La Gran Bretagna, ormai fuori dall’Unione Europea a seguito della Brexit, metterà fine alla libertà di movimento per i lavoratori provenienti dai paesi Ue, introducendo delle limitazioni per dissuadere la presenza di tutti i lavoratori “non altamente qualificati”. Dunque addio alla migrazione di pizzettari, baristi e sguatteri italiani a Londra? Un documento riservato del ministero degli Interni britannico di cui il quotidiano The Guardian è entrato in possesso indica in tal senso alcune proposte piuttosto dettagliate.
Il dossier del ministero degli Interni di Londra è composto da ben 82 pagine, contrassegnato come “estremamente sensibile”, delinea per la prima volta come la Gran Bretagna intende affrontare la potenzialmente esplosiva questione dell’immigrazione, con un cambio di passo che afferma la priorità ai lavoratori britannici rispetto a quelli degli altri paesi europei.
La filosofia del documento è questo (e gli anglosassoni hanno sempre il dono della chiarezza,ndr): “Per dirla chiaramente, questo significa che, per essere considerata apprezzabile per il Paese nel suo complesso, l’immigrazione dovrebbe portare benefici non soltanto ai migranti stessi ma anche avvantaggiare i residenti”, afferma il dossier preparato dal ministero degli Interni britannico.
In esso vengono elencate misure per ridurre il numero di migranti meno qualificati provenienti dai paesi Ue, offrendo loro la residenza per un periodo massimo di due anni; un documento che appare ispirato ma anche destinato a trovare i consensi dei settori più conservatori.
Il dossier prevede inoltre un’introduzione graduale di un nuovo sistema di immigrazione che metta fine al diritto della maggior parte dei migranti europei di stabilirsi in Gran Bretagna; prevede inoltre nuove e rigide limitazioni sui loro diritti per portare nel Paese i familiari, un problema questo che potrebbe portare alla divisione di migliaia di famiglie attualmente ricongiunte in Gran Bretagna.
Infine diventerà obbligatorio esibire un passaporto per chi vuole entrare in Gran Bretagna; il documento riservato suggerisce poi di varare un sistema di permessi di soggiorno temporanei biometrici per tutti i cittadini Ue che entrano nel Regno Unito dopo la Brexit per più di pochi mesi.
Ma nell’Unione Europea la questione migranti apre anche un altro fronte, questa volta verso i paesi dell’Europa dell’Est che rifiutano le quote di accoglimento di profughi e migranti. La Corte di Giustizia Europea di Strasburgo ha infatti rigettato la richiesta di annullamento del sistema di quote di redistribuzione per l’accoglienza dei rifugiati decisa dalla Commissione europea. La richiesta era stata presentata dall’Ungheria e dalla Slovacchia nei mesi scorsi. “La Corte rigetta le azioni intraprese da Slovacchia e Ungheria contro il meccanismo provvisorio per le ricollocazioni obbligatorie dei richiedenti asilo”. La Corte europea osserva, in particolare, che il numero poco elevato di ricollocazioni effettuate fino ad ora può spiegarsi con un insieme di elementi che il Consiglio Europeo non poteva prevedere al momento dell’adozione della norma, tra cui, “la mancanza di cooperazione di alcuni Stati membri”.
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