Ieri sera a Bologna la polizia ha colpito ancora. Ha colpito duro e senza motivo apparente alcuni attivisti del centro sociale Labàs i quali, dopo aver visto giungere a gran velocità due camionette di celere vicino ai cancelli dello spazio occupato (il quale, come ogni mercoledì, stava ospitando il mercatino di CampiAperti ed era dunque attraversato da molte persone) stavano uscendo per capire cosa succedesse.
Cariche e manganellate a freddo in un quartiere blindato da oltre 15 camionette per permettere che in una sala comunale (quella del Baraccano di via S.Stefano) si svolgesse la presentazione del fumetto Sergio Ramelli-quando uccidere un fascista non era reato.
A richiedere al quartiere l’uso della sala, il missino bolognese di lungo corso, Massimiliano Mazzanti. Presenti in sala Alessandro Pellegrini (l’avvocato difensore del terrorista NAR Luigi Ciavardini al processo per la strage di Bologna), Gianni Correggiari, già vice-segretario di Forza Nuova, e l’autore ed editore del fumetto stesso, Federico Goglio, legato agli ambienti nazirock.
Scorrendo la pagina della casa editrice del fumetto in questione, chiamata FerroGallico, scopriamo che quella su Ramelli non è l’unica loro pubblicazione: tra le altre spicca il fumetto dedicato a Almerigo Grilz, missino triestino e reporter di guerra che, nell’ambito della sua “onorabile” carriera, vanta reportage in Afghanistan al fianco dei talebani in lotta contro l’Unione Sovietica ed il governo afghano a fine anni ’70 e, successivamente, tra i falangisti maroniti libanesi. Quelli responsabili (per intenderci) del massacro di Sabra e Chatila. Tornando all’Afghanistan e ai Talebani, un’altra opera di questa casa editrice, sempre a fumetto, titola: Massoud- Il leone del Pansjhir.
Dunque non trattano solo di “martiri” della stagione degli anni ’70, ma anche di signori della guerra e fascisti col culto delle armi che, spacciandosi per giornalisti, hanno per anni fornito “reportage” da territori di guerra.
Dopo alcune ore di stallo, attualmente la situazione è carica di tensione. La spropositata presenza di polizia e carabinieri, unita ad un evento che ha richiamato decine di ratti fascisti di vecchia e nuova generazione, ha messo in allarme tutti i militanti e gli attivisti bolognesi.
Questa palese provocazione (perché appare difficile vederla come qualcosa di diverso) è solo l’ennesima riprova del clima reazionario e da stato di polizia che viviamo non solo a Bologna ma in tutto il Paese, in particolare dopo l’approvazione dei decreti Minniti-Orlando, ormai convertiti in legge.
Solo per avere contezza del preoccupante cambio di passo cui stiamo assistendo, basta ripercorrere quanto accaduto nelle ultime settimane: Dalle assurde cariche a Torino con la polizia che devasta tavolini e sedie dei bar di piazza Santa Giulia, al provocatorio comportamento di digos e celerini al picchetto antisfratto di ieri a bologna, quando le forze dell’ordine hanno accerchiato gli attivisti sindacali negando ogni intermediazione o interlocuzione anche con i delegati dell’Asia-Usb.
Questo è il clima che si respira a Bologna, in una citta che storicamente è stata sia laboratorio di pratiche alternative solidali e di conflitto sia terreno di sperimentazione della repressione dello stato.
Questa sera un presidio in piazza maggiore coinvolgerà pezzi del sindacalismo di base e del movimento bolognese in merito ai recenti fatti di San Pietro in Casale (http://noirestiamo.org/2017/).
Ci sarà da vedere se le forze dell’ordine demonizzeranno anche questa forma di dissenso e relegheranno la richiesta di insegnanti e genitori per un ragionevole dialogo con le istituzioni politiche e scolastiche come la pericolosa opposizione allo stato di cose presenti di un manipolo di antagonisti “brutti sporchi e cattivi”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa