel territorio a maggioranza curda. Le vittime sono Orhan Aslan, di 16 anni, Emrah Aydemir, di 15 e un’altra persona adulta di cui ancora non si conosce l’identità, freddati dalla polizia nel distretto di Diyadin.
Ieri un soldato turco e due militanti curdi sono morti nel corso di uno scontro a fuoco nel sudest del paese, scoppiato quando i guerriglieri curdi hanno attaccato una postazione dell’esercito turco, con armi leggere e lanciarazzi, nel villaggio di Ozekli, alla periferia sudorientale della città di Diyarbakir. Un soldato di Ankara è morto in ospedale a causa delle ferite riportate e altri cinque sono rimasti feriti.
Ieri per la prima volta dopo settimane le forze di sicurezza turche hanno arrestato una decina di sospetti membri dello Stato Islamico (nulla a confronto dei 1600 militanti curdi e di sinistra arrestati dal24 luglio) nel corso di una retata realizzata all’alba nella capitale Ankara, ad Istanbul, nella provincia di Hatay vicino alla frontiera siriana e nella provincia centrale di Kirikkale. Gli agenti ricercano altri quattro sospetti. Precedentemente le autorità avevano annunciato l’arresto di 23 stranieri, compresi donne e bambini, che attraverso la città di frontiera sudorientale di Kilis cercavano di entrare in Siria per aderire all’Isis. I sospetti erano originari di Cina, Indonesia, Russia e Ucraina. Sarebbero circa 700, secondo quanto afferma il regime turco, le persone espulse – ma non arrestate – dal paese perché sospettare di essere interne o contigue a organizzazioni jihadiste.
Mentre continuano anche in queste ore i bombardamenti dei caccia di Ankara sulle postazioni del Pkk nel Kurdistan turco e in quello iracheno, il regime turco ha del tutto sospeso dopo i primi raid realizzati a fine luglio, l’annunciata campagna militare contro i fondamentalisti islamici di Daesh. Campagna che la Turchia si è detta pronta a riprendere assieme alle forze statunitensi, ha fatto sapere un funzionario del ministero degli Esteri di Ankara. “Gli aerei Usa stanno arrivando, e questo è un indicatore del fatto che l’accordo raggiunto con gli Usa sta funzionando”, ha detto l’ufficiale. “Ulteriori aerei arriveranno e il numero aumenterà nel periodo a venire. La Turchia e gli Stati uniti coordineranno le loro operazioni”, ha detto il funzionario anonimamente, senza però fornire un calendario e ulteriori dettagli. Una dichiarazione sibillina, che lascia intendere una ulteriore pressione da parte di Ankara su Washington affinché il via libera alla costituzione della zona cuscinetto nel nord della Siria sia completo dopo la manifestazione di alcune perplessità da parte di esponenti della Casa Bianca. Mentre il funzionario turco citato dalla stampa sostiene che il controllo di Ankara del nord della Siria è stato inserito esplicitamente nell’accordo raggiunto con Washington in cambio della concessione della base aerea di Incirlik, ieri il viceportavoce del Dipartimento di Stato Usa Mark Toner, ha detto che invece non esiste.
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