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Egitto: Fratelli Musulmani ora protagonisti ufficiali

Anche l’ultimo sforzo sembra ormai essere stato compiuto e il movimento islamista della Fratellanza Musulmana è giunta a pochi centimetri dall’ingresso ufficiale nell’arena politica egiziana dell’era post-Mubarak.

Compiendo un passo storico per le vicende interne al movimento, gli Ikhwan, i Fratelli Musulmani, avevano deciso di diventare veri e propri soggetti politici all’indomani della caduta del vecchio raís, quando avevano annunciato la creazione di Libertá e Giustizia, il primo vero e proprio partito del movimento islamista egiziano.

Anche se Libertá e Giustizia deve ancora passare al vaglio della legislazione che regola la formazione di partiti, la sua nascita sembra ormai certa, soprattutto da quando la scorsa settimana gli Ikwan hanno nominato colui che sarà il leader del partito. A contendersi la carica sono stati soprattutto Saad al Katatni, portavoce del movimento, e Mohammed Mursi, portavocedella guida suprema della Fratellanza. Dopo una riunione di due giornate, a spuntarla è stato Mursi che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi dalla conferenza del Consiglio della Shura, l’organo legislativo del movimento, che era stato convocato d’urgenza prima della preghiera comunitaria del venerdì.

Dopo decenni di obbligata clandestinità, quella di venerdì e sabato scorsi è stata la prima conferenza convocata alla luce del sole, inaugurata dal discorso di Mohammed Badie, l’attuale murshid, guida suprema, del movimento. “Il mondo intero guarda ora alla Fratellanza come a un gruppo le cui azioni parlano più forte delle parole. L’Egitto ha vissuto per numerosi anni sotto l’oppressione e la tirannia e questo ha ridimensionato il ruolo della Fratellanza, ma ora la situazione è cambiata” ha detto Badie. In aggiunta, la guida suprema avrebbe anche sottolineato l’importanza della cooperazione del nuovo partito con le altre forze politiche, i movimenti islamici e anche i copti, la minoranza cristiana egiziana. Essam el Ariam, altro portavoce del movimento, ha anche spiegato come Libertá e Giustizia si sta preparando ai prossimi appuntamenti elettorali nei quali gli egiziani dovranno eleggere il nuovo parlamento e il presidente. Se da una parte non vi sarà una candidatura alla presidenza sostenuta dal partito, il consiglio della Shura ha annunciato che alle parlamentari del prossimo settembre competerà esclusivamente per il 45% dei seggi.

Con questa mossa, il movimento vuole tranquillizzare quanti temono che la Fratellanza voglia andare al potere, imporre la sua visione ed eliminare le altre voci. Anche per questo motivo Mohammed Mursi ha dichiarato che il nuovo Libertà e Giustizia sarà un partito civile con una base islamica che rispetterà tutte le regole della costituzione egiziana. Quello che nascerà sarà un partito che agirà indipendentemente dal movimento della Fratellanza, con il quale coordinerà gli sforzi, e cercherà di includere al suo interno membri della società egiziana provenienti da diversi settori politici e sociali.  Anche se tanto lo statuto che il programma del partito non sono ancora stati resi noti e la nuova sede sarà inaugurata il 21 Maggio, è ormai evidente che, con questo gesto, la Fratellanza ha compiuto un passo storico nell’evoluzione del movimento che alle sue origini era contrario alla creazione di un vero e proprio partito.

E mentre gli islamisti voltano pagina, nei dintorni del Cairo sono molti coloro che, assetati di giustizia, attendono di vedere cosa accadrà nel corso dei processi che la prossima settimana vedranno coinvolti alcuni tra i più importanti membri del regime deposto dalla rivoluzione scoppiata il 25 gennaio scorso. A rispondere alle domande della corte saranno l’ex ministro delle finanze Youssef Boutrous Ghali, il vecchio ministro della comunicazione, Anas e Feky e l’ex capo dei sistemi radiofonici e televisivi egiziani, tutti accusati di corruzione e dilapidazione di fondi pubblici. In aggiunta, proprio ieri nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Al-Ahram, il ministro della giustizia Mohammed el Guindi ha annunciato che il vecchio raís Hosni Mubarak rischia ora la pena di morte.  Qualora Mubarak fosse riconosciuto colpevole di aver ordinato di aprire il fuoco contro i manifestanti durante le proteste rivoluzionarie iniziate lo scorso gennaio, questo potrebbe infatti essere condannato alla pena capitale.

* Nena News

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