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Ecco perché Potere al Popolo non parteciperà alle prossime elezioni europee. Intervista a Cremaschi

“Alle europee non daremo indicazioni di voto in Italia, ma sosterremo in Francia France Insoumise

Intervista a Giorgio Cremaschi, Portavoce nazionale di Potere al Popolo

Potere al Popolo non parteciperà alle prossime elezioni europee. Perché?

Abbiamo deciso di iniziare un tavolo di trattative dopo una votazione online dei nostri iscritti con alcune forze politiche di sinistra, tra cui Dema di De Magistris, ma il tutto è saltato sui contenuti. E voglio che sia chiaro questo: sui contenuti.

Ci può spiegare meglio?

Come delegazione di Potere al Popolo avevamo posto 4 punti sul tavolo:
1)      la rottura dei Trattati dell’Ue che per noi rappresenta una chiara collocazione politica. Chi oggi vuole combattere in modo chiaro le politiche neo-liberiste e vuole varare politiche sociali vere ha un avversario chiaro: l’Unione Europea.
2)      la rottura con la Nato e riduzione delle spese militari. Siamo contro la collocazione internazionale euro-atlantica dell’Italia, contro il golpe in Venezuela e le scelte di quest’organizzazione nata in teoria come difensiva e che ci stanno avvicinando alla follia di uno scontro con la Russia e con il sud del mondo.
3) Coerenza del comportamento con il Pd. Un accordo doveva significare l’esclusione di qualunque accordo politico con il Pd a livello comunale o regionale.
4) Rinnovamento delle liste sia dal punto di vista del genere che delle persone. Persone in estrema sintesi che venissero dai movimenti e dal sociale piuttosto che dalle tradizionali figure di partito.

E i partiti e organizzazioni presenti come hanno reagito a questi 4 punti?

DeMa di De Magistris aveva dato un ok di massima al primo punto e credo sia molto significativo. Diem 25 di Varoufakis si è addirittura alzato dal tavolo per la nostra solo presenza, ci hanno definito i “sovranisti di sinistra”! Sinistra Italiana ha dichiarato di non essere d’accordo su nessuno dei 4 punti. E Rifondazione Comunista ha fatto il pesce in barile, dicendoci che era d’accordo in teoria ma che bisognava abbandonarli questi punti per far confluire tutti. Noi non li abbiamo abbandonati e si è aperta una crisi del tavolo. Unica possibilità di accordo a livello di contenuti era tra PAP DEMA e Rifondazione Comunista.

Perché non avete trovato un accordo?

Rifondazione comunista non ha sciolto il nodo e De Magistris ha annunciato il ritiro della sua candidatura. Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana faranno una lista che chiameranno “Sinistra europea”, dove ci sarà tutto e il contrario di tutto. Addirittura non daranno neanche vincoli sul gruppo di cui far parte nel Parlamento europeo, pare  per candidare dirigenti politici come Cofferati che poi non sceglieranno il Gue. Siamo all’antitesi di quello che Potere al Popolo considera un’alternativa credibile. Avevamo detto che non avremmo partecipato ad una lista in cui si sostenesse tutto ed il contrario di tutto, pur di candidarsi. 

Perché non parteciperete da soli?

Siamo bloccati dallo sbarramento assurdo delle 180 mila firme in pochi giorni da raccogliere (3 mila solo in Val D’Aosta e Molise). Non mi nascondo nel dire che oggi la nostra organizzazione non sia in grado di farlo e credo che nessuno oggi in Italia abbia questa forza. E quindi il sistema, in un meccanismo che abbiamo visto già nel mondo del lavoro dove per contestare un accordo devi prima firmarlo, ha posto dei limiti praticamente invalicabili di accesso.

Che possono aggirare i furbetti sul modello Bonino-Tabacci, con il mercatino dei simboli. Bisogna denunciare di più gli sbarramenti  che escludono dal voto e dalla rappresentanza le forze nuove, anche perché siamo un paese dove oramai la metà degli elettori non va a votare o si astiene. Alle europee non daremo indicazioni di voto in Italia, ma sosterremo in Francia France Insoumise, con la quale abbiamo rapporti e condividiamo il patto di Lisbona fra forze radicalmente anti liberiste. Poi saremo lo stesso presenti con la nostra iniziativa, proprio sui nostri quattro punti e sulle scelte economiche e sociali da compiere. E parteciperemo alle amministrative a Livorno, Firenze, Cesena Aversa ed in altri comuni medi e  piccoli.

Quale sarà la strategia dei prossimi mesi di Potere al Popolo per convincere un elettorato potenziale sempre maggiore…

Anche la nostra esperienza della lista per le europee ci ha confermato che non si tratti tanto di unire ciò che oggi è “sinistra”, ma di ricostruire una sinistra sociale e politica alternativa a tutto il quadro politico esistente. Per noi è chiaro che oggi gli avversari sono due: da un lato la destra reazionaria di Salvini e di Orban e dall’altro la finta sinistra di Zingaretti, che in realtà ha le posizioni da destra liberale di Macron. Lega e PD la pensano allo stesso modo quasi su tutto: Tav, Venezuela, grandi opere, autonomia differenziata, Unione Europea. C’è un enorme spazio che oggi non è coperto; avrebbero potuto coprirlo i Cinque Stelle, ma si sono piegati alle politiche reazionarie di Salvini (che poi proseguono – ad essere onesti – quelle di Minniti) e alle compatibilità UE e NATO. Si sono dichiarati euroatlantici.

Ecco si deve avere il coraggio di dire, se davvero si vuol cambiare, si deve avere il coraggio di non andare al governo se non si può cambiare davvero. I cinquestelle hanno fatto la scelta opposta e alla fine, come chiede la Confindustria, quando saranno sufficientemente indeboliti, verranno scaricati.

Potere al Popolo è una piccola forza, ma ha l’obiettivo di creare ciò che oggi manca: una forza sociale e politica di rottura che sappia canalizzare le richieste di milioni di persone oppresse e sfruttate che oggi non hanno rappresentanza. Per capirci meglio. Non si può essere antifascisti e antirazzisti se poi si sta con Bolsonaro e Netayahu. Non si può essere ambientalisti e non essere NoTav. Non si può sostenere la 194 e non vedere tutti gli ostacoli alla sua applicazione. Qui per fortuna il movimento NON UNA DI MENO, non a caso nato in America Latina, ha dato una svolta anticapitalista alla lotta delle donne. E sul piano economico e sociale non possiamo oscillare tra le timide e contraddittorie realizzazioni su reddito o quota 100 e il partito del PIL di CGILCISLUIL più Confindustria, che sostiene le solite politiche di sviluppo liberiste. No non si può dire LAVORO! e poi non dire: rimettiamo l’articolo 18, basta precarietà, riduzione dell’orario contro la disoccupazione, nazionalizzazioni e rottura dei vincoli e dei trattati UE che – come ci ha ricordato Juncker con i suoi diktat – impongono l’austerità.

Ecco noi siamo piccoli, ma abbiamo un programma alternativo all’esistente e ci crediamo… Per questo andremo avanti anche se non saremo sulla scheda per le europee. 

* da L’Antidiplomatico

A.B.

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8 Commenti


  • Paolo De Marco

    Credo che una forza politica nuova di cambiamento debba essere propositiva, i suoi NO debbono essere formulati in alternative positive concrete. Questo vale al livello europeo, nazionale e locale. Ad esempio:

    1 ) Invece di dire siamo contro i trattati europei diciamo che: a ) il Fiscal Compact è morto perché non fu trascritto in diritto europeo prima della scadenza; i Stati si riprendono dunque la politica budgetaria anche con la consapevolezza che gli affari sociali sono una competenza nazionale esclusiva; b ) le imprese statali vanno riabilitate con la loro pratica del monopolio o dell’oligopolio necessaria per assicurare i servizi pubblici di accesso universale; c ) il credito pubblico – da non confondere con la moneta oggi gestita dalla BCE – deve essere ri-nazionalizato almeno in parte per finanziare il debito pubblico e per tutelare i diritti dei risparmiatori – Art. 47 della Costituzione; si deve ritornare alla separazione delle attività bancarie-finanziarie in particolare le banche di deposito e le banche commerciali; d ) la mobilità è primordiale come servizio pubblico: deve dunque essere sottratta in gran parte dalla politica europea la quale scinde il settore in 4 sotto-settori – strade, ferrovia, nave e aereo – apprendo ognuno di essi alla privatizzazione ed alla concorrenza in modo da distruggere preventivamente ogni pianificazione globale ottimizzata del Territorio a favore del operato della « mano invisibile » e dunque contro gli interessi dei territori già periferici in via di spopolamento accelerato; e ) proteggere l’ambiente è un dovere, lottare contro il riscaldamento falsamente attribuito al CO2 – benefico per la vegetazione – è una fesseria inventata con l’unico scopo di sovvenzionare rovinosi prenditori verdi e di aprire una nuova frontiera agli investimenti speculativi oggi in crisi di redditività – Stern, Jouzel/Larrouturou, ecc; f ) l’immigrazione deve essere trattata come una politica di sviluppo e di integrazione riformulando gli obbiettivi dei Fondi europei incluso i Fondi struturali in questo senso – vedi la categoria « Migrazioni » nel mio sito rivincitasociale.altervista.org ; ecc, ecc

    2 ) L’Europa deve costruire una Difesa europea comune sulla base dell’Articolo 11 della nostra Costituzione e sulla base della Carta delle Nazioni Unite. Perciò, va sottratta dal Comando unificato della Nato. Anche se rimanendo inizialmente nella Nato come organizzazione regionale dell’ONU, l’Italia non parteciperà alle sue missioni e non integrerà i suoi armamenti a quelli della Nato, dunque la sua dottrina militare contraria all’Art. 11 – es, il F35 aero di penetrazione dietro le linee nemiche con bomba atomica, a parte che risulta essere un disastro tecnologico e un pericolo per i piloti, invece integrerà i suoi armamenti a quelli della Difesa europea comune considerando pure l’aspetto duale del cosiddette complesso militare-industriale, e dunque le cooperazioni tra imprese industriali pubbliche o da pubblicizzare. La chiusura delle basi americani sul suolo italiano è di gran lungo più urgente dell’uscita simbolica della Nato perché agiscono come uno Stato nello Stato destabilizzante – Anni di piombo – e sono contrarie allo spirito e alla lettera della Costituzione. La questione dovrà al suo tempo essere risolta con uno referendum nazionale.

    3 ) Al livello locale, le alleanze sono più facili e permettono di accelerare il radicamento politico sul territorio anche dal punto di vista della rappresentanza politica purché non non si accettasse nessuno compromesso compromettente. Vedi ad esempio il « Manifesto per una lista civica alternativa per SGF da creare in comune » in http:// listacivicasgf.altervista.org .

    Sono il processo e la direzione che contano … Mi sembra che era questo il concetto di Gramsci quando propose l’assemblea costituente, se mi è concesso paragonare le piccole cose alle grandi …

    La mia prospettiva è quella illustrata nel mio testo « Riforme democratiche rivoluzionarie o lamentabile Ronzinante del riformismo » nella categoria Economia del sito rivincitasociale.altervista.org

    Vostro,

    Paolo De Marco


  • Angelo Renda

    Ottima analisi, ma resta unicamente l’analisi di un’occasione persa!


  • Antonio Maoggi

    Io sono in accordo totale con Cremaschi e spiego il perchè: iscritto alla federazione Giovanile Comunista dal 1959 sono stato iscritto al P.C.I. sino alla Bolognina, dopo di che ho fatto il giro delle sette chiese e ne ho viste delle belle, tentativi di ricreare il P.C.I. hanno fatto solo che indebolire una sinistra con i vari distinguo a volte banali; allora perchè per qualche spicciolo di voto andare contro voglia perchè abbiamo una visione di una sinistra unita differente? Siamo piccoli alcuni come me sono anziani ma vogliamo guardarci nello specchio quando ci rasiamo troppi compromessi Bertinotti docet ora basta! Confidiamo nelle nuove generazioni nella nostra portavoce che ci faccia crescere per arrivare a raccogliere le firme per andare o da soli oppure da chi ci vuole accompagnare ma senza bai-passare i quattro punti detti dal compagno Bergamaschi!


  • rosa maria puca

    Posso essere d’accordo con tutto quello che dice Cremaschi ma ci ritroveremo senza nessun parlamentare grazie a queste divisioni. insomma un pò di pragmatismo no?


    • Redazione Contropiano

      Ci ritroviamo da anni senza rappresentanti in Parlamento, e questo con liste molto “unitarie”…
      Il problema vero è che queti frammenti non hanno unità CON LA CLASSE, e quindi non hanno i voti…


  • Aldo Rotolo

    Come dice correttamente la redazione: è non solo politicamente non qualificante perchè incoerente, inventarsi liste multicolori acchiappatutto, ma anche inefficace. Perchè come la storiaccia elettorale della sx, degli ultimi20 anni almeno, ha ampiamente dimostrato le liste acchiappatutto, acchiappano solo burocraxie di partito e/o sindacali…MA NON ACCHIAPPANO VOTI! Perchè non sono crefibili agli occhi mica fessi della classe oprraia e dei ceti popolari che se ne fottono delle chiacchiere ma guardano al sodo delle proposte politiche che tendano alla soluzione dei loro problemi veri e concreti.


  • emita

    E’ triste sapere che non ho speranza di essere rappresentata alle elezioni europee… ho votato Potere al Popolo alle ultime elezioni italiane e sarei stata felice di poterlo fare anche a queste elezioni europee sostenendo la sinistra europea quella di Mélenchon ad esempio…che si fa si sta a guardare?


  • valeria

    il Movimento 5 stelle è un partito acchiappatutto e ha avuto elettori. non è nepppure vero che la classe operaia sono mica fessi, altrimenti non avremmo avuto tutti i governi che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni dei quali ho la memoria storica

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