Ti fanno vedere – magari solo con le parole, se hanno la sfortuna di essere giornalisti della carta stampata – il fumo delle esplosioni, l’odore del sangue dei feriti, l’orrore dei morti agli angoli delle strade e delle fosse comuni.
Chi non si è mai detto che avrebbe pagato di tasca propria per stare al posto di questi eroi dell’informazione? Magari con qualche garanzia di poter tornare indietro a raccontarlo, ma comunque disposti a sfidare la sorte per aver l’onore di una responsabilità così decisiva: informare il proprio popolo.
Chi, insomma, non ha buttato un occhio sulle cronache di Guido Ruotolo dalla Libia? Valente cronista di giudiziaria de La Stampa, uso a piegar lo sguardo sulle carte processuali, tra nuvole di polvere dense di acari, si è trovato in un battibaleno proiettato tra le sabbie di Tripoli, di ben altri odori intrise.
Non saremo perciò certo noi a rimproverarlo per aver scritto tutto quel che ha visto – unico tra tutti gli inviati col nostro passaporto – rimanendo sempre all’interno dell’ambasciata italiana. Anche se, aggiungono i maligni, accampato in zona cucina.
Certo, a Hemingway non è mai capitato.
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