Il nostro giornale prosegue nella “controinformazione” riguardante il settore del “gioco d’azzardo legalizzato” e “parastatale” (sic!). Ma anche il giornale preferito dalla classe dirigente del nostro paese sta dedicando da qualche tempo articoli e inchieste su vicende, aventi caratteristiche “governative”, che interessano la filiera, o meglio: il mercato; del gioco d’azzardo. “azzardo” a suo tempo perseguito e vietato dalla legislazione allora vigente che oggi, stante le necessità di “fare cassa” da parte della “onnivora” e mai sazia compagine governativa e parlamentare.
Nel suo ultimo articolo (http://www.corriere.it/cronache/16_maggio_08/circolare-beffa-slot-machine-che-ne-autorizza-40-mila-piu-d8a77ee4-1556-11e6-98c1-c0d7efe3cfc6.shtml); le sue migliori “firme” giornalistiche (cioè G. A. Stella e S. Rizzo); i quali dopo avere scagliato i loro pennini contro i malcapitati “assenteisti” e “distrattori di denaro pubblico” – essendo forse in via di esaurimento la “vena” del Pubblico Impiego – si orientano ora, buoni ultimi, sull’apparire nella “scena” economica del “mercato delle vacche” presente nel settore, sempre più in crescita di presenze e profitti, del “gioco d’azzardo” con le sue normative e provvedimenti governativi fino all’ultima circolare governativa che autorizza l’installazione di altre 40mila slot-machine; portando così il loro numero alla “stupefacente” cifra di: 418.210 unità! (3 per ogni bar).
A questo risultato si è giunti nonostante l’avvio di una campagna di mobilitazione su scala nazionale, culminata nella giornata del 7 maggio denominato: “Slot Mob 2016”, e presente in oltre 61 città italiane (a Roma si è svolta in piazza Re di Roma con la partecipazione di oltre un migliaio di persone. v. link: http://video.gelocal.it/iltirreno/cronaca/roma-in-migliaia-allo-slot-mob-contro-il-gioco-d-azzardo/61380/62699. ).
La denuncia sugli effetti che questa nuova “dipendenza” sta producendo; sia essa di carattere medico-patologico (la ludopatia) sia sociale attraverso una sistematica distruzione d’interi nuclei familiari ridotti alla miseria e indebitamenti usurari; fino a forme di autolesionismo con istinti “suicidi”; più altri comportamenti di annientamento di interi settori sociali ristrutturando aree con capannoni industriali dismessi riconvertendoli in “templi” del gioco d’azzardo, cioè “casinò neo-Las Vegas”.
Il “fare cassa” sta diventando sempre più l’obiettivo principale della neo-leadership governativa (Renzi&C.) e della “classe dirigente” di questo paese.
Non contenti dei tagli feroci che si stanno apportando al sistema sanitario, scolastico, al pubblico impiego; ancora insoddisfatti delle modifiche apportate al mercato del lavoro e alla sua legislazione e normative sulle forme di lavoro e impiego; si ritrovano ora a “raschiare” il fondo del barile; fondo del barile dovuto dal gioco d’azzardo.
In questi ultimi anni, cioè da quando lo stato ha “legalizzato” l’azzardo, trasformandolo in “miniera produttiva” con caratteristiche “mercantili”, i “profitti” sono cresciuti del 350%, con una spesa complessiva, da parte dei malcapitati “scommettitori”, di ben 84 miliardi annui.
Cresciuti ancora, nel 2015, a 88,2 miliardi, cui vanno naturalmente aggiunti quelli derivanti dal gioco clandestino, stimati in almeno altri 20 miliardi.
Difensori “civili”
Sta sorgendo una nuova categoria “sociale” definibile come difensori dell’azzardo. Sono quelli che sostengono che: “…una buona parte dei soldi torna a chi gioca”.
Ammettendo per assurdo che ciò corrisponda al vero (c’è in effetti una quota seppur minima di “vincitori”), a conti fatti si nota che la quantità economica, in miliardi “persi” dagli italiani, ammonta però a oltre 17 mld; 284 euro a testa
(e non tutti, fortunatamente, siamo giocatori…).
L’agenzia Espad (European School Survey Projet on Alcohol and Other Drugs, ossia monitoraggio europeo sulle dipendenze dall’alcol e altre droghe), cui fa riferimento il Cnr, ci informa che nel nostro paese “i giocatori patologici sono almeno 256.000, mentre sono circa un milione quelli “a rischio alto”, cioè che dipendono dall’azzardo. Non c’è davvero da stare allegri…
Secondo l’Avvenire, quotidiano della Cei (Conferenza Episcopale Italiana), in “prima linea” nel contrastare le attuali normative legislative sul gioco d’azzardo: “…l’orizzonte è sempre più fosco: nel solo primo trimestre di quest’anno gli incassi statali per quest’affare infetto sono cresciuti di altri 413 milioni: il doppio di quanto il governo abbia stanziato nel 2015 per la disoccupazione di lunga durata”.
In un rapporto stilato ultimamente dal ministero della Salute (cioè lo strumento governativo che dovrebbe preoccuparsi e curare la nostra salute) si spiega che: “…la ludopatia non è solo un fenomeno sociale, ma è una vera e propria malattia, che può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio». Questo dice il ministero della Salute, ossia lo Stato.
Ma questo stesso Stato incassa ben 8,7 mld di quei 17 miliardi “sperperati e buttati” dagli schiavi delle slot-machine, delle scommesse o dei poker on-line, mentre i rimanenti 6,3 vanno alla cosiddetta «filiera», dai baristi ai gestori, ai concessionari. Dando così consistenza e risorse economiche a una vera e propria lobby.
La quale risulta all’evidenza composta da diversi esponenti della politica, sia governativa che di opposizione; di fatto prepotente al punto tale di essere in grado di cambiare perfino il corso delle leggi.
Oltre al danno la “beffa”
Come se non sufficiente la spavalderia e la tracotanza dimostrata dai nostri rappresentanti parlamentari e governativi in materia di “profitti” da realizzare, in questo “mercato” da loro stessi definito “malvagio e ingiusto”, ecco quindi che spunta, non tanto improvvisamente, una circolare che “…autorizza l’installazione di altri 40mila slot”, in aggiunta a quelle già presenti nel nostro paese.
L’improvvisazione nella devastazione sta diventando quindi una particolare prerogativa di questo governo.
S’improvvisa… Com’è possibile spiegare diversamente quello che è successo nelle scorse settimane, quando il numero delle diaboliche macchinette è lievitato improvvisamente come panna montata.
Fare attenzione alle date e al susseguirsi degli avvenimenti.
– ottobre 2015: negli ambienti del governo spunta l’idea di “tirar su” (guadagnare) mezzo miliardo di euro con l’autorizzazione all’installazione di altre22 mila slot-machine;
– “improvvisazione” momentaneamente stoppata da una mezza rivolta politica capeggiata dal Movimento 5 stelle.
Come a sua volta fece il re di Napoli Ferdinando II, rivolto ai suoi soldati (facite ammuina), anche il governo segue la stessa tattica decidendo “un giro di vite” che è un’autentica presa in giro, tenendo conto del fatto che la appena votata legge di stabilità prescrive che entro 4 anni si debba gradualmente ridurre di almeno il 30% il numero delle “slot” presenti nel territorio nazionale. In teoria, a fine 2019, non potranno essere più di 265 mila. Una ogni 225 italiani.
Per evitare furbizie dell’ultima ora, inoltre, si stabilisce che il taglio dovrà essere effettuato sulla base delle slot esistenti al 31 luglio 2015: cinque mesi prima dell’entrata in vigore della legge. Quando le macchinette erano 378.109.
In cosa consiste la furbizia?
Presto detto: la sorpresa salta fuori dalle liste dei concessionari, i quali forniscono un numero enorme di macchinette, molte delle quali si troverebbero però ancora nei magazzini. Sommando queste alle “slot” già presenti nel territorio nazionale, il totale salirebbe a circa 424 mila.
A fine dicembre 2015 (con gli italiani distratti dalle “festività natalizie”) ecco la sorpresa: l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (cioè gli organi statali preposti al controllo e alla riscossione fiscale) in una lettera al Corriere della Sera precisa: “La legge di stabilità fa riferimento a una data certa (il 31 luglio 2015) e, quindi, anche a un numero certo (378.109) che comprende sia gli apparecchi in esercizio che quelli in magazzino; pertanto numeri diversi che fossero stati raggiunti in data successiva non potranno mai costituire un diverso e superiore punto di riferimento”.
Appare quindi tutto regolare e in linea col programma governativo di “riduzione del danno” attraverso la riduzione del numero di slot-machine presenti nel territorio nazionale!
Macché.
Passati alcuni giorni la stessa Agenzia sforna una “circolare” che capovolge tutto.
La normativa governativa (presente nella legge di stabilità) fissa un tetto oltre il quale “è precluso il rilascio” di nuove autorizzazioni”. Tutto quindi appare di semplice e pacifica attuazione… dov’è l’imbroglio?
L’imbroglio consiste nel fatto che il tetto, fissato a suo tempo, si riferiva al numero di slot-machine operative al 31 dicembre 2015, non alla data al 31 luglio, come invece previsto dalla legge di stabilità, cui è invece riferita la circolare emessa dall’Agenzia.
Proviamo a capirci meglio.
Il tetto al quale si faceva riferimento era di 418.210 “slot-machine”, numero di poco inferiore a quanto dichiarato dai concessionari nel dicembre 2015; comunque superiore di ben 40.101 unità a quella “linea del Piave” fissata a quota 378.109, definita non superabile dagli stessi Monopoli.
Di improvvisazione in improvvisazione. Il taglio al parco macchinette partirà dal primo gennaio 2017, ma nel frattempo le concessioni scadute non saranno incenerite, come sarebbe stato logico; verranno invece messe da parte per essere riassegnate a chi ne farà domanda in ragione di un tredicesimo del totale. Perché un tredicesimo? Semplice: tredici sono i concessionari. Il risultato è che per tutto il 2016 resteranno così in vita 418.210 slot machine, una ogni 143 italiani. Il 10,6% in più dello scorso anno.
Morale: il primo biscazziere, cioè colui che tiene in mano il “mazzo”, resta lo Stato.
Specialità: il gioco delle tre carte.
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