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Pisa. La “pesantezza” del sistema Coop su chi ci lavora

Mercoledì 23 dicembre l’unione Sindacale di Base ha indetto una conferenza stampa per porre all’attenzione dell’opinione pubblica quanto sta accadeno presso il Centro Freschi Unicoop di Pontedera. Dopo un’assemblea sindacale viene siglato un accordo con cui l’orario viene ridotto da 40 a 28 ore settimanali. Alcune socie lavoratrici di fronte alla proposta di firmarlo chiedono semplicemente, nel pieno del loro diritto, di prenderne visione e poterlo valutare con calma prima di decidere se apporvi o meno la propria firma. A questa del tutto lecita richiesta, hanno fatto seguito da parte della Cooperativa, intimidazioni di vario genere, volte a spingerle ad una firma immediata, espresse sia attraverso il rifiuto a consegnare il contratto, sia attraverso la minaccia di un imminente trasferimento in caso contrario.
La Cooperativa Cft ha presentato il nuovo contratto ai propri soci in data 29 ottobre 2015 e solo il 3 dicembre, dopo comunicazione dell’iscrizione al nostro sindacato di due di loro, le stesse sono state raggiunte dalla comunicazione di trasferimento, seguendo una condotta aziendale che sarebbe riduttivo definire come antisindacale. La decisione risulta ancor più grave alla luce del fatto che queste lavoratrici, entrambe madri sulle quali grava l’intera economia e organizzazione familiare, (una delle quali assiste per giunta familiare con invalidità al 100%) vengono spostate in altra sede, mentre in quella dove lavorano attualmente vengono assunti altri 10 lavoratori, presi almeno altri 7 nuovi prodotti in lavorazione, subappaltata ad un’altra Cooperativa (Girasole 2002) la realizzazione delle confezioni regalo Natalizie, mettendo in luce che non vi è attualmente nessuna riduzione della mole di lavoro che possa supportare questa decisione. La cooperativa già da tempo con la scusa della crisi ha usufruito di contratti di solidarietà e cassa integrazione, che contemplano sulla carta una riduzione delle ore di lavoro, mentre ha sempre continuato a pretendere dalle lavoratrici 12 o anche 14 ore di lavoro al giorno, saltando le pause sino a quando non si è finito il processo produttivo. Un comunicato della Filcams-Cgil, sigla che ha firmato l’ accordo che ha sancito il passaggio da orario pieno a part-time, è stato inoltre fatto girare e letto da uno dei responsabili della cooperativa alle altre lavoratrici. In tale comunicato il sindacato faceva presente che a causa di una disparità di trattamento tra chi ha accettato il contratto a 28 ore e chi invece non l’ha firmato, come “ritorsione” sarebbero state lavoeate  le effettive 28 ore. Tale comunicato, mette in luce l’atteggiamento del sindacato che l’ha fatto circolare, che difende solo alcuni e non tutti i lavoratori presenti in una stessa azienda, con l’intento di isolare le nostre iscritte, ma anche di evidenziare che gli stessi firmatari di quell’accordo sindacale, sanno perfettamente che la mole di lavoro non è stata in verità ridotta. Le nostre iscritte che hanno solo voluto far valere i propri diritti e che venisse riconosciuta la dignità al loro essere socie lavoratrici, vengono viste come il problema, e non la dirigenza della cooperativa che gioca al ribasso con i loro stipendi, approfittando della ricattabilità dei molti lavoratori immigrati che vi prestano servizio. La Cooperativa Cft lavora per il marchio Coop che del rispetto di alcuni valori ha fatto il proprio marchio di fabbrica, siamo certi che se i consumatori sapessero il tipo di sfruttamento selvaggio che si cela dietro questo marchio, rivedrebbero la propria scelta e si cercherebbero un supermercato che ha maggiore rspetto per la dignità dei propri dipendenti.

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