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Mattarella riunisce Consiglio Supremo di Difesa. Difficile che diventi una riunione di routine

Per oggi, lunedi11 novembre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato al Quirinale il Consiglio Supremo di Difesa.

Il Consiglio Supremo di Difesa viene riunito di norma due volte l’anno, tuttavia il Presidente della Repubblica può convocare riunioni tutte le volte che ne ravvisa la necessità, previa intesa con il Presidente del Consiglio dei Ministri. Su richiesta del Presidente della Repubblica possono partecipare altri Ministri, oltre a quelli indicati, altre cariche istituzionali dello Stato e delle Forze Armate, nonchè soggetti di particolare competenza in campo scientifico, industriale ed economico. L’ultima riunione del Consiglio si era tenuta martedì 25 giugno.

La legge n. 25/1997 ha però ampliato le competenze del Consiglio attribuendogli l’esame di decisioni fondamentali in materia di sicurezza nazionale e ne ha rafforzato la natura quale mezzo di collegamento tra organi costituzionali nel quale possono essere affrontate e impostate le questioni della sicurezza. Infatti, il Consiglio Supremo di Difesa è la sede nella quale, anche nei momenti di crisi, avviene l’informazione tempestiva e approfondita per il Presidente della Repubblica sulle scelte governative in materia di difesa per consentirgli la più celere ed equilibrata funzione di garanzia del rispetto dei fini, dei mezzi (in particolare dello strumento militare)

L’ordine del giorno della riunione di oggi– si legge nel comunicato diffuso dal Quirinale –  prevede la trattazione dei seguenti temi: punto della situazione sulle principali aree di crisi ed evoluzione delle forme di minaccia, con particolare riferimento al terrorismo transnazionale di matrice jihadista. Impiego dello Strumento Militare nazionale nell’ambito dei diversi Teatri Operativi; stato delle relazioni strategico-militari in ambito europeo e transatlantico e prospettive della posizione nazionale nel quadro delle alleanze e delle iniziative multilaterali cui l’Italia aderisce; processo di riforma e modernizzazione del comparto Difesa, con particolare riguardo ai programmi di investimento. Prospettive evolutive nel settore digitale e sviluppi delle politiche di sicurezza e difesa nel dominio cibernetico”.

Cinque mesi fa, a giugno appunto, l’ordine del giorno del Consiglio Supremo di Difesa era stato relativo ad  “aggiornamento sulle principali aree di crisi, sullo stato del terrorismo internazionale e sull’impegno delle Forze Armate nei diversi Teatri Operativi; impatto della minaccia sulla sicurezza nazionale, con particolare riguardo all’area del Mediterraneo; analisi delle iniziative in corso nella Nato e delle prospettive della Politica di Sicurezza e Difesa dell’Unione Europea; implicazioni di  carattere strategico-militare”. La riunione sarà l’occasione anche per fare il ”punto della situazione sul processo di riforma e modernizzazione del comparto Difesa, con particolare riferimento ai programmi di investimento e alle iniziative nel settore del personale”.

Sembra quasi impossibile trovare delle significative differenze, se non lessicale, nei due ordini del giorno del Consiglio Supremo di Difesa a distanza di soli cinque mesi dall’ultima riunione.  Eppure di cose importanti ne sono avvenute.

A parte i cinque militari delle forze speciali feriti nella zona kurda dell’Iraq (quindi in un teatro di crisi molto critico) e al fatto che l’opinione pubblica ha scoperto che si sono ancora militari italiani in Iraq, tra i fatti rilevanti c’è sicuramente l’adesione dell’Italia in settembre allIniziativa di Intervento Europea voluta dal presidente francese Macron, una sorta di cooperazione rafforzata tra i paesi convergenti su questo progetto, tesa a costruire un esercito europeo vero e proprio, alternativo alla Nato e sganciato dalla Pesco (Politica di Sicurezza e Difesa dell’Unione Europea) ritenuta da Macron troppo farraginosa per essere efficace. Non solo.

Dopo l’intervista di Macron a L’Economist che ha segnato il de profundis della Nato (ritenuta ormai “alla morte cerebrale”, ndr), non sarà semplicissimo tenere ancora una volta i piedi indistintamente in due staffe: Iniziativa d’Intervento Europea e Nato. La prima nasce come progetto alternativo alla seconda e la seconda non gradisce affatto una iniziativa come la prima. L’Italia ha aderito a entrambe.

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