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Genova. Un 1 maggio non del tutto normalizzato

Il corteo nazionale per il primo maggio quest’anno si è svolto a Genova. Una città che ha il 15% di disoccupati, in cui le fabbriche residue sono smembrate e trasferite, in cui ci sono 40 mila case sfitte e molti lavoratori non riescono a pagare mutui o affitto. Una città dove il Sindaco Doria (mister privatizzo tutto…) sfilava con la fascia tricolore a fianco dei segretari dei peggiori sindacati europei. Molti lavoratori avranno sentito dal palco spizzichi di intervento che (a parte qualche lavoratore o sindacalista combattivo) ripetevano litanie inutili. L’Italia è un paese dove il jobs act, la riforma delle pensioni, la controriforma della scuola sono passati col beneplacito di Cisl e Uil, mentre la Cgil ha fatto qualche mezz’ora di sciopero per onor di firma. I loro rappresentanti volevano sfilare in un corteo silenzioso, con i loro palloncini colorati. Abbiamo provato, insieme ad altri compagni che si sono uniti, a stare in piazza in modo diverso, ricordando ciò che succede in Italia, quale ruolo giocano il governo Renzi, il Partito Democratico e i sindacalisti compiacenti in tutto questo sfascio.
Lo abbiamo fatto perché siamo lavoratori, studenti, precari e il nostro posto è in mezzo alla classe operaia. Da loro dobbiamo imparare, non certo da qualche sindacalista che campa alle spalle del proletariato.
Non siamo contro il sindacato, ma non stiamo neppure con questo sindacato che dimentica chi lavora, isola chi le lotte le prova a fare, va a braccetto con i nostri nemici.
La strada è lunga, il nostro posto è tra e con i lavoratori. In Francia, come negli anni scorsi in Spagna e in Grecia i lavoratori stanno dimostrando che il futuro non è stato ancora scritto. E prima o poi lo riscriveremo a modo nostro.
Viva i lavoratori, viva il primo maggio!
Noi Saremo Tutto

  • Genova corteo

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