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Successo dello sciopero generale in Belgio

Il mondo del lavoro rivendica la sua giusta parte della ricchezza.

Dai metalmeccanici ai petrolchimici, compresi i dipendenti di grandi magazzini, case di riposo, lavanderie, asili nido, trasporti pubblici, porti e aeroporti, commercianti e non, servizi e produzione, del privato e del pubblico, grandi e piccole imprese, da Ostenda ad Arlon, da Anversa all’Hainaut… Questo 13 febbraio, i lavoratori e le lavoratrici hanno parlato con una sola voce in tutto il paese.

Sacrifichiamo la nostra salute per delle noccioline

Peter, lavoratore presso Van Hool: «In primo luogo, stanno abolendo le pensioni anticipate e i crediti di tempo. Poi ci sono tutte queste tasse. E i profitti delle grandi compagnie abbattono i record. E noi non dovremmo chiedere un aumento del salario?».

«1.500 euro netti a tempo pieno, poco personale, con ritmi di lavoro crescenti, procedure cronometrate, uno scatto d’indicizzazione e non so più a quando risale il nostro ultimo aumento reale… racconta Sonia, un’assistente infermieristica di una casa di cura gestita dalla multinazionale Orpea. Questo non è normale. Io e i miei colleghi ci stiamo distruggendo la nostra salute per delle noccioline

L’elenco delle testimonianze che abbiamo ricevuto è lungo e va nella stessa direzione. Il potere d’acquisto è al centro delle preoccupazioni di molte persone. Perché un aumento salariale dello 0,8% in due anni, quando i profitti sono raddoppiati l’anno scorso? Perché lo 0,8% quando le tasse e le bollette si accumulano? Queste sono state le domande che sono venute fuori nei molti picchetti nel paese. Nei settori con salari più bassi (lavanderia, officine protette, pulizie, autisti…), i lavoratori richiedono soprattutto un salario minimo di 14 euro.

«La pressione sul lavoro sta diventando sempre più forte, spiega Fatiha, una lavoratrice di Swissport. Dobbiamo pulire gli aerei con sempre meno persone in un tempo sempre più breve. Aspirare, pulire, raccogliere lo sporco, assicurarsi che tutto sia pulito, scaricare attrezzature, salviette, vassoi, carica quelli nuovi… Tutto questo in 45 minuti. Prima, questo poteva essere il doppio. Ma ora è finita. Bisogna essere “competitivi”, ci dice la direzione. Altrimenti, perdiamo i contratti e ci sono licenziamenti». E aggiunge «Il lavoro è così duro che alcuni di loro si bloccano la schiena nel bel mezzo del lavoro e devono essere portati via dalla pista in ambulanza. E il governo ci toglie i crediti di tempo a 55 anni e le nostre pensioni anticipate? Non so come faremo a resistere.»

Il PTB visita 600 picchetti e propone cinque misure chiave per il potere d’acquisto

Raoul Hedebouw, portavoce del PTB, reagisce: «Potere d’acquisto, pressione sul lavoro e interruzioni di fine carriera: questo è il cocktail che fa arrabbiare il mondo del lavoro in tutto il paese e in tutti i settori. I padroni e il governo non mostrano nemmeno il minimo rispetto per coloro che fanno muovere questo paese. É ora di invertire la logica. Per questo motivo che noi difendiamo cinque misure chiave per il potere d’acquisto. In primo luogo, per consentire di riprendere la libertà di strappare aumenti salariali. Il nostro dipartimento di ricerca ha calcolato che c’era un margine per un aumento salariale interprofessionale di almeno il 3%.»

Naturalmente, il PTB non ha mancato di dimostrare attivamente la propria solidarietà ai lavoratori in sciopero nel paese. Non meno di 600 picchetti hanno ricevuto una visita di sostegno da parte della delegazione di sostegno del Partito di sinistra. «La presenza sul campo e il sostegno attivo alla lotta sociale è il nostro DNA”, spiega Raoul Hedebouw. Se l’energia incontrata oggi sui vari picchetti continuerà ad essere espressa nelle prossime settimane, il governo e i padroni saranno costretti a retrocedere. É tempo che queste ricchezze vengano restituite a chi le produce, sia per aumentare i salari e il potere d’acquisto che, al termine della carriera, per permettere a tutti di respirare un po’ più facilmente dopo una vita di duro lavoro.»

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Cinque misure chiave per il potere d’acquisto e per migliorare la nostra vita quotidiana

1. Eliminiamo i costi aggiuntivi negli ospedali

Un’assistenza sanitaria a prezzi accessibili è un diritto per tutte e tutti. Chiediamo di eliminare i costosissimi supplementi per i medici specialisti in ospedale.

Tutti i medici devono rispettare le tariffe concordate, senza supplementi d’onorario. Questo è essenziale per garantire a tutte e tutti la stessa qualità dell’assistenza. Anche agli specialisti deve essere concesso uno stipendio fisso, come già avviene negli ospedali universitari. Il denaro risparmiato può essere investito in ulteriori operatori sanitari per migliorare l’assistenza ai pazienti.

Inoltre, vogliamo ridurre significativamente il prezzo dei medicinali attraverso l’introduzione del modello Kiwi. Con questo sistema, una commissione di esperti indipendenti seleziona i migliori farmaci sulla base di studi scientifici, che si traduce in una gara pubblica d’appalto per ottenere il miglior prezzo. Questo ci permetterebbe di rompere la stretta della Big Pharma e rendere i farmaci accessibili.

2. Riduciamo l’IVA sull’energia al 6%

L’energia è un diritto, non un lusso. Vogliamo ridurre l’IVA sull’energia al 6%.

In dieci anni, il montante della nostra bolletta elettrica è raddoppiato. Il governo ha aumentato l’IVA sull’elettricità dal 6% al 21%. Tuttavia, l’energia non è un prodotto di lusso, ma un bisogno vitale. Se riducessimo l’IVA sull’elettricità al 6%, risparmieremmo in media 130 euro all’anno a una famiglia. Per finanziare questa misura, deve essere richiesto un contributo equo a Electrabel & co.

Analogamente, è imperativo optare risolutamente per una politica climatica. Un’azienda energetica pubblica deve fornire a tutti l’energia verde ad un prezzo accessibile. Invece di aumentare costantemente i prezzi dell’energia, dobbiamo concentrarci sulla ristrutturazione collettiva di case e immobili mal isolati. Daremmo la priorità alle famiglie a basso reddito e anticiperemmo il denaro necessario per l’isolamento e i pannelli solari.

3. Utilizziamo mezzi di trasporto pubblico gratuiti

Per affrontare drasticamente il problema dell’inquinamento atmosferico, Dunkerque e altre 20 città europee hanno optato per autobus e tram gratuiti. Anche in Lussemburgo i trasporti pubblici sono ora gratuiti. Che cosa stiamo aspettando?

Gli autobus, i tram e le metropolitane TEC e STIB gratuiti, sono fattibili e esigibili. 310 milioni di euro sono sufficienti. Questo denaro deve provenire dal gettito della tassa chilometrica sul traffico internazionale di autocarri; e dobbiamo richiedere alle grandi imprese e alle multinazionali un contributo per la mobilità.

Allo stesso tempo, è necessario investire nel futuro del trasporto pubblico. Nel bilancio degli investimenti, dobbiamo dare priorità alle nuove linee tranviarie, agli autobus ecologici e ai collegamenti ferroviari supplementari. Un trasporto pubblico migliore e gratuito è la soluzione sociale al problema della mobilità.

4. Aumentiamo le pensioni a un minimo di 1.500 euro

Vogliamo aumentare la pensione minima a 1.500 euro netti al mese. Le pensioni legali nel nostro paese sono troppo basse.

Le nostre pensioni sono inferiori del 40% rispetto a quelle dei nostri vicini. Non può continuare così. Dopo una vita di lavoro, tutti noi dovremmo avere diritto a una buona pensione. Vogliamo aumentare la pensione minima a 1.500 euro al mese, anche per i lavoratori autonomi. 1.500 euro netti, non lordi, come altri propongono.

Il nostro piano pensionistico costa 3 miliardi di euro. Vogliamo raccogliere 1 miliardo di euro nella lotta contro i paradisi fiscali e 1 miliardo di euro di gettito fiscale dei nostri milionari. L’eliminazione dei regali e dei vantaggi fiscali inutilmente concessi alle multinazionali porterebbe anche un miliardo di euro. Con questo motore a tre stadi, possiamo garantire una buona pensione per tutte e tutti.

5. Aumento salariale del 3%

Salari migliori sono la soluzione, non il problema. Dobbiamo porre fine al blocco dei salari imposto dalla legge del 1996 e dare ai salari la libertà di aumentare nuovamente.

Da dieci anni ormai, i nostri stipendi sono in una camicia di forza. Eppure i profitti delle multinazionali sono raddoppiati in un anno. Lo scorso anno, gli azionisti di grandi società quotate hanno ricevuto dividendi per 12 miliardi di euro. Abbiamo diritto ad aumenti salariali.

Il governo Michel ha imposto un aumento dell’indicizzazione e ha modificato la legge sui salari del 1996 per rendere quasi impossibile l’aumento dei salari. Molti di noi non possono più arrivare alla fine del mese mentre i profitti non sono mai stati così alti come lo sono oggi.

Vogliamo negoziazioni salariali libere, senza la camicia di forza della legge del 1996, in modo che i salari possano aumentare almeno del 3%. Vogliamo aumentare il salario minimo a 14 euro all’ora. Chiediamo anche l’abolizione del “salario giovanile”, dove i giovani sotto i 21 anni guadagnano fino al 30% in meno del salario minimo. Ogni persona ha diritto a uno stipendio pieno.

Traduzione a cura di Andrea Mencarelli (Potere al Popolo). La nota del PTB sullo sciopero generale è disponibile qui, mentre le cinque misure per migliorare il potere d’acquisto sono pubblicate qui.

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