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Isteria da “cigno nero”. Deputato Pd vuole denunciare il ministro Savona: “Procurato allarme”

Lo spettro del “cigno nero” nell’economia provoca qualche isteria. Tanto più se viene evocato un “Piano B” per farvi fronte. “Insieme a un gruppo di risparmiatori e di attivisti politici, stiamo valutando l’ipotesi di depositare alla Procura della Repubblica un esposto per verificare se le allusive affermazioni del ministro Paolo Savona costituiscano procurato allarme ai sensi dell’art. 658 del codice penale”. Ad annunciarlo è Gianfranco Librandi, deputato del Pd.
A rincarare la dose, ma senza arrivare alle minacce del deputato piddino, è l’ex ministro dell’economia Padoan. “Se un ministro di un governo dice che sta pensando a un piano B e che questo implica l’uscita dall’euro, questa è una affermazione che viene vagliata con molta attenzione, dai mercati in primo luogo” ha detto questa mattina ai microfoni di Radio Anch’io commentando le parole del ministro Savona.
Alla domanda se le dichiarazioni del ministro Savona stessero generando preoccupazione nei mercati, l’ex ministro Padoan ha fatto osservare che “lo stanno già facendo. Ci sono delle analisi del rischio Italia che mostrano che nei mercati esiste il ‘rischio di ridenominazione’, ossia sui mercati si sconta una possibile situazione in cui l’Italia sia costretta a uscire dall’euro con l’introduzione di una nuova lira”. In compenso Padoan sembra aver apprezzato il vicepremier del M5S: “le parole di Di Maio sono importanti perché vanno in direzione opposta. Il fatto che ci sia un ‘cigno nero’, cioè un evento imprevedibile e grave, non implica che si debba pensare come risposta un’uscita dall’euro”. Di Maio in una trasmissione televisiva a La 7, ha dichiarato che Il governo non sta pensando ad un Piano B per uscire dall’Euro. “Oggi le posso dire – ha detto il vicepremier Luigi Di Maio ad una specifica domanda durante la trasmissione Omnibus su La7 – che non ci sto pensando e il governo non sta lavorando a questo. Non possiamo immaginarlo nemmeno per un attimo”. “Il governo – ha aggiunto ancora – non vuole uscire dall’euro. Se poi gli altri cercheranno di cacciarci non lo so, ma questo non e’ nostra volontà, ne metteremo gli altri nelle condizioni di farlo”.
Ma cosa aveva detto il ministro per gli Affari europei Paolo Savona da suscitare tutto questo scombussolamento? In una audizione al Senato aveva risposto testualmente: “Mi dicono: tu vuoi uscire dall’euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione e’ di essere pronti a ogni evenienza”. L’esperienza alla Banca d’Italia, ha aggiunto, “mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo shock straordinario”.
Insomma un discorso di buon senso per ogni economista che abbia responsabilità di governo, incluso quello di avere un Piano di riserva per far fronte a scenari inediti – il famigerato “cigno nero”. Ma Savona ha evocato due non detti che sono un tabù: Piano B ed uscita dall’euro (scelta consapevolmente o indotta dall’esterna che sia). E su queste due parole la razionalità si perde per essere sostituita dall’isteria, e questa sì che fa danni, tanti danni, almeno quanto quelli provocati alla popolazione dall’entrata dell’Italia nell’Eurozona e nell’Unione Europea.

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