Chiude Misna, tra pochi giorni. Se ne va così un’altra voce fuori dal coro, un mezzo di informazione utile a comprendere aspetti della realtà che i media mainstream tendono a ignorare, mettere in secondo piano, cancellare. Nata nel 1997 grazie a padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, la Missionary International Service News Agency in questi anni è stato per la redazione di Contropiano un utile strumento di conoscenza di alcune tendenze e di alcune dinamiche internazionali, in particolare nel sud del mondo, che ci ha aiutato molto nel nostro lavoro. Esponendo a volte punti di vista sui quali non ci trovavamo d’accordo, ma molto spesso proponendo analisi e chiavi di lettura originali e coraggiose rispetto alle responsabilità dei regimi capitalisti e delle potenze imperialiste nei tanti drammatici eventi – a partire dai conflitti armati – che scuotono il pianeta.
La nostra solidarietà a tutti coloro che hanno contribuito a rendere Misna una lettura interessante, nella speranza che la proprietà torni indietro rispetto all’improvvisa e assurda decisione. Di seguito il comunicato pubblicato oggi dalla redazione del sito:
L’Assemblea dei giornalisti della Misna apprende oggi – con meno di un mese di preavviso – la decisione improvvisa degli Istituti missionari editori di chiudere la testata al 31 dicembre 2015. La redazione, con i collaboratori e i traduttori, è sconcertata per un grave errore, compiuto in un momento più che mai delicato per l’informazione da e con i Sud del mondo. E richiama l’azienda alle sue responsabilità nei confronti di un’agenzia di stampa che da 18 anni racconta quelle “periferie” del mondo, non solo geografiche, tanto care a Papa Francesco.
I giornalisti stigmatizzano l’assenza di proposte concrete da parte dell’editore e il rifiuto alla manifestata disponibilità della redazione di considerare soluzioni in grado di affrontare le crisi aziendali che facciano leva sugli ammortizzatori sociali disponibili. Questo, unitamente ad altri segnali, ci conferma una mancanza di volontà che riflette una crisi più ampia, e ancor più grave, poiché investe ideali e motivazioni.
Non si possono non rilevare inoltre macroscopici errori che hanno progressivamente minato il futuro editoriale dell’agenzia. Dall’errata valutazione di un mercato in rapida evoluzione, alla lentezza nell’intervenire sui settori di bilancio,sempre e comunque nell’assenza di un dialogo più volte auspicato dai giornalisti.
A queste gravi responsabilità e alla discutibile assenza di visione si è aggiunta una crisi che sta colpendo in modo particolarmente duro l’editoria cattolica, spazzando via piccole realtà ‘non allineate’ – riviste, testate e radio – impegnate a raccontare il mondo, dando voce a persone e contesti altrimenti ai margini della grande informazione .
Contro questa prospettiva sempre più concreta anche per noi, richiamiamo l’attenzione di tutti e sollecitiamo una volta di più l’azienda a intraprendere ogni iniziativa utile, per salvare la ‘voce degli ultimi’, che rischia di spegnersi.
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