Menu

I Crociati e gli Assassini

Nel tardo XI secolo gli ismailiti si divisero in due correnti. La minoranza era composta da un gruppuscolo di rivoluzionari in disaccordo con gli sfarzi del califfato fatimida.
Il leader di questo movimento mandarono un loro agente segreto di nome Hassan Sabbah in Persia dove assunse i controllo di una fortezza chiamata Alamut (il nido dell’aquila).
Ad Alamut Sabbah si diede da fare per organizzare gli Assassini.
Sabbah usava l’omicidio quale principale strumento di propaganda. Anche se elaboravano i loro piani nella massima segretezza gli Assassini uccidevano in maniera plateale. Sapevano che sarebbero stati catturato o uccisi nel giro di pochi istanti, ma non facevano nessuno sforzo per evitare questa sorte.
Poco prima dell’inizio delle crociate Hassan Sabbah aveva fondato una seconda base operativa in Siria gestita da un comandante ausiliario che i crociati impararono a conoscere come “il Vecchio della Montagna”.
Quando arrivarono i crociati praticamente chiunque non fosse uno di loro odiava con tutto il cuore gli Assassini. Tra i nemici degli Assassini si contavano gli sciiti, i sunniti, i selgiuchidi turchi, i fatimidi egiziani e il califfato abasside.
Gli Assassini e i crociati condividevano gli stessi nemici, per cui era inevitabile che i due eserciti diventassero, di fatto, alleati.
Nel corso del primo secolo delle invasioni dei crociati ogni volta che i musulmani cominciavano a muoversi verso una certa unità, gli assassini uccidevano qualche figura chiave del processo, scatenando nuovi conflitti.
Nel 1113 uccisero il governatore di Mosul che stava organizzando una campagna unificata contro i Crociati.
Nel 1124 e nel 1125 uccisero i due più importanti leader religiosi che predicavano la Jihad contro i Crociati.
Nel 1126 uccisero al-Borsoki, re di Aleppo e di Mosul, che aveva forgiato in Siria il nucleo potenziale di uno stato musulmano unito.
Omicidi di questo tipo avvennero con sorprendente frequenza nel corso delle prime crociate.

Fin qui il primo capitolo, sintetizzato da “Un destino parallelo”, di Tamiam Ansary (Fazi Editore)
Il secondo capitolo viene trasmesso ogni giorno su tutte le reti televisive.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • Vincenzo Facciolo

    Bene ho letto, ma dove vogliamo andare “A parare” con questo scritto? Non l’ho capito. Scusa Aldo la mia Bacuccagine. Mi risulta che in quelle lande medio orientali le cose stiano in maniera molto ma molto diversa da come lo erano mille anno fa circa. Possibilmente informiamoci su qualche sito americano di analisi politica per cercare di capire qualcosina in più. Un abbraccio Vincenzo da Ross@ Savona


  • nando musicco

    Il termine assassino, usato ancora oggi per designare un omicida, deriva dalla traslitterazione del termine arabo Hashisshyn, mangiatori di hashis.Il nome designa una setta araba sciita, di stampo ismaeilita, attiva in Persia dal XI secolo. La setta era famosa per le sue azioni di contrasto e guerriglia in tutta la Persia, parte della Siria e dell’ Iraq, e per la sua assoluta ferocia in battaglia. Sia le truppe arabe, che i crociati che li ebbero di fronte si stupirono per il loro valore e per la loro resistenza. Gli Assassini spesso consumavano dosi di hascisc e oppio prima delle battaglie, per diventare insensibili al dolore; credevano in una fede ammantata di essoterismo e fervore religioso, e lodavano il martirio come porta per il paradiso.Si hanno scarse notizie sulla genesi della setta. A seguito della contesa tra i seguaci del califfo Ibn Ali tabib e i seguaci degli Ommayadi, il mondo religioso islamico si frantumò in due grandi correnti, lo sciittismo ed il sannitismo. Seppur a ben vedere le cause che provocarono lo scisma sciita furono principalmente politiche, ben presto il conflitto si spinse sul piano teologico. A seguito della battaglia di in cui i figli di Alì perirono, il potere passò ai califfi ommayadi, tuttavia molti superstiti, sostenitori di Alì continuarono,di nascosto, azioni di guerriglia contro il califfato della Mecca. Uno di questi movimenti di opposizione venne riorganizzato da al-Hasan ibn al-Sabbah ( 1056- 1124). Costui era un persiano di religione mazdeista (Zoroastriano), che si converti all’ Islam durante un viaggio al Cairo ( 1079.)Sotto al sua guida la setta conquisto la fortezza di Alamuth ( nido dell’ aquila.), servendosi di uno stratagemma. Alamuth, era una fortezza a nord ovest di Quadzim (persia), a sud del Mar Caspio, scavata all’ interno di una montagna. Ben presto gli assassini presero altre fortezze in Siria, Libano e Persia, come Kain, Khun( kuninshar), Zauan e Tun. Erano tutte fortezze considerate imprendibili , arroccate e ben difese. La loro posizione rendeva di fatto gli assassini controllori di uno stato autonomo, strappato ai califfi Selgiuchidi, e Abbassidi ( Bagdad).

    Alamuth si trovava inoltre in punto importante strategicamente che permetteva di controllare la via della seta.

    La Setta effettuava azioni di guerriglia e non disdegnava l’uso dell’ omicido a scopo politico ed intimidatorio. Era attiva contro i regni arabi di fede sannita, come i regni di Damasco e Bagdad, sia contro i crociati. Si narra che Templari riuscirono ad avere rapporti con gli assassini e che parte delle loro dottrine esoteriche derivino dalle conoscenze di Alamuth.

    La setta, inoltre, addestrava numerosi sicari per effettuare omicidi mirati dei nemici, tra cui Nizamul’ mulk, gran visir e attivo sostenitore di campagne militari al fine di distruggere la setta, ucciso da un adepto travestitosi da Imam. Sotto la guida del giabal Rashid Aldih Sinan , gli assassini conobbero l’ apogeo della setta. Controllavano al Siria dalla quale attaccavano con impeto i regni cristiani. In quel periodo iniziarono a circolare leggende tra gli europei sull’ invincibilità degli assassini.Il Sovrano Malishak, a sua volta organizzò una spedizione con l’ intento di radere al suolo Alamuth, ma rinunciò all’ impresa quando trovò un pugnale degli assassini conficcato nei pressi del suo letto. Nel 1256, tuttavia Alamuth fu conquistata dai mongoli, sotto il comando di Hulugau, e venne dato fuoco alla fortezza e a tutti i documenti presenti. Gli adepti catturati vennero torturati e uccisi. L’ organizzazione interna.
    La setta era retta da un grande Maestro, chiamato Shakik al Giaba, cioè “capo della montagna”, chiamato dai crociati ” Il vecchio della montagna”, che risiedeva ad Alamuth. Egli era considerato un Mahdi, rappresentante di Maometto e dio sulla terra. Le vite degli adepti appartenevano al vecchio della montagna. Il vecchio della montagna risiedeva ad alamuth ed alla sua morte veniva sostituito di nascosto al fine di creargli attorno una leggenda di immortalità. Appena sotto al Maestro, in ordine di importanza c’ erano gli hujjat che comandavano i vari distretti, quindi i Dai, ed infine i fidai, che rappresentavano la manovalanza della setta. Costoro erano devoti fino alla morte al maestro, ed addestrati all’ omicidio ed al martirio. Marco polo racconta nel milione del suo incontro con il vecchio della montagna e di come venivano iniziati i Fidai:In questo giardino non entrava niuno che non colui che egli voleva fare assassino. All’ entrata del giardino c’ era un castello cosi forte che non temea niuno uomo al mondo. Lo veglio ( della montagna) teneva in sua corte i giovani di dodici anni, che gli paressero poter diventare prodi uomeni. Quando lo veglio ne faceva mettere nel giardino a quattro, a dieci a venti, egli li faceva bere oppio e quegli dormivano ben tre di, e li faceva portare nel giardino, e li svegliare…. Il giardino era simile al giardino dell’ eden e pieno di donne disponibili e bellissime.. In questo modo il discepolo credeva di aver vissuto il paradiso e smaniava al desiderio di tornarvi.Ora è difficile credere a Marco Polo, per due motivi: innanzitutto è poco credibile pensare che qualcuno avesse svelato questo segreto ad un forestiero come Marco Polo, visto che il giardino, doveva rimanere un segreto anche agli adepti della setta, in secondo luogo mi sembra assurdo che un simile trucco, possa davvero assicurare la fedeltà a vita di un uomo. Ma è probabile che Marco Polo abbia riportato la propaganda dei nemici degli assassini, che i tutti i modi cercava di screditare la setta.

    Solo i più alti gradi della setta conoscevano tutti i dittami della dottrina, e le conoscenze mistiche. Gli altri dovevano solo obbedire ciecamente agli ordini senza preoccuparsi della morte. Diventare un fidai era comunque difficile, bisognava addestrarsi in tutte le arti del sotterfugio e della fuga, nonché nel combattimento ravvicinato. Il Fidai doveva temprare anima e corpo per muoversi silenziosamente, attaccare senza rimpianti.

    Bisognava poi superare sette prove, segno di sette passaggi spirituali prima di accedere agli altri gradi della conoscenza.

    La credenza religiosa e le leggende mistiche.

    Il credo degli assassini era molto sincretico, cioè prendeva elementi da altre religioni e li univa insieme. Di base la loro fede era islamica di culto ismaelita, con influssi zoroastriani, ed ebraici.

    Gli ismaeliti erano e sono Sciiti estremi. Come tutti gli sciiti considerano che ad un certo punto nella storia dell’ islam si è perso il vero imam, o guida spirituale. Alcune di queste figure di imam, come Maometto sono essoteriche, cioè hanno parlato , altre, come Ali, sono esoteriche, quindi il significato del loro discorso va colto in modo diverso. Dio ha creato il mondo, l’anima universale ed il suo intelletto universale. L’ intelletto è incarnato in Sette Profeti:
    Adamo , Noè, Abramo , Mose , Gesù , Maometto. Il Settimo , chiamato Quaim, non si è ancora manifestato. Il suo avvento porterà una nuova religione, cosi come fecero Adamo, Gesu, Maometto, che riunirà tutte le altre. Gli assassini avvicinavano la figura del Qauim al Capo della montagna.
    Le sette prove che il fidai doveva superare altro non sono che il passaggio simbolico attraverso le dottrine misteriche. Gli assassini avevano una visione esoterica del corano, erano sicuri che esistessero dei codici esoterici e magici che si sarebbero svelati solo a chi avesse le chiavi, lo stesso principio che troviamo dietro la cabala. In effetti Gli assassini cercavano principi esoterici sia nella bibbia, sia nel Corano.
    L’ hascisc e l’ oppio non erano usati solo per scopi bellici, o truffaldini, come racconta Marco Polo. Venivano usati soprattutto a scopi religiosi, durante cerimonie nelle quali si cercava la verità divina o i sensi nascosti della vita attraverso l’ estasi (come fanno ancora oggi i dervisci danzanti che derivano dagli assassini alla lontana). Durante queste cerimonie essi affermavano di cogliere il potere dei testi sacri, e di poter contattare i djinn.
    Si dice che il loro capo fosse un grande mago, capace di predire il futuro ed a conoscenza della verità profonda. Mago, teologo, mistico il principale scopo del ” Vecchio della montagna ” era quello di cogliere la verità, senza diffonderla. Tra l’ altro sembra che anche i seguaci avessero il potere di rendersi invisibili.. ( leggende simili ai ninja giapponesi)
    Di certo gli assassini avevano un grande bagaglio mistico ed esoterico. L’ uso incredibile dei simboli, uniti al mistero che loro stessi alimentavano sul loro ordine li aveva resi famosi in tutto il medio oriente. Tra i regni cristiani si era quasi certi che Alamuth fosse la porta per il Regno del Prete Gianni e che il Vecchio della montagna conoscesse la vera strada per Shangri- la. E’ abbastanza documentato che Alamuth possedesse una biblioteca redatta a mano, che venne bruciata dai mongoli, assieme a tutta la fortezza.
    I Templari copiarono l’ organizzazione interna degli assassini e ne presero a prestito molti simboli, tra cui la famosa testa barbuta che costò loro le accuse di simonia e idolatria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *