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Tre anni fa, l’omicidio di Abd Elsalam durante lo sciopero

14 settembre 2016: alla GLS di Piacenza ammazzano Abd Elsalam mentre sta facendo un picchetto durante uno sciopero.

Sono passati 3 anni da quel giorno in cui una lotta per garantire un lavoro stabile e sicuro, per contrastare un sistema che rende precario il lavoro e la vita delle persone, per rivendicare libertà e pluralismo di organizzazione sindacale ha avuto come risposta l’omicidio di un sindacalista di USB, di un uomo impegnato a rivendicare il principio che nel terzo millennio il lavoro deve essere liberato dai lacci della schiavitù.
La morte di Abd Elsalam rappresenta in modo plastico la condizione operaia al tempo del neoliberismo, raffigura il disprezzo dei padroni nei confronti di chi produce ricchezza, la svalutazione del valore della vita rispetto quello di far profitto a tutti i costi.
Ma rappresenta in modo altrettanto plastico la voglia di emanciparsi e liberare il lavoro da parte di una generazione di nuovi attivisti sindacali che nel nome e nell’esempio di Abd Elsalam continua la lotta per diritti e dignità.
Siamo consapevoli dell’asprezza e della lunghezza del cammino da percorrere, ma siamo altrettanto sicuri dell’esito di questo percorso perché le gambe di chi lotta sono più instancabili di quelle di chi sfrutta.
I padroni e i loro governi hanno oggi l’obiettivo centrale di smantellare il diritto di sciopero, di ridurre all’impotenza e all’inazione il movimento dei lavoratori.
Ci stanno tentando con la violenza e la repressione, ma la voglia di riscatto è più forte delle denunce e dei licenziamenti.
Non si fermano nel paese lotte generose, solidali, esemplari.
Non si arresta il movimento dell’umanità dei proletari contro la barbarie del capitale.
In ogni sciopero, in ogni picchetto, in ogni corteo, in ogni assemblea si sente la voce gentile di un uomo mite e determinato che ci sprona: avanti compagni, #SCHIAVIMAI! È la voce di Abd Elsalam.

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