Intervista agli autori Aleksandr Kontorovič e Faina Savenkova
Aleksandr Kontorovič
D. Perché ha cominciato a scrivere insieme a Faina Savenkova?
- Faina l’ho conosciuta nel 2019 a Donetsk, durante il primo festival “Stelle sul Donbass”. Eravamo seduti a pranzo allo stesso tavolo e così abbiamo cominciato a conversare; poi, quando il comitato, a conclusione del Festival, ha deciso di realizzare un libro di racconti, per me è stato naturale proporle di scriverne uno insieme.
D. Ma voi siete due autori completamente diversi, Faina scrive brevi saggi e pièce teatrali, Lei invece scrive di guerra nei suoi romanzi di fantascienza …
- Certo, ma il fatto è che il nuovo nasce proprio nel punto di incrocio di correnti diverse. Non ci è stato dato il compito di descrivere azioni di guerra; là nel Donbass, già senza di noi, gli autori sono molto esperti in questo campo; l’idea era invece quella di scrivere una cosa sul Bene, ma non scontata, non strappalacrime e così è nato il racconto “I maestri e gli alunni”, che parla di comuni ragazzini e di gatti non comuni. Ne è venuto fuori un racconto inaspettato per entrambi. Se prima la critica aveva trovato qualcosa da ridire sui racconti del libro, su questo per ora non ha trovato argomenti su cui discutere. Aggiungo anche che questo racconto è servito, per così dire, da prologo, nel senso che sulla base di esso Faina e io abbiamo già iniziato a scrivere un romanzo vero e proprio, che è la continuazione del nostro racconto. Ne abbiamo già scritto la metà. Il titolo provvisorio è “Chi protegge le tue spalle”.
D. Perché questo titolo?
- Se ci rivolgiamo alle leggende antiche, dietro ogni persona c’è qualcuno che lo protegge. Possono essere familiari o persone care, ma possono essere anche altre entità … ci sono forze buone ma ci sono anche forze di altro tipo … Di questo parla il romanzo, della lotta eterna fra il bene e il male. E anche di coloro che si trovano da entrambe le parti di questa lotta.
D. Ma non è difficile scrivere in due?
- Nemmeno un po’! Noi ci completiamo benissimo l’un l’altro.
D. E chi di voi due, se così ci si può esprimere, conduce?
- Prima ci mettiamo d’accordo su ciò che ognuno di noi vuole scrivere, in quale modalità lo voglia fare, ognuno se la sceglie da solo, poi ci scambiamo i pezzi del testo, dopodiché prepariamo gli episodi, li ripensiamo e discutiamo l’ulteriore sviluppo degli avvenimenti. A volte è necessario scrivere degli inserti leganti e questo di solito lo faccio io. L’anno scorso al Festival “Stelle sul Donbass” ho letto ad alta voce un frammento del nostro racconto e devo dire che nessuno ha notato che questo frammento è stato scritto da due persone diverse.
D. Fra voi due c’è una differenza di cinquant’anni di età. Questo non è d’intralcio in qualche modo?
- Assolutamente no. Io mi rapporto con Faina allo stesso modo di come farei con qualsiasi altro coautore, senza fare sconti sull’età. E lei capisce benissimo tutto.
D. Eppure Faina vede il mondo in tutt’altro altro modo rispetto a come lo vede Lei.
- Sì e questo è un bene! A tutti noi farebbe bene a volte osservare ciò che ci succede intorno in questo altro modo, è un bene che ci sia questa possibilità!
D. Avete in animo di continuare anche in futuro la vostra collaborazione oppure il vostro progetto è concentrato solo sul romanzo che state scrivendo?
- Sì pensiamo di continuare a lavorare insieme anche in futuro. Posso dire che anche per il nuovo libro, dedicato al Festival “Stelle sul Donbass 2020”, abbiamo già scritto un altro racconto che non è per niente uguale al primo. Chi lo ha già letto non ha saputo come reagire perché si è rivelato un racconto nettamente diverso dal primo.
D. Di chi è stata l’idea di scrivere il romanzo?
- Di Faina, l’idea è totalmente sua. Faina ha scritto la presentazione del libro e devo dire che da tempo non leggevo una sintesi così completa! Appena finiamo di scrivere questo romanzo, passiamo al prossimo.
Faina Savenkova
D. È vero che stai scrivendo il tuo primo romanzo? Ma tu sei un’emergente drammaturgo, scrivi brevi opere e racconti, perché ora sei attratta dallo scrivere un romanzo, per di più di fantascienza e inoltre insieme a uno scrittore così noto?
- La storia mi è sembrata interessante ma aprire alcuni dettagli e sviluppare ulteriormente la trama era impossibile. Quando dopo il primo festival “Stelle sul Donbass – 2019”, a noi scrittori partecipanti hanno proposto di scrivere un racconto per il libro, Aleksandr Kontorovič ed io abbiamo deciso che avremmo scritto sicuramente di gatti e avremmo cercato di non toccare il tema della guerra. Sapete, è stato molto difficile, ma ci siamo riusciti. È stato in quel momento che Aleksandr Kontorovič ha detto “da questo racconto potrebbe uscir fuori un buon romanzo per bambini”. Allora abbiamo cominciato a discutere in dettaglio dei personaggi, la loro storia e ci siamo detti di raccogliere le forze per scriverlo … sì, va bene, lo ammetto, ho raccolto le forze io!
Ho avuto paura ad affrontare una grande opera, per di più in qualità di coautore insieme a uno scrittore così famoso, ma il lavoro continua e presto la nostra opera vedrà la luce.
D. Perché questo romanzo è così importante per te?
Per alcuni motivi, oltre al fatto che questo è il primo grande lavoro per me. “Chi ti protegge le spalle” rappresenta la possibilità di guardare agli avvenimenti del Donbass un pò in un altro modo. Erano scrittori adulti e combattenti finora a scrivere su questa guerra.
D. Come ti trovi a lavorare insieme ad Alexandr Kontorovič? E’ molto esigente con te?
- Dal momento in cui ho cominciato a scrivere, a scuola i maestri raramente mi lodano, tanto più invano. Verso di me hanno un atteggiamento come verso uno scrittore adulto, e altrettanto mostrano verso il mio rendimento scolastico. Quindi, non fanno sconti per l’età. Certo non mi sgridano, ma succede che mi debbano spiegare e aiutare qualche volta. Con Alexandr Kontorovič è molto piacevole lavorare, gli posso chiedere consigli, sa spiegare delle cose che a volte per me sono complicate, su varie cose ci capiamo.
D. Cosa pensi riguardo al successo e alla notorietà a questa età?
- A questo cerco di non prestare troppa attenzione. Qualcosa ho scritto, qualcosa è stato stampato, ma molto di più è quello che non è ancora stato scritto e stampato. Sicché, sono contenta quando mi fanno i complimenti, ma proseguo per la mia strada. Mi rattristo invece se mi fanno critiche negative. Come dice il mio maestro “devi farti la scorza dura come quella di un cinghiale”, io non l’ho ancora messa, ma posso aspirare bene al ruolo di cinghialetto. Certo ci rimango male se scrivono o parlano male, tanto più se non ne spiegano il motivo. Ecco, proprio su quest’ultimo punto non c’è proprio da offendersi se una persona che critica non sa neanche spiegarne i motivi. Ma se uno spiega invece cosa non gli piace e critica l’opera ma non l’autore, ecco allora qui vale la pena di soffermarsi a pensare, è chiaro che non a tutti puoi piacere ma a volte è bene guardare la propria opera mettendosi nei panni degli altri e allora questa critica è utile.
D. Torniamo al romanzo. Di cosa parla?
- Non voglio rivelare più di tanto, dirò solo che il romanzo parla di bambini e della lotta fra il bene e il male per le loro anime. Oggigiorno è difficile capire dove sta il bene e dove sta il male. Quale delle due parti scegliere dipende solo da noi. Di questo parla il libro.
D. Alcuni personaggi del romanzo sono dei grandi gatti, i “barsiki”, ci racconti chi sono?
- I gatti sono i personaggi sia del racconto e poi adesso del romanzo in questione. Quest’idea è nata quando durante il primo festival “Stelle sul Donbass – 2019” siamo andati a visitare sulla collina il complesso di “Saur Moghila”. Là, ai piedi del memoriale all’improvviso è sbucato fuori dalle rovine un gatto bianco. Sia Aleksandr Kontorovič che io amiamo i gatti e allora ci è nata la curiosità di sapere come sia apparso e cosa ci facesse là. Come poi si sia svolto il suo destino non lo so, però proprio quel gatto bianco, con cui si è fotografata la metà del gruppo di noi scrittori, è diventato il prototipo dei “barsiki”. I gatti dei nostri libri sono i difensori, i protettori dei bambini e poiché l’azione si svolge nel Donbass quando finisce la guerra, questi gatti hanno una grande mole di lavoro da fare ….
Presentazione del romanzo:
Gli adulti non credono più a niente. Con facilità iniziano le guerre e deprezzano la vita.
Solo i bambini possono cambiare il futuro, perché non hanno dimenticato che cosa significa la sincerità. La guerra fra il Bene il Male ci sarà per l’eternità. Chi vincerà questa battaglia guiderà il mondo. La guerra nel Donbass è solo un piccolo episodio di questa eterna battaglia fra le forze del Male, le Tenebre e le forze del Bene, la Luce, che dura dal momento della creazione del Mondo.
A breve il romanzo di Alexandr Kontorovič e Faina Savenkova “Chi protegge le tue spalle”.
Traduzione a cura di Marinella Mondaini
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa