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Vittoria. Bahar Kimyongur non verrà estradato in Turchia

La Corte d’Appello di Brescia ha detto ‘no’ ad Ankara e quindi Bahar Kimyongur non sarà estradato in Turchia. 
L’attivista e giornalista belga di origini turche era stato arrestato dalla polizia italiana su mandato del regime di Ankara a novembre, appena sbarcato all’areoporto di Orio al Serio (Bergamo) dove era giunto da Bruxelles per partecipare ad una serie di incontri sul Medio Oriente. 
La Turchia lo accusa ormai da molti anni di far parte di una organizzazione terroristica di estrema sinistra a causa del suo attento e pervicace lavoro di informazione e controinformazione sui crimini commessi dal regime turco contro i prigionieri politici, le minoranze e i popoli del Medio Oriente. In particolare da alcuni anni Bahar è impegnato nella denuncia del ruolo turco nella destabilizzazione della Siria e nella guerra civile scatenata dalle milizie jihadiste a Damasco. L’inizio della vera e propria persecuzione contro il giornalista risale a una sua protesta pacifica, nel 2000, all’interno della sede del Parlamento europeo contro l’allora ministro degli Esteri della Turchia e in favore dei detenuti politici in quel paese, che erano in sciopero della fame. Da quel momento il regime turco ha emesso nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale rilanciato dall’Interpol (che però nei giorni scorsi ha deciso di sospendere la segnalazione).
A causa della stessa accusa che gli è valsa l’arresto a Bergamo, Bahar negli scorsi anni era stato già arrestato e processato anche in Belgio e Olanda (e assolto) e poi più recentemente in Spagna.
Dopo circa 4 mesi di prigione e poi di domicilio coatto si chiude quindi questa assurda vicenda giudiziaria: Bahar è di nuovo libero e tornerà presto dalla sua famiglia in Belgio, paese dove vive ormai da molti anni.
Evidente la soddisfazione da parte dell’avvocato Federico Romoli e del comitato di solidarietà che in questi mesi ha realizzato numerose iniziative di sostegno all’attivista privato della libertà. Anche perché la Corte d’Appello di Brescia ha recepito la linea difensiva – che sosteneva l’infondatezza delle accuse rivolte contro Bahar e il rischio di gravi violazioni dei diritti umani nel caso in cui fosse stato estradato – denunciando esplicitamente la tracotanza turca.

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