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Bologna. Dalle connessioni di territori e vertenze emerge una alternativa di città

Il Forum cittadino di ieri è stato per noi un passaggio importante in un periodo che ha visto uno squarcio aprirsi nella placida pace sociale in cui vorrebbero mantenere la nostra città, una spaccatura che si è allargata tra un’amministrazione la cui maschera progressista è ormai caduta e tante lotte sono cresciute nel coraggio dell’autonomia politica dal logorato sistema PD.

Il primo obiettivo che avevamo era di allargare le interlocuzioni tra mondi diversi e alzare lo sguardo oltre lo specifico di ogni singola battaglia, ricostruendo le dinamiche strutturali e le ragioni oggettive che risiedono dietro i diversi tasselli di un puzzle che può essere ricomposto solo se prima di tutto ci forniamo di lenti per una lettura condivisa.

Gli interventi dei relatori ci hanno mostrato come anche in altre città i processi a cui é sottoposto lo spazio urbano, l’ambiente e la cittadinanza sono simili. Sono processi che prevedono l’ espulsione della fasce popolari, la svendita del patrimonio pubblico in tutte le sue forme verso grandi gruppi finanziari e speculativi, grazie alla connivenza delle istituzioni pubbliche e ai progetti delle amministrazioni, locali e nazionali, rispetto a uno sviluppo ancora maggiore di questo attacco antipopolare e dall’impatto ecologico non più sostenibile.

La rendita immobiliare è interesse di una minoranza potente all’interno della nostra società, una minoranza che di fronte a istituzioni svuotate della loro funzione pubblica si vedono regalare dalle istituzioni spazi e beni che decenni di politiche neoliberiste hanno rubato alla collettività e quindi ai ceti meno abbienti.

Il secondo obiettivo che abbiamo cercato di porci come centrale era quello di provare a individuare delle connessioni fra le varie lotte e fra i vari temi.

Infatti, una necessità emersa con forza anche da parte di tanti interventi nella seconda parte del forum è stata quella di saper superare battaglie specifiche e necessariamente parziali per mettere a sistema esperienze collettive di lotta che hanno alla base interessi comuni e materiali, interessi di classe che portano a mobilitarsi pezzi diversi dei quartieri popolari. 

Un processo, questo, che riteniamo cruciale per un cambio di passo nell’asfittica Bologna, e rispetto al quale vogliamo metterci a disposizione. Un processo però che sappiamo non prevedere scorciatoie, che siano elettorali o di sigle che provano a rappresentare qualcosa che nella realtà non esiste, ma che deve saper costruire una visione completamente alternativa e trovare delle gambe su cui quest’idea possa marciare.

In primis, iniziamo da dove il Forum è stato ospitato, da quel Parco Don Bosco che è nuovamente sotto minaccia di sgombero, sul perimetro del quale sono ora a rischio anche decine di alberi e piante che dovrebbero fare posto al tracciato della Linea Rossa del Tram (esempio di opera dispendiosa e inutile per la comunità, rispondente alle logiche di valorizzazione e agli appetiti di “prenditori” voraci come Farinetti). La forza della resistenza popolare del 3 aprile e di tutti questi mesi di presidio e mobilitazione permanenti è più viva che mai e la sosterremo difendendo fino all’ultimo centimetro del parco!

In tempi in cui la spesa pubblica viene dirottata sugli armamenti in un’escalation bellica che non sembra arrestarsi, e ogni maschera “green” delle classi dirigenti occidentali è definitivamente saltata a favore della competizione internazionale, nelle nostre metropoli la questione ambientale e la questione sociale non possono più essere affrontate separatamente: abbiamo bisogno di avviare percorsi che sappiano avvicinare le rispettive rivendicazioni su un terreno di dialogo e di contro-proposta comuni.

Nell’iniziare a praticare questo processo ricompositivo, vogliamo rilanciare l’appuntamento, più volte ricordato ieri, per la costruzione il 24 giugno di una piazza che anche a Bologna sappia rappresentare l’opposizione al nuovo D.L. Sicurezza a firma Piantedosi, Nordio e Salvini: la minaccia di un’ulteriore stretta repressiva contro le lotte sociali e ambientali accomuna tutti noi e dobbiamo pretendere la cancellazione di questa norma in discussione alla Camera, mentre le recenti misure cautelari ai danni di alcuni attivisti delle lotte sociali bolognesi nella città del Patto Lepore-Piantedosi sono un primo e chiaro campanello d’allarme.

Continuiamo a costruire e rilanciare un’opposizione complessiva in città e nel paese dopo la grande manifestazione nazionale del 1° giugno!

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