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L’acqua solo a chi se la può pagare…

Quando qualche servo, di fronte ai mille problemi dei servizi pubblici gestiti dalle varie amministrazioni pubbliche, si precipita a dire “serve privatizzare”, fategli leggere questa notiziola apparsa sul quotidiano toscano La Nazione.

Naturalmente l’articolista – lavorando per un giornale di destra – si guarda bene dal trarre conclusioni generali sui pericoli della privatizzazione nella gestione dell’acqua pubblica in quell’area (o comunque sulla logica “privatistica” – orientata esclusivamente dalla ricerca del profitto di impresa – operante anche nel caso di molte aziende cotrollate dal pubblico ma quotate in borsa, come l’Acea). E preferisce buttarla sul “lieto fine” garantito da un singolo benefattore (“privato” anche lui, per forza di cose) che ha impedito che una famiglia povera restasse addirittura senz’acqua.

Ma gli elementi informativi ci sono tutti. Un’azienda a capitale pubblico – la Gaia – taglia l’acqua in seguito al mancato pagamento di due bollette.

L’utente “moroso” è appunto una famiglia (moglie, marito, figli) in cui l’unico reddito certo è una pensione da 600 euro al mese.

I criteri burocratici per definire la condizione di povertà – e dunque assicurare comunque un minimo vitale di acqua al giorno – sono decisamente bizzarri (un fondo agriclo che dà “rendita” per pochi euro sembra una grande ricchezza).

La procedura per farsi erogare nuovamente il servizio è infinita (immaginiamo che ci sia un call center “neutro”, ossia con personale che non dipende dall’azienda fornitrice, e dunque poco sa e poco può fare per risolvere problemi imprevisti).

E per fortuna che Gaia è ancora un’azienda “a capitale pubblico”… Se era una già privatizzata, a questa famiglia, gli mandavano i contractor a casa in cerca di liquidità (monetaria)…

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Non ha pagato le ultime 2 bollette. Gli tolgono l’acqua “Ho pianto, viviamo con 600 euro”

La storia di un utente Gaia, risolta grazie ad un ‘angelo’ generoso

Viareggio, 19 agosto 2017 – UNA storia come tante che silenziose attraversano le nostre strade. Incrociando la burocrazia, fredda e rigida come il marmo. Ma anche la generosità, rara ma preziosa per tenere viva la speranza.

ERA rimasto indietro di due bollette dell’acqua: «Così ho chiamato Gaia comunicando che avrei rateizzato il debito» ci racconta il nostro lettore. Con un fax all’ufficio legale ha spiegato la sua situazione, «siamo tutti disoccupati, io, mia moglie i miei figli». E con la piccola pensione del padre, 600 euro, l’intera famiglia tra mille sacrifici affronta la vita. Aveva lasciato in coda anche il numero di telefono. «Ma niente», il 31 luglio ha scoperto che a casa dell’anziano padre i rubinetti erano stati ‘sigillati’. «Ha 90 anni e alcuni problemi fisici». Le bollette sono salatissime, vive in una vecchia casa con un unico contatore per due abitazioni. «E secondo quanto ci ha detto l’azienda non si possono neppure dividere, dato che anche gli impianti sono vecchi». Il pensionato non può neppure fare richiesta, presentando l’Isee, per gli sgravi; «è proprietario di un fondo sfitto, che comunque produce redditto». Queste le premesse.

DIFFICILE spiegare a parole l’amarezza, lo sconcerto, la delusione e il senso di solitudine che questa famiglia ha provato nel momento in cui si è ritrovata senza acqua, «il 31 luglio, in piena emergenza caldo». Vuole raccontare tutto, questo figlio e anche padre. «Vi confesso che mi sono messo a piangere»; con le lacrime agli occhi ha bussato allo sportello Gaia. E all’operatore ha confessato tutte le fragilità, «anche quelle di mio papà, che a letto aspettava di essere lavato». Allora si è aperta la procedura, «chilometrica: dall’operatore al dirigente, dal dirigente al funzionario, dal funzionario all’ufficio legale». Alla fine, il riallaccio, se fosse stato accettato il piano di rientro «sarebbe avvenuto 48 ore dopo l’ok; ma non sapevo quando la mia pratica sarebbe stata esaminata». Poi si è palesato «un angelo del cielo»; così lo chiama. Che si è fatto avanti, «e ha anticipato la somma per saldare il debito con Gaia». Con quello che bastava l’utente è tornato all’ufficio, «e un operatore gentilissimo ha sistemato subito la pratica, ma non mi ha saputo dire quando sarebbe tornata l’acqua». Ci ha pensato un altro «angelo del cielo» e «prima di sera tutto è stato ripristinato». Ora, dopo lo sfogo, già ipotizza la replica del gestore del servizio idrico. «Con piena ragione, per carità. Ma ho raccontato questa storia per far capire a chi di dovere che staccare la fornitura dell’acqua, per di più ad un anziano, è una cosa disumana. Spero che qualcuno intervenga, che prevalga il fattore umano su quello freddo dei computer e degli uffici legali».

Martina Del Chicca

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