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Guerra di parole

Ricapitolando. Affermare : “L’Italia è un paese di merda” e’ vilipendio.
Affermare, magari gridando:”Ci vuole una Rivoluzione” davanti a uno sbirro ti espone a denuncia per non so quale reato.
Se io dico a uno che mi sta sulle palle “frocio di merda”, giustamente verrei punito con tutte le aggravanti per istigazione all’odio omofobico, ma se sono un porco fascista di una organizzazione qualsiasidalla Lega a Casa POUND, beh, si può fare (grazie PD).
Se quattro straccioni di aspiranti nazisti della Lega minacciano l’uso dei fucili, tutti si fanno una bella risata (giustamente) e poi gli aspiranti fucilati ci governano insieme.
Se dici “pecorella” a uno sbirro sei un pericoloso sovversivo.
Se usi il termine “comprensivo” (che si comprende, che è ovvio per il contesto e per la personalità di chi esprime qualsiasi concetto), sei un fiancheggiatore del terrorismo, anche se sei Rodotà, l’uomo più mite e più pacifico del mondo.
Se si mandano militari a massacrare popolazioni civili per conto terzi sei impegnato in una “guerra umanitaria”.
Se sei un incazzato che sfascia una vetrina sei un “terrorista”, ma anche se sei un abitante della Valsusa lo sei potenzialmente, o un disoccupato, o un precario.
Se non reciti il rosario in ogni discorso politico iniziando con “tutte e tutti”, a parte il fatto che hai trascurato una decina di diversità, e non puoi parlando usare l’asterisco, sei poco di sinistra, anzi, sospetto.
Poi, per carità, la presidente, non sbagliatevi, se no sono cazzi vostri.
Sì, le parole sono importanti, diceva il buon Moretti. Aveva ragione, non dico di no. Certo che in questo panorama popolato da disfemismi e tentativi di comporre una nuova semantica dell’eufemismo restiamo noi, un poco attoniti, in parte coinvolti in capziose dispute tra l’offesa e l’oltraggio a rimirar la violenza di Stato che legale in parte ma anche illegale, pratica tranquilla il suo massacro sociale, promuove i suoi scherani al tintinnio di bella moneta sonante e a noi tremuli esattori del politicamente corretto del vicino non resta nemmeno la soddisfazione di poter dire “vorremmo spararvi in bocca”.
da Facebook

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