Da anni la “Festa della liberazione” viene usata dal centro-sinistra per celebrare il sostegno alle istituzioni che concorrono a creare quella cultura retorica patriottarda in funzione delle politiche di guerra dell’Italia e della NATO. L’art. 11 della Costituzione, la pace e l’antifascismo vengono addirittura usati per giustificare la guerra come ha fatto vergognosamente il Presidente Napolitano forse preso da nostalgie giovanili quando militava nei Gruppi Universitari Fascisti. Le basi che spinsero migliaia di giovani che costituirono il nerbo della resistenza furono proprio il rifiuto della guerra e della guerra coloniale in particolare: la renitenza diventò resistenza. Tutto questo oggi viene occultato in onore delle guerre “giuste” e “umanitarie” . Anche Mussolini parlava di andare a liberare gli etiopi dal “feroce” despota incarnato dal Negus…. Non una parola, non un ricordo dei tanti italiani che hanno combattuto in tutto il mondo contro le aggressioni coloniali delle “democrazie occidentali” e del fascismo italiano. In Libia assistiamo ancora una volta all’applicazione del consueto clichet della disinformazione di massa (un cimitero trasformato grottescamente dalle immagini in fossa comune) al fine di creare consenso all’intervento armato della NATO a sostegno dei così detti “rivoluzionari” libici. Se è vero che Gheddafi non usava e non ha usato i guanti di velluto e che in alcuni settori , ampiamente minoritari fra i rivoltosi, c’era una genuina spontaneità nel rivendicare una radicale domanda di cambiamento, è anche vero che è emerso rapidamente il vero volto di chi guidava dall’alto la rivolta con un preciso piano militare compiendo due scelte che i sostenitori nostrani degli “insorgenti” devono giustificare come “rivoluzionarie” e annunciatrici di libertà: gli attacchi razzisti e indiscriminati contro i lavoratori africani presenti in Libia e l’invocazione dei bombardamenti sulla Libia da parte della NATO. Di fronte al silenzio che rischia di diventare complicità di quel vasto arcipelago pacifista che si era espresso prima dell’intervenoi in Iraq non possiamo rimanere inerti e tacere. Per questo invitiamo tutti i sinceri antifascisti, pacifisti e antimilitaristi a partecipare alle celebrazioni del 25 Aprile a Cesena e sfilare dietro lo striscione “Libia:oggi come ieri: No alla guerra coloniale”
Appuntamento Lunedì 25 aprile ore 10.00 alla Barriera di Cesena Per l’assemblea cittadina contro la guerra Cesena
Ci si vede tutti i Giovedì alle 21.00 per discutere e organizzare iniziative contro la guerra presso lo Spazio “Sole e Baleno” Porta Santi Cesena.
Assemblea contro la guerra Cesena
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