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A Berlino

Mi chiamo Fabrizia Di Lorenzo
e con altre dodici persone
sono stata spedita all’altro mondo.
Mi sono “tolta dai piedi”
ma io, di sicuro, non volevo che mi divorassero.
Avevo le ali forti
e, malgrado tutto, ero partita,
per riannodare, forse,
solo fili di senso.

 

Adesso sarò un evento lapidario,
entrerò nella storia.
Eppure ero solo opacità,
mortificante fardello
senza occhi , né mani, né dignità,
indistinzione che non 
“fa soffrire questo paese a non avercela tra i piedi”.

Mi chiamo Fabrizia Di Lorenzo
e, malgrado tutto, ero partita
non per lasciarmi divorare,
né per vedere
tra le strade di Berlino
lacerare i miei fili di senso.
Volevo ri-conoscere le mie mani, i miei occhi, la mia dignità.
Non volevo essere riconosciuta
tra brandelli fumanti
perché è vero, la morte è sempre individuale
eppure io sognavo
di esilio in esilio
che l’uomo fosse davvero tutta la terra.

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1 Commento


  • bruno gualco

    Bellissima. Tanta umanità e delicatezza riscattano quasi l'infima sordida grettezza di individui come Poletti.

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