Dunque, la situazione è questa, capite? È un po’ come quando ti ritrovi in mezzo a una strada e da una parte c’è un’auto che va contromano e dall’altra c’è un autobus che non si ferma alle fermate. Da che parte ti butti?
Da una parte c’è Macron, che è un po’ come un personaggio di un film di Truffaut, tutto sofisticato e con quell’aria di chi sa leggere il greco antico, ma poi parla e dice castronerie. Come quella di mandare giovani a farsi sparare in Ucraina, un’idea che, se non sbaglio, si classifica nella categoria delle “cazzate cosmiche”. Non è un’opzione, è un’assurdità.
Dall’altra parte, c’è Salvini, che per una volta dice la cosa giusta, quella che anche la mia ansia più profonda approva: “nessun soldato in Ucraina, attaccati al tram e vacci tu“, riferito a Macron che si arrabbia e chiama l’ambasciatore italiano. È un momento di lucidità, quasi un’anomalia statistica.
Però, ecco il punto, questo stesso Salvini, che si prende un merito su un punto fondamentale, si comporta anche da ministro e vicepremier con un’attitudine da “mojito e linguacce”, da eterno vacanziere che fa le sue solite, irresponsabili cazzate.
E quindi mi ritrovo in questo paradosso: l’uomo che dice una cazzata pericolosissima (Macron) si alza in piedi per rimproverare l’uomo che fa cazzate regolarmente (Salvini). E quest’ultimo, per una volta che dice una cosa sensata, viene attaccato da chi ha detto la cosa più insensata di tutte.
Che dire? La realtà è una sceneggiatura che neanche un nevrotico come me si sognerebbe di scrivere.
* da Facebook
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Eros Barone
Altro che “cazzaro”! Consapevole delle vaste praterie che il disarmo della sinistra ha regalato alle destre, Salvini non ha esitato ad adottare una ‘pseudomofosi’ di sinistra, la quale in realtà non rappresenta nulla di nuovo, a parte il fatto di manifestarsi, in chiave antifrancese, nei confronti della politica bellicista propugnata dalla “coalizione dei volenterosi” rispetto alla guerra in Ucraina. In realtà, già nel 2018, in un’intervista pubblicata dal «Washington Post», il leader leghista era giunto ad affermare che bisognava cancellare le sanzioni introdotte contro la Russia per la cosiddetta “aggressione” di quest’ultima contro l’Ucraina, in quanto tali sanzioni danneggiavano le esportazioni italiane. Capovolgendo poi, in un sol colpo, la posizione assunta dai precedenti governi su questo tema, aveva sostenuto inoltre il diritto della Russia di riunirsi con la Crimea. Sta di fatto che sia la legittimazione dell’annessione della Crimea alla Russia, sanzionata peraltro da un consenso plebiscitario, sia lo smascheramento della cosiddetta “rivoluzione di Majdan” ricondotta alle sue reali dimensioni di colpo di Stato promosso e sostenuto da potenze esterne facilmente individuabili, oltre ad essere in sé posizioni di sinistra (ancorché, come è noto, non della ‘sinistra’), provocarono la reazione stizzita del governo di Kiev e l’immediata convocazione dell’ambasciatore italiano.