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Roma sotto sorveglianza speciale? Oggi assemblea in Campidoglio

Gli interventi urgenti in materia di immigrazione e di sicurezza urbana varati nel Consiglio dei ministri di venerdì 10 febbraio 2017, stanno per determinare nuovi scenari, nuove funzioni e nuovi ruoli nella gestione delle città.

14 sezioni specializzate in materia di immigrazione, un nuovo modello processuale che riduce da 6 a 4 mesi il procedimento per le richieste dello status di rifugiato ed esclude il ricorso in appello accettando solo il reclamo direttamente in Cassazione, un’accelerazione delle procedure di identificazione ed espulsione con il potenziamento della rete dei centri di detenzione che divengono CPR (centri di permanenza e rimpatrio). Queste le misure che intendono produrre una stretta sui flussi migratori ed inasprire le modalità di accoglienza nel nostro paese. Un omaggio chiaro alle derive xenofobe e securitarie che stanno avanzando pericolosamente in Europa.

Non è per niente sorprendente che nella stessa giornata Palazzo Chigi e il premier Gentiloni abbiano voluto introdurre anche le disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città. Un decreto legge che predispone un patto tra enti locali e prefetture teso a rafforzare la cooperazione nei dispositivi di sorveglianza e controllo, anche in relazione con il rafforzamento del ruolo dei sindaci. Il provvedimento interviene di autorità dentro la crisi economica e il disagio sociale inasprendo sanzioni amministrative, divieti di frequentazione di aree urbane e di dimora, avvisi orali e misure di prevenzione e sorveglianza per soggetti anche solamente sospettati di procurare particolare allarme sociale.

Questi dispositivi trovano una forte cassa di risonanza nei grandi media, protesi a costruire consenso attorno alla figura del ministro Minniti, sia per le sue proposte sui migranti (ridefinizione dei CIE e accelerazione delle procedure di rimpatrio), che per le misure sulla sicurezza urbana. L’inquietudine che serpeggia nel paese sta cercando una valvola di sfogo e molti vogliono offrirla con parole d’ordine come “prima gli italiani” o “diritto alla legittima difesa” ed è per questo che il ministro dell’Interno sfonda sia nell’elettorato di Forza Italia che della Lega, trovando una legittimazione sia dentro un ceto sociale benestante e garantito, che nella pancia di periferie disorientate e ricattate economicamente.

La città meticcia e chi lotta per la difesa di diritti primari, la casa e un reddito prima di tutto, non può stare in silenzio. Non possiamo accettare una svolta securitaria di questa natura senza esprimere tutta la nostra distanza da misure che hanno il solo obiettivo di contenere e reprimere il disagio e il dissenso. Il patto tra sindaci e prefetti a cosa è finalizzato? Forse a rafforzare la polizia locale e la sinergia Campidoglio/Governo contro picchetti, blocchi stradali, cortei, occupazioni? Le procedure di sanzione e allontanamento da luoghi definiti della città, la flagranza differita come strumento intimidatorio, le misure di prevenzione verso ipotesi di possibili turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’organizzazione e la gestione condivisa delle procedure di sgombero di immobili e alloggi occupati, sembrano essere le nuove priorità da garantire. Probabilmente per difendere i diritti dei soggetti proprietari, delle corporazioni e della rendita. Di quel mondo di sopra e anche un po’ di mezzo che ancora garantisce voti e consenso ad una classe politica squalificata.

Anche le scuole e le università, oltre che le piazze e i luoghi della socialità, sono obiettivi da colpire. I provvedimenti restrittivi anche nei confronti di minori e l’attenzione sull’attivismo studentesco sono segnali davvero inquietanti, anche se vengono mascherati da disposizioni legate all’abuso di alcool e stupefacenti. Così come associare writers e parcheggiatori nel giudizio sul degrado e sull’abuso, fa apparire i nostri governanti come una sorta di “Retake” dall’alto.

L’idea di ripulire la città e di riconsegnarla alla legalità con ogni mezzo, rischia di trasformare i sindaci in sceriffi e i prefetti in potestà. Tutto questo mentre Roma affonda e decine di migliaia di suoi abitanti non arrivano alla fine del mese e molti non lo iniziano proprio.

Per questo proponiamo un largo confronto pubblico sulla piazza del Campidoglio. Un confronto che sappia farsi ascoltare dall'attuale giunta e sappia respingere l’odiosa operazione nascosta nel decreto Minniti/Orlando. I poveri, vecchi e nuovi, i migranti, i giovani precari e disoccupati di questa città, gli studenti, reclamano ben altro che sussistenza e briciole che cadono da tavoli di trattativa sempre traballanti. Chiediamo un deciso cambio di rotta, un’inversione dello sguardo e della a marcia. Non è tollerabile che alla richiesta di welfare e diritti si risponda con il controllo sociale e la restrizione della libertà di movimento.

Ci vediamo in Campidoglio giovedi 13 aprile alle ore 17.00 e chiediamo alla città di non mancare!

Movimento per il diritto all'abitare

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