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Fare soldi con i migranti… Potevano mancare ‘ndragheta e democristiani?

Dopo tanto sparlare delle associazioni – alcune vere e proprie multinazionali, ormai – che soccorrono i migranti in mare, adesso possiamo vedere in faccia altre associazioni che e ne occupano a terra. Con guadagni veri, non certo immaginari.

Il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto (Crotone) Leonardo Sacco ed il parroco dello stesso paese, don Edoardo Scordio, sono stati sottoposti a fermo nell'ambito dell'operazione Jonny condotta contro la cosca Arena, area ‘ndrangheta.

La Misericordia è una storica Confraternita (delle Misericordie, appunto), che ha visto la luce nel lontano 1244 e oggi conta su oltre 700 cellule sparse per l’Italia. Si occupa “cristianamente” di assistenza ai “bisognosi”, soccorso (in molte aree presta servizio di autoambulanza in regime di “convenzione” con il 118), centri anziani, poliambulatori, ecc; può dunque contare su fondi pubblici (le “convenzioni” sono la forma con cui, per esempio, la sanità privata viene chiamata a sostituire quella pubblica) e privati.

Il clan, secondo l'accusa, avrebbe controllato il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Isola Capo Rizzuto, uno dei più grandi d'Europa, che è gestito dalla Misericordia locale. I due sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose.

Gli Arena, in particolare, secondo la Dda di Catanzaro, tramite Sacco, sarebbe riuscita ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza. Appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di 'ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all'accoglienza dei migranti.
Viene da chiedersi: ma il ministero dell’Interno – che affida gli incarichi e i finanziamenti per i vari Cara (pseudo centri di accoglienza per i profughi) non fa indagini sulle società che si presentano alla porta?

Sì, certo… E infatti Leonardo Sacco era da sempre conosciutissimo al ministero dell’Interno. Anzi, direttamente dal ministro in carica al tempo dell’affidamento, lo sfortunatissimo Angelino Alfano, che dovunque si giri inciampa in personaggi – si usa dire – di dubbia reputazione. Sacco, peraltro, non faceva nulla per essere poco appariscente. Una recente inchiesta de L’Espresso ne aveva riassunto la vulcanica e poliedrica personalità; imprenditore (naturalmente, per quel che si deve intendere oggi in questo paese…), presidente della federazione Basilicata-Calabria che partecipa al Consorzio “Opere di Misericordia”, noleggiatore di imbarcazioni, manager della solidarietà, presidente della squadra di calcio locale che milita nel campionato di Eccellenza, spesso presente nei vertici calabresi del partito del Nuovo centrodestra (da cui proviene la foto d’apertura, Sacco è al centro).

Il settimanale ricorda così la questione:

Quella sera con Leonardo Sacco, al fianco di Alfano, c’era anche un sorridente Antonio Poerio, che fino al 2011 ha gestito il servizio catering all’interno del centro di accoglienza crotonese. Fino a quando la prefettura non gli ha revocato la certificazione antimafia. Poerio è l’imprenditore che il Ros già nel 2007 definiva in contatto con alcuni personaggi del clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Qualche mese dopo la foto di rito tra Alfano, Sacco e Poerio, l’associazione Misericordia ottiene un’importante commessa. La prefettura di Agrigento, con procedura negoziata e d’urgenza, gli affida la gestione del centro di prima accoglienza di Lampedusa. Per dirigere la struttura viene scelto Lorenzo Montana. Travolto, però, dalle polemiche per la sua parentela con il fratello del ministro dell’Interno. Infatti la moglie di Alessandro Alfano è la figlia di Montana. Messo alle strette il prescelto ha poi deciso di rinunciare all’incarico.

Una saga tardo-democristiana. Un classico intreccio di rapporti personali, parapolitici, mirante all’affare facile facile. Come spiegava Salvatore Buzzi (Mafia Capitale), con i i migranti si fanno più soldi che con la droga. E non poteva proprio accadere che un Cara “in zona propria” potesse essere lasciato gestire ad “estranei”.

L’inchiesta farà il suo corso, ma sul piano politico-sociale sembra evidente la tagliola costruita intorno ai migranti: da un lato quelli che si dicono “pronti all’accoglienza” con gli occhi puntati ai fondi pubblici da stornare verso le proprie tasche; dall’altro le canaglie fasciste e xenofobe che li indicano cone nemici da eliminare, con gli occhi puntati verso qualche voto in più.

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1 Commento


  • Manlio Padovan

    Ho sempre pensato che qualcosa di vero nell'affare ci doveva essere: è troppo nutriente il boccone; così come ho sempre pensato che dietro agli affari dovevano esserci, almeno in parte, dei preti…che io interpreto come la chiesa abituato come sono a vedere quei loschi figuri e le loro gerarrchie nascondersi dietro le maschere più opportune: chiesa, Stato del Vaticano, IOR, ecc. ecc. .

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