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Elezioni in Abruzzo. Un’analisi del voto

Le elezioni regionali che si sono tenute in Abruzzo il 10 febbraio 2019, con il loro risultato che era atteso per quello che è stato, ma che certifica un nuovo stato di fatto negli equilibri politici nel paese e nell’attuale governo, rendono evidente come il governo gialloverde potrebbe a questo punto entrare in crisi già subito dopo le elezioni europee.

Diciamo intanto subito che ha vinto il candidato di centro-destra (un centro-destra “classico”, con lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e UDC e similari) Marco Marsilio, con 299.949 voti, 29.780 in più di quelli riportati dal centro-destra nelle elezioni politiche del 4 marzo 2018, e addirittura 97.603 voti in più del candidato di centro-destra nelle passate elezioni regionali.

Il candidato del centro-sinistra Giovanni Legnini ha preso 195.394 voti, perdendone 124.493 rispetto al candidato di centro-sinistra delle passate elezioni regionali, D’Alfonzo che vinse le elezioni, ma questo dato era scontato, quello che sorprende in positivo è che ha preso 41.752 voti in più a quelli presi dal centro-sinistra più LeU alle ultime elezioni politiche; praticamente il centro–sinistra in Abruzzo è riuscito a salvare la pelle!

Il grande sconfitto di questa tornata elettorale abruzzese è il Movimento 5 Stelle, la cui candidata Sara Marcozzi prende 126.165 coti, e per un pelo non scendo sotto il 20%, rispetto alle precedenti elezioni regionali perde 21.870 voti, mentre rispetto alle politiche del 4 marzo 2018 perde ben 176.841 voti, ovvero più della metà dei voti presi in quella occasione.

Appare evidente da questi primi numeri come il Movimento 5 Stelle stia pagando la sua appannata e confusionaria immagine di governo, una parte del suo elettorato “di sinistra” è tornato a votare per il centro-sinistra, in questo aiutato anche dai 200 aspiranti consiglieri regionali che formavano le liste di appoggio a Legnini, e che hanno battuto il territorio palmo a palmo, mentre quelli “di destra” hanno votato la destra e contribuito alla vittoria di Marsilio.

Infine il candidato di Casapound, Stefano Flajani, che racimola un poco edificante risultato con 2.947 voti, 4.837 in meno di quelli conseguiti alle ultime elezioni politiche, ovvero più che dimezzato.

Non deve sfuggire però che Casapound, anche se con numeri irrisori, si comporta ormai come un partito politico “nazionale”, presentandosi a tutte le competizioni elettorali (vedi anche suppletive in Sardegna), un dato questo che non deve essere assolutamente sottovalutato per la sua potenziale pericolosità.

Purtroppo in questa tornata elettorale non abbiamo avuto notizie di una sinistra alternativa al PD, infatti non è stato presentato nessun candidato da questa area politica, che pur aveva preso con Potere al Popolo! 9.688 voti alle ultime elezioni politiche e, alle passate regionali, candidando il Segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo aveva preso 21.224 voti.

Vediamo ora il dato delle liste delle due coalizioni, gli altri due candidati avevano soltanto una lista in loro appoggio, e di quello si è già detto.

La Lega di Matteo Salvini nel campo di centro-destra fa l’asso pigliatutto, riportando 165.008 voti, circa 64.500 in più rispetto alle politiche 2018 (nelle scorse regionali non era presente), ed elegge 10 consiglieri regionali; Forza Italia prende 54.233 voti, perdendone 56.2014 rispetto alle scorse politiche, oltre la metà, e prende 3 consiglieri regionali; Fratelli d’Italia invece di voti ne prende 38.894, praticamente gli stessi presi alle ultime politiche (37.605) ed elegge 2 consiglieri regionali; le altre due liste – Azione Politica con voti 19.446 e UDC con voti 17.308 – eleggono un consigliere regionale ciascuna.

I voti totali delle liste di centro-destra sono stati 294.879, sia se si prendono questi come riferimento, sia che si prenda come riferimento i voti del candidato – 299.949 – la Lega di Salvini ha sempre più della metà dei voti complessivi all’interno della coalizione, spostando massicciamente i rapporti di forza interni e diventando di fatto il vero capo politico del centro-destra italiano.

Con un Movimento 5 Stelle in caduta elettorale è molto forte per Salvini la tentazione di far cadere il Governo subito dopo le elezioni europee (che ovviamente debbono confortare questo dato, altrimenti tutto cambia), per poi andare alle elezioni anticipate, molto probabilmente vincerle, e fare un governo di centro-destra con Berlusconi e la Meloni in posizione subordinata e lui Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi glielo permetterà????.

Nel campo del centro-sinistra l’analisi del voto delle varie liste è molto difficile da fare, il candidato Presidente aveva ad appoggiarlo il PD (66.769 voti e 3 consiglieri regionali eletti) ed altre 7 liste, per cui non si può dire che la consistente perdita di voti appunto del PD, oltre 40.000 rispetto alle scorse elezioni politiche, abbia un qualche significato.

Delle altre liste di appoggio a Legnini va citato in positivo il risultato della lista Legnini Presidente, che prende 33.277 voti e della lista Abruzzo in comune, che prende 23.168 voti; ambedue eleggono un consigliere regionale.

La lista di LeU ottiene 16.614 voti, perdendone 3.179.

E per terminare un breve sguardo ai dati più generali: gli iscritti ad esercitare il diritto di voto erano 1.211.204, gli elettori che lo hanno esercitato sono stati 643.287, con un calo in termini assoluti sia rispetto alle precedenti politiche (786.533) che rispetto alle precedenti regionali (745.865). Le schede bianche sono state 6.057 e quelle nulle 12.679, calando rispetto alle precedenti politiche (rispettivamente 9.277 e 17.118) ed alle precedenti regionali (rispettivamente 25.122 e 29.251).

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