Durante una riunione con il nuovo emissario ONU per il Libano, Pernille Dahler Kardel, il presidente libanese Michel Aoun ha sottolineato “che Tel Aviv sta costruendo un muro lungo la linea blu, su un confine non riconosciuto internazionalmente e sta dimenticando le questione delle fattorie di Shebaa (considerate dall’ONU come territorio libanese,ma tuttora sotto occupazione israeliana, ndr)”.
“Noi abbiamo avuto sempre una posizione difensiva ed abbiamo rispettato le risoluzioni ONU, mentre Israele continua con le sue continue aggressioni e violazioni territoriali (terresti, navali ed aeree, ndr) che sono ad oggi oltre 11mila”.
Il presidente Aoun ha ricordato il ruolo fondamentale, per l’integrità del paese dei cedri, della Resistenza e di Hezbollah nella sua funzione difensiva: “Hezbollah ha combattuto il terrorismo jihadista in Libano ed in Siria ed è la nostra principale risorsa difensiva e di deterrenza dalle truppe di Tel Aviv”. Gli attacchi israeliani vengono definiti come delle provocazioni all’integrità territoriale, anche se, secondo il presidente, Israele non è più capace di infiltrarsi e di invadere il confine libanese, senza rischiare numerose e gravi perdite, dopo la guerra del 2006.
Sul versante israeliano le recenti parole del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, hanno confermato le preoccupazioni circa un intervento del partito sciita nella rivolta dei palestinesi nei Territori Occupati. Tutta la stampa israeliana, come scritto in questi giorni, conosce la concretezza dei discorsi di Nasrallah e teme che, anche questa volta, le parole verranno confermate dai fatti. Il leader sciita ha rinnovato il sostegno della Resistenza alla causa palestinese come priorità fondamentale da perseguire ed ha sottolineato l’impegno di Hezbollah nel volere combattere a fianco dei “fratelli palestinesi per la liberazione dei Territori Occupati, per Al Quds e per il ritorno dei profughi”.
In un articolo sul quotidiano israeliano Maariv, un alto funzionario del ministero della difesa israeliano ha evidenziato tre punti che maggiormente preoccupano l’esercito di Tel Aviv. Il primo riguarda il concreto pericolo che Hezbollah, considerato ormai una forza regionale, riesca a definire una strategia d’azione comune con la Resistenza palestinese. In questa direzione vanno le dichiarazioni ed i colloqui tra il partito sciita e tutte le forze palestinesi (Hamas, Jihad Islamico e FPLP) per arrivare ai contatti di ieri in Libano con lo stesso Fatah.
Il secondo è relativo al concreto sostegno delle unità della Brigata Al Quds del generale Qassem Soleimani, ritenute fondamentali nelle vittoria contro Daesh in Iraq, con una serie di contatti e di forniture militari verso la Resistenza palestinese.
Il terzo fa riferimento alle paure del governo israeliano ed al rischio di un nuovo fronte lungo il confine siriano. Le conquiste dell’esercito di Damasco nella zona delle Alture del Golan, ai danni dello Stato Islamico e di Al Nusra, hanno portato al posizionamento in quell’area di milizie sciite legate al movimento Al Nujaba, considerato come l’Hezbollah iracheno.
In una recente intervista al sito nazionale Defense news il ministro della Difesa, il falco Avigdor Lieberman, si è direttamente rivolto ai suoi alleati sauditi per la creazione di una linea di difesa comune “contro il principale nemico nell’area (l’Iran, ndr) e una possibile rivolta nei Territori a causa di palestinesi fanatici”. “Noi vogliamo unire le nostre forze con Riyadh” -ha continuato – “contro tutti i nemici comuni per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione e per difendere i nostri interessi comuni”.
Articolo pubblicato anche su NenaNews
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa