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Migrazioni. Il prezzo non ha dignità e la dignità non ha prezzo

Commento all’incontro di Niamey sulle migrazioni

E’ nel ‘manifesto per l’uguaglianza’, libro recente del giurista Luigi Ferrajoli, che si trova la citazione di Kant posta nel titolo. Che il prezzo non abbia dignità è il coerente riassunto dell’ennesimo incontro sul contenimento delle migrazioni ‘irregolari’ e dello smantellamento del ‘club’ dei passeurs e trafficanti di migranti. La dichiarazione finale dell’incontro svoltosi venerdì 16 a Niamey, non fa che confermare le opzioni politiche da tempo applicate nel Sahel. Alla presenza dei ministri degli interni e degli esteri di nove paesi africani e quattro europei, tra cui l’Italia, il documento non offre nulla di nuovo alla retorica umanitario-repressiva che appare vincente nella narrativa contemporanea.

Il prezzo non ha dignità. Il prezzo della sacrificio dei migranti sull’altare delle politiche migratorie. Il prezzo dei muri di sostegno dell’apartheid globale e di quelli da respingimento mirato. Il prezzo dei subappalti per ‘salvare’ vite umane dall’inferno precedentemente creato ‘ad hoc’ dalle politiche distruttive dell’economia di rapina del sistema dominante. Il prezzo dei contenimenti, dei controlli delle frontiere, dei campi di detenzione, del personale formato per fare la caccia ai migranti, la vendita dei diritti sul mercato delle politiche discriminatorie.

In otto punti, il citato documento, ribadisce l’importanza del Niger come ‘allievo modello’ delle scelte operate altrove in cambio di prezzolate manovre giuridico- amministrative. La dichiarazione finale conferma il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e del controllo delle frontiere, la ‘protezione’ dei migranti in situazione irregolare, ribadisce l’importanza di colpire le reti dei ‘passeurs’ e di proporre delle alternative economiche ai giovani per fermarne l’esodo.

Tutto ciò è quanto costituisce l’ossatura di un prezzo che non ha dignità perché riduce il migrante, il cittadino, la persona, in mercanzia qualsiasi. Usabile, gettabile e fruibile dalle mafie nel frattempo facilitate e forse persino pagate dal potere di controllo dell’occidente.

Rimane allora la seconda parte della citazione di Kant, ripresa da Ferrajoli. La dignità non ha prezzo. Ed è esattamente questa lapidaria affermazione a costituire la verità di quanto accade nel Sahel in questi anni. La dignità non ha prezzo perché non si svende nel mercato umanitario. La dignità, riconosciuta dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani prevede, tra l’altro, quello alla mobilità. L’articolo 13 riconosce la possibilità di lasciare anche il proprio paese ed è esattamento questo diritto che nell’incontro di Niamey non si è parlato e non si parlerà nel futuro. Quando a spostarsi sono i poveri si sbarrano le frontiere delle democrazie occidentali e si esportano altrove i fili spinati della repressione.

La dignità non ha prezzo perché è su di essa che si fonda l’umana civiltà. Quella che l’occidente tradisce a causa di un’amnesia storica che ne ha deformato lo sguardo e dunque la democrazia. Da persone con dignità a pericolosi criminali da fermare ad ogni costo. A tutto e tutti si è scelto di dare un prezzo, e il prezzo non ha dignità.

Niamey, marzo 018

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