Il Comune di Noli, decidendo di intitolare una targa in memoria di Giuseppina Ghersi, tredicenne violentata e uccisa da partigiani savonesi dopo la Liberazione, ha di fatto cercato di far passare un atto orrendo commesso in periodo di guerra e vendetta, come “la normalità” del movimento Partigiano.
Una bastardata raccolta da fascisti e reazionari di ogni risma, felici di poter nascondere i propri eccidi dietro un singolo fatto (uno dei pochi in cui i partigiani si sono abbassati al livello del nemico).
Ci sembra dunque necessaria una precisazione, che affidiamo a una penna decisamente migliore della nostra.
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“Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”
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Riccardo Gatani
sul tema è uscito oggi sul blog Giap dei Wu Ming, un post (prima parte) del gruppo di lavoro “Nicoletta Bourbaki” proprio sul tema, smontando alcune ricostruzioni fantasiose, qua il link
https://www.wumingfoundation.com/giap/2017/09/il-caso-giuseppina-ghersi-1/