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L’aria che tira a Torino/1. Più dark che smart

E così Piero Fassino si ricandida. “Il lungo” ha dato l’annuncio dopo settimane di misterioso tentennamento e con due dei principali avversari già in campo: Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle e Giorgio Airaudo, prima leader FIOM poi parlamentare eletto con SEL e speranza dell’ennesimo rassemblement a sinistra. Ancora non pervenuta la destra, al solito divisa e debole e addirittura tentata dal voto grillino nell’eventualità (non improbabile) che al secondo turno ci arrivi proprio l’Appendino, consigliera comunale che sembra avere un certo appeal.

La ricandidatura del “Piero Nazionale” è nel segno di due parole: continuità e narrazione.

Continuità perché Torino viene da più di 20 anni di governo ininterrotto del centro-sinistra (con due giunte a testa per Valentino Castellani e per Sergio Chiamparino, più una per Fassino). Naturale quindi che Fassino, forte dell’assenza di alternative a destra, punti tutto sulla mitica “cultura di governo” e sull’importanza di non lasciare il lavoro a metà. Narrazione perché, nell’era dei miti renziani, Fassino e i suoi due predecessori hanno costruito un’idea di Torino estremamente affascinante ma che non corrisponde alla realtà.

E’ la Torino “Smart” che va a sostituire la Torino “Factory town” (perdonateci gli anglismi, ma è per utilizzare il lessico prediletto da Fassino). Ad un convegno di qualche settimana fa, tenutosi nel nuovo grattacielo di Intesa San Paolo (uno dei poteri forti della città), il Grissino contrapponeva orgogliosamente Torino a Detroit (altra città attraversata da un processo di forte deindustrializzazione) e lodava la nuova vocazione turistica e orientata sui servizi della Torino “Smart City”. Se da un lato l’aumento del turismo è innegabile, ciò che è senz’altro contestabile è che questo sia servito a risolvere i numerosi problemi che affliggono Torino.

L’ha dovuto ammettere perfino “La Stampa” negli articoli usciti nei giorni successivi alla notizia della ricandidatura: Torino ha un enorme problema sociale. Qualche numero aiuta a capire di che cosa stiamo parlando: un torinese su dieci vive sotto la soglia di povertà, l’anno scorso sono stati avviati più di 4700 provvedimenti di sfratto, il tasso di disoccupazione a Torino era vicino al 13% nel 2014 (il più alto delle regione dopo quello di Alessandria). Tragica la situazione giovanile: sempre nel 2014 la disoccupazione sfiorava il 50 per cento fra i giovani (abbondantemente sopra alla media nazionale e superiore a tutti i capoluoghi del Centro-Nord. Il risultato è che, come riporta il rapporto della Fondazione Migrantes, Torino è la terza provincia italiana per emigrati all’estero.

Frattanto continua il processo di deindustrializzazione a Torino e nell’hinterland (che è sotto la responsabilità del Fassino “Sindaco Metropolitano”). La “Stampa” del 18 Novembre riporta un vero e proprio bollettino di guerra: 95 esuberi alla Azimuth (fabbrica di yacht ad Avigliana), chiude la Dr Fisher di Alpignano, chiude lo stabilimento della Defonseca di Leini per trasferimento della ditta, 29 licenziamenti alla Abit di Grugliasco. E il gruppo FCA? Se il buongiorno si vede dal mattino quello dei lavoratori Maserati non è buono: dopo le 4 settimane di cassa integrazione fra Novembre e Dicembre, ve ne saranno altre 3 fra gennaio e febbraio, per fronteggiare i rallentamenti dei mercati internazionali che colpiscono la domanda di Ghibli e Quattroruote.

C’è poi l’incognita della componentistica legata al gruppo Volkswagen, che potrebbe subire forti cali della domanda se le prospettive automobilistiche del gruppo tedesco dovessero peggiore.

Prospettive dark, più che smart.

 

Redazione Contropiano Torino

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