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La manovra sul tavolo del “vertice” di governo

Da quel che si capisce, infatti, in attesa della definizione conclusiva, il tentativo è quello di “fare cassa” senza toccare i redditi alti (viene sostanzialmente ritirato il “contributo di solidarietà” al di sopra dei 90.000). La complicazione veniva dalla Lega, che cercava misure che non toccassero – in maniera sensibile fin da subito – la struttura dei redditi di una parte della propria base sociale. La pantomima in “difesa delle pensioni” significava sostanzialmente questo. L’aumento dell’Iva, che sembra ormai certo, tocca soprattutto i consumi dei bassi redditi, visto che aumenta i prezzi di tutte le merci. Si colpisce egualmente il popolo dei lavoratori (precari e stabili) e dei pensionati, e anche chi sta al di sotto del minimo di sussistenza, ma in maniera differita e diluita. In pratica, si evita il taglio diretto del reddito, ma si aumenta il prelievo su ogni acquisto.

Più fumose altre idee – come la “patrimoniale sugli evasori” – che sembrano soprattutto specchietti per le allodole, specie se dovessero risultare delle semplici estensioni del “redditometro”.

 

E le “misure per la crescita”? Oltre alla distruzione finale delle tutele legali del lavoro (a partire dai contratti), ci sono soltanto – e al solito – le “grandi opere”. Costose, inutili anche dal punto di vista occupazionale (i grandi lavori si fanno con molte macchine e poca gente), spesso dannose perché immaginate per dare introiti ai “costruttori amici”, piuttosto che per risolvere problemi effettivi. La vicenda dell’alta velocità in Val di Susa è da questo punto di vista emblematico: la linea ferroviaria già esistente nella valle è utilizzata appena al 40%… per assenza di traffico!

 

Al momento le notizie circolanti sono le seguenti, prese dai quotidiani padronali, e quindi da soppesare criticamente.

 

Da Il Sole 24 Ore

Oggi giornata decisiva per gli emendamenti e il faccia a faccia Berlusconi-Bossi

di Andrea Carli

Ci siamo. Mancano poche ore perché si chiuda la partita degli emendamenti alla manovra di Ferragosto da 45,5 miliardi. Il gong finale per la presentazione delle modifiche al decreto legge 138 alla Commissione Bilancio del Senato suonerà questa sera, alle otto in punto.

Ma la sostanza del pacchetto definitivo sarà definita nel corso dell’incontro, che si terrà ad Arcore nella tarda mattinata di oggi, tra il premier Silvio Berlusconi e il leader della Lega Umberto Bossi, i due responsabili dei due maggiori partiti della coalizione di maggioranza. Tra le ipotesi che saranno discusse, l’alleggerimento del contributo di solidarietà sui redditi più alti, l’adozione della patrimoniale anti-evasori, il ritocco all’insù dell’aliquota Iva (su cui il ministro dell’Economia Giulio Tremonti non si è ancora pronunciato), gli eventuali interventi sulle pensioni di anzianità (al momento sembrerebbero messe da parte ipotesi di intervento). Insomma, tanta carne al fuoco. La quadra tra posizioni non sempre concordi – si pensi ad esempio alla questione delle pensioni, su cui si è registrata nei giorni scorsi la levata di scudi della Lega – andrà comunque trovata. Sarà poi necessario il via libera di Tremonti. Insomma: il tempo per il discutere è oramai agli sgoccioli.

Sindaci a Milano contro i tagli. Alle 15 l’incontro dell’Anci con Maroni
Poche ore prima del vertice Berlusconi-Bossi almeno 800 sindaci parteciperanno alla manifestazione organizzata dall’Anci a Milano contro i tagli previsti agli enti locali e la norma che prevede l’accorpamento dei Comuni con meno di mille abitanti. L’Anci chiede di eliminare questa soluzione, per poi discuterne nell’ambito di un provvedimento diverso, quale potrebbe essere ad esempio la Carta delle Autonomie. Occorre poi eliminare la sforbiciata da 6,6 miliardi, che risulta dal combinato delle ultime tre manovre. Infine, è necessario allentare i vincoli del Patto di stabilità, così da poter finanziare gli investimenti. Alle 15, poi, il ministro dell’Interno Roberto Maroni incontrerà alcuni esponenti dell’Anci nella sede della prefettura milanese.

Il weekend era iniziato in nome del “patto” fra Pdl e Lega
La manifestazione, che inizia alle 11 all’Auditorium Gaber di palazzo Pirelli in piazza Duca D’Aosta, segue una settimana di trattative continue con il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, il segretario del Pdl Angelino Alfano e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. I sindaci hanno ottenuto la disponibilità del Governo di alleggerire i tagli e rivedere la disposizione sui piccoli enti.
Sempre Alfano, Maroni e Calderoli si erano ritrovati per un dibattito pubblico venerdì sera sul palco della festa leghista “Berghem Fest”, durante il quale il segretario del Pdl aveva ribadito – riferendosi a un eventuale piano di intervento sulle pensioni – che «ciascuno in una coalizione può avere le sue idee, ma le decisioni si prendono insieme: se la Lega non è d’accordo, il governo non può andare in questa direzione». «Siamo pronti con una proposta unitaria di maggioranza che verrà condivisa da Lega, Pdl e Responsabili, alla faccia di chi ci vuole male», aveva aggiunto Calderoli.

 

 

 

 

 

Oggi giornata decisiva per gli emendamenti e il faccia a faccia Berlusconi-Bossi

di Andrea Carli

Ci siamo. Mancano poche ore perché si chiuda la partita degli emendamenti alla manovra di Ferragosto da 45,5 miliardi. Il gong finale per la presentazione delle modifiche al decreto legge 138 alla Commissione Bilancio del Senato suonerà questa sera, alle otto in punto.

Ma la sostanza del pacchetto definitivo sarà definita nel corso dell’incontro, che si terrà ad Arcore nella tarda mattinata di oggi, tra il premier Silvio Berlusconi e il leader della Lega Umberto Bossi, i due responsabili dei due maggiori partiti della coalizione di maggioranza. Tra le ipotesi che saranno discusse, l’alleggerimento del contributo di solidarietà sui redditi più alti, l’adozione della patrimoniale anti-evasori, il ritocco all’insù dell’aliquota Iva (su cui il ministro dell’Economia Giulio Tremonti non si è ancora pronunciato), gli eventuali interventi sulle pensioni di anzianità (al momento sembrerebbero messe da parte ipotesi di intervento). Insomma, tanta carne al fuoco. La quadra tra posizioni non sempre concordi – si pensi ad esempio alla questione delle pensioni, su cui si è registrata nei giorni scorsi la levata di scudi della Lega – andrà comunque trovata. Sarà poi necessario il via libera di Tremonti. Insomma: il tempo per il discutere è oramai agli sgoccioli.

Sindaci a Milano contro i tagli. Alle 15 l’incontro dell’Anci con Maroni
Poche ore prima del vertice Berlusconi-Bossi almeno 800 sindaci parteciperanno alla manifestazione organizzata dall’Anci a Milano contro i tagli previsti agli enti locali e la norma che prevede l’accorpamento dei Comuni con meno di mille abitanti. L’Anci chiede di eliminare questa soluzione, per poi discuterne nell’ambito di un provvedimento diverso, quale potrebbe essere ad esempio la Carta delle Autonomie. Occorre poi eliminare la sforbiciata da 6,6 miliardi, che risulta dal combinato delle ultime tre manovre. Infine, è necessario allentare i vincoli del Patto di stabilità, così da poter finanziare gli investimenti. Alle 15, poi, il ministro dell’Interno Roberto Maroni incontrerà alcuni esponenti dell’Anci nella sede della prefettura milanese.

Il weekend era iniziato in nome del “patto” fra Pdl e Lega
La manifestazione, che inizia alle 11 all’Auditorium Gaber di palazzo Pirelli in piazza Duca D’Aosta, segue una settimana di trattative continue con il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, il segretario del Pdl Angelino Alfano e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. I sindaci hanno ottenuto la disponibilità del Governo di alleggerire i tagli e rivedere la disposizione sui piccoli enti.
Sempre Alfano, Maroni e Calderoli si erano ritrovati per un dibattito pubblico venerdì sera sul palco della festa leghista “Berghem Fest”, durante il quale il segretario del Pdl aveva ribadito – riferendosi a un eventuale piano di intervento sulle pensioni – che «ciascuno in una coalizione può avere le sue idee, ma le decisioni si prendono insieme: se la Lega non è d’accordo, il governo non può andare in questa direzione». «Siamo pronti con una proposta unitaria di maggioranza che verrà condivisa da Lega, Pdl e Responsabili, alla faccia di chi ci vuole male», aveva aggiunto Calderoli.

 

 

Grandi opere, 33 proposte per il decreto

Giorgio Santilli

Da 89 a 33 proposte. Le tre fondazioni politiche (Astrid, Italiadecide e Res Publica) incaricate dai ministri Matteoli e Tremonti di mettere a punto un documento con «problemi, proposte, soluzioni» per le «infrastrutture strategiche di trasporto» hanno completato il lavoro che ora è al vaglio delle associazioni imprenditoriali. L’obiettivo è quello di una svolta nella politica delle grandi opere. Il documento sarà la base per la messa a punto di un decreto legge che Matteoli e Tremonti presenteranno probabilmente a settembre.

Così si erano impegnati a fare quando, ai primi di luglio, avevano chiuso a Milano il «tavolo Castelli» che quelle riflessioni aveva raccolto e messo a coerenza. Prossimo appuntamento del tavolo coordinato dal viceministro alle Infrastrutture, la prossima settimana, quando si tireranno le somme delle proposte e delle osservazioni delle organizzazioni imprenditoriali.
Basta scorrere l’elenco sintetico delle 33 proposte frutto del lavoro delle associazioni guidate da Franco Bassanini, Luciano Violante ed Eugenio Belloni, per capire l’ambizione del disegno, soprattutto in termini di selezione più rigorosa delle priorità infrastrutturali, riduzione dei costi delle opere, impegno dei capitali privati.

C’è, alla proposta 1, la definizione di una “lista breve” di opere prioritarie ed è inevitabile cogliere la contrapposizione rispetto agli elenchi smisurati della legge obiettivo. Al punto 2 c’è la necessità di sottoporre le opere ad analisi costi-benefici o multicriteria e anche questa sarebbe una mezza rivoluzione se entrasse davvero nei processi decisionali. Per non parlare del passaggio a una «progettazione frugale ed essenziale» che elimini i costi superflui (proposta 3) e alla riduzione dei costi limitando l’overdesign (proposta 5). Sul piano della programmazione passa un concetto come quello di «verificare la possibilità di una gestione più efficiente dell’offerta disponibile per rispondere alla domanda di mobilità» (proposta 4): far funzionare al meglio le infrastrutture esistenti prima di costruirne di nuove vuol dire grossi passi avanti nella logistica, nella regolazione dell’uso delle infrastrutture, nella priorità da assegnare ai raccordi dell’ultimo miglio e al potenziamento tecnologico intelligente rispetto al cemento. Allo stesso concetto di un maggior raccordo con il mercato di destinazione delle infrastrutture è la proposta 7: aumentare i ricavi delle infrastrutture ferroviarie con una maggiore produttività del servizio di trasporto merci. Ancora, si trovano nel documento la riforma dell’articolo 117 della Costituzione sulle competenze di Regioni e Stato, la riforma della legge obiettivo, tempi brevi per l’attuazione delle delibere Cipe, l’inserimento del debat public alla francese (inizialmente proposto da Confindustria) per aumentare il consenso delle opere sul territorio.

Non mancano varie proposte per facilitare la partecipazione dei privati al finanziamento delle opere pubbliche: linee guida per gli studi di fattibilità, coinvolgimento degli istituti finanziatori al momento della definizione dell’offerta, introduzione di meccanismi che riducano il rischio di finanziamento dell’opera in caso di aumento del costo del debito, riforma degli schemi di convenzione, estensione dell’area di utilizzo del Fondo di garanzia per le opere pubbliche (Fgop) gestito dalla Cassa depositi e prestiti, «avvicinare il trattamento fiscale del capitale proprio a quello oggi più vantaggioso del capitale di debito attraverso l’introduzione di una Ace (Allowance for Corporate Equity)», una «deducibilità dalla base imponibile di impresa di un interesse sul capitale proprio a un tasso di interesse nominale predeterminato». La manovra-bis ci è andata vicino, stava inserendo l’Ace, poi si è soprasseduto.

Ma la proposta che più delle altre incarna la filosofia tremontiana in questo momento è probabilmente la numero 6: la “fasizzazione” delle grandi opere che già ha colpito duro nella revisione del progetto della Torino-Lione. I piani economico-finanziari devono considerare la temporizzazione degli investimenti per fasi valutandone i relativi costi. È una professione di realismo che avvicina l’esigenza di realizzare l’opera con le esigenze di cassa date dalla finanza pubblica. La Torino-Lione, che vagheggiava spese dell’ordine dei 10 miliardi dopo le varianti introdotte negli ultimi anni dal “metodo Virano”, ha tagliato le pretese a poco più di 4 miliardi con il “metodo Tremonti”: fare nella fase 1 solo ciò che è strettamente necessario, rinviando il libro dei sogni a dopo il 2030. Un po’ tutto il documento Astrid-Italiadecide-Res Publica sembra andare proprio nella direzione di quel vecchio motto lanciato nel 1996 dal Libro bianco dell’allora ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa: fare tutte le opere necessarie, solo le opere necessarie. Sono passati 15 anni e siamo ancora lì. Accelerazione cercasi.

 

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da Il Messaggero

Manovra, no di Berlusconi a supertassa.
Vertice con Bossi e Tremonti ad Arcore

Premier chiede dimezzamento tagli a enti locali. Pressing a norma che vieti a dirigenti pubblici di sommare gli stipendi

ROMA – Stavolta Giulio Tremonti va ad Arcore con le pistole scariche e difficilmente potrà opporsi all’aumento dell’Iva, alla cancellazione del contributo di solidarietà e al dimezzamento dei tagli ai comuni. Il vertice per mettere nero su bianco le modifiche alla manovra è stato convocato da Berlusconi dopo due settimane di fuoco ad alzo zero su provvedimenti che per primo il Cavaliere ha contestato, malgrado sotto il decreto di Ferragosto ci fosse la sua firma.

L’intesa siglata venerdì scorso tra il Pdl a gestione Alfano, e la Lega a trazione Maroni-Calderoli, deve ora tramutarsi in emendamenti, ma l’impianto dovrebbe reggere anche l’ultimo assalto del ministro dell’Economia che oggi potrebbe incontrare il Cavaliere in una sorta di prevertice con Alfano, prima di consegnarsi al summit allargato. D’altronde Tremonti non ha nessuna intenzione di mollare e Berlusconi se lo tiene stretto anche perché non ha nessuna intenzione di mettersi a trattare l’eventuale successore con alleati e Colle. Due debolezze che, necessariamente oggi verranno a patti e così come accade quando si tratta più di ratificare che di decidere, il Cavaliere ha allestito una tavola lunga e accoglierà a pranzo a villa San Martino il convalescente Bossi, i ministri Tremonti, Calderoli e (forse) Maroni, il segretario del Pdl Alfano, i capigruppo e vice Gasparri, Cicchitto, Quagliariello e Corsaro e, chissà chi altro ospite che in quel momento si troverà a passare. «L’intesa ci sarà di sicuro», ripete da giorni il portavoce Bonaiuti, preoccupato più che altro dei tempi parlamentari.

In sostanza si tratta della prima manovra scritta tenendo conto delle correnti interne a Pdl e Lega. Sono infatti giorni che Alfano verifica ogni passaggio con le componenti interne al partito (scajoliani, Liberamente, ex An, liberal ed ex socialisti), mentre nel Carroccio la coppia Maroni-Calderoli è riuscita a spuntarla su tutto. Al punto che il summit di stamane non sarà preceduto dalla solita riunione della segreteria federale.

Le resistenze del ministro dell’Economia sull’aumento di un punto d’Iva, non dovrebbero essere colossali, ma non c’è dubbio che la cancellazione totale del contributo di solidarietà – che Berlusconi vuole anche per risolvere la grana del calcio – segnerebbe una sconfitta per il superministro e per i suoi tecnici del Tesoro. Proprio questi ultimi, e non solo, rischiano di finire anche loro nel tritacarne della manovra vista la richiesta fatta a Berlusconi da una quarantina di deputati, De Angelis e Baccini in testa, di inserire una norma che vieta a dirigenti e manager pubblici di sommare stipendi che spesso arrivano a cifre astronomiche, in caso di doppi o tripli incarichi. L’obiettivo dell’emendamento sarebbe quello di ridimensionare la squadra dei più stretti collaboratori di Tremonti: dal direttore generale del Tesoro Vincenzo Fortunato al superconsulente Massimo Varazzani sulla cui retribuzione complessiva i radicali hanno presentato un’interrogazione.

Non dovrebbe avere vita lunga anche l’idea di Calderoli di tassare i patrimoni oltre il milione e mezzo. La tassa, più o meno «esotica», non piace al Cavaliere che l’ha bollata come «comunista», ma – in cambio – dovrà ingoiare il trasferimento del taglio delle Province in un apposito ddl costituzionale che si occuperà anche della riduzione dei parlamentari.

Poco o nulla uscirà sul fronte delle riforme strutturali che la componente liberal alla Martino chiede con insistenza, per tagliare i costi del bilancio pubblico. La promessa del varo a metà settembre del ddl costituzionale, potrebbe non bastare.

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