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Sanità in Campania. Intervista a Paolo Fierro (Md)

 L'annunciato forte ridimensionamento dell'Ospedale San Gennaro, situato nel cuore del quartiere Sanità, segue un lungo stillicidio di chiusure e dismissioni che, da anni, sta investendo molti presidi ospedalieri a Napoli e nell'area metropolitana. Puoi illustrarci questa strategia antisociale che, sicuramente chiama in causa l'Amministrazione Regionale campana, ma segnala anche come le politiche di austerità e di tagli del governo e dell'Unione Europea iniziano a colpire nel vivo le condizioni di vita e di lavoro dei settori popolari della società?

L'organizzazione dell'assistenza sanitaria in genere e di quella ospedaliera della Campania è da tempo in una fase di declino per un mancato adeguamento agli standard nazionali e questo è confermato dall'Agenas, l'agenzia nazionale che valuta la Sanità secondo diversi parametri . Questa situazione è drammaticamente peggiorata sotto la spinta dei programmi dei piani di rientro che sono culminati, sotto la giunta Caldoro, nella caduta libera di alcuni indici di riferimento, come il costo procapite, i livelli essenziali di assistenza,la chiusura dei pronto soccorso e dei servizi territoriali e la crescita senza controllo degli accreditamenti esterni. Ricordiamo che su questa strada la Campania ha raggiunto il primato poco invidiabile della Mortalità evitabile (ultima e penultima prima della Sardegna classifica MEV 2015). La giunta successiva promette di invertire la rotta e specialmente un rilancio dell'assistenza nel senso di una modernizzazione. Ma qual'è il modello? il modello è quello dei grandi poli ospedalieri dislocati necessariamente nella cinta periferica. L'ospedale del mare finisce per essere la soluzione di gran parte dei problemi d'assistenza così come lo è divenuto nell'area collinare il Cardarelli. Si è promessa una certa attenzione verso i vecchi ospedali ,nei quali comunque sono state spese molte risorse per opere di ristrutturazione, ma l'operazione rimane strangolata dalle politiche restrittive del governo di Roma, che continua a negare la possibilità di nuove assunzioninel settore sanitario e fa mancare le risorse necessarie. Allora alla giunta non rimane che attuare le indicazioni commissariali di utilizzare gran parte delle risorse residue degli ospedali del centro storico per avviare in qualche modo l'operazione del Mega ospedale di Renzo Piano.

 

Il governatore Vincenzo De Luca spesso "alza la voce" contro il commissariamento da parte del governo del comparto Sanità in Campania rivendicando soldi e risorse. Come interpreti questa "anomala funzione" di De Luca?

Esiste una oggettiva contraddizione tra la politica commissariale e la volontà del governatore di gestire una partita importante – la più grande – come la Sanità. Le promesse elettorali vengono miseramente smentite da piani attuativi dettati dal Commissario e la crescita del malcontento popolare che si manifesta in vario modo ed in molte aree della regione non possono non impensierire un "animale politico" come il presidente.

 

Tu fai parte della Rete per la Salute e della più nota Medicina Democratica. Vuoi dirci qualche notizia in merito alle attività che svolgete e alle finalità che perseguite?

Il primo obbiettivo che ci siamo posti è stato quello di fare una ricognizione sui determinanti di salute e gli indici di valutazione dell'assistenza sanitaria. In secondo luogo abbiamo cercato di sviluppare un ragionamento sul tipo di assistenza da sviluppare in alternativa a quello attuale che in qualche modo inverta il punto di partenza dell'azione medica. Perchè non attivare ad esempio tutte quelle pratiche che, in presenza di condizioni morbose o semplicemente di rischio, agiscano per evitarne la precipitazione. Evitare che i diabetici divengano anche arteriopatici, che i bimbi sovrappeso divengano adulti ipertesi, che i soggetti esposti a sostanze nocive diventino ammalati oncologici. Questo vuol dire certamente una grande operazione di acquisizione di consapevolezza e quindi di coinvolgimento della popolazione. Questa è la guerra alla malattia che noi proponiamo e presuppone la democrazia. E' una cosa semplice, se ci pensate, ma i governanti non la recepiscono. 

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