Uwe Bohnhard e Uwe Mundlos sono seduti al tavolo del camper parcheggiato nella periferia di Eisenach, Turingia. Discutono, forse per l’esito (disastroso) della quattordicesima rapina portata a segno. Esplodono due colpi di pistola. Uwe B. e Uwe M. si accasciano sul tavolo. Il camper va a fuoco.
Nello stesso momento, a Zwichan, cento km più a est, una donna di 36 anni incendia l’abitazione che divideva con due amici. La donna si chiama Beate Zschape e i suoi conviventi erano Uwe Bohnhard e Uwe Mundlos. Ad Amburgo viene arrestato un uomo di 37 anni, proprietario dell’appartamento e del camper andati a fuoco, nonché membro del NationalSozialistischer Untergrund (Nsu), formazione di stampo neonazista. Con questo finale dalle tinte pulp, la polizia è arrivata a capo di una lunga serie di omicidi a sfondo razziale e all’assassinio di una poliziotta bavarese. Zschape, descritta come una ragazza apatica, svogliata ma estremamente intelligente, si è consegnata alla polizia offrendo collaborazione in cambio di una condanna più morbida.
I tre personaggi appena introdotti (l’uomo di Amburgo è, per la polizia, solo un complice) hanno alle spalle una lunga scia di sangue: noti come i bombaroli di Jena, o la cellula Nsu di Zwichan, sono responsabili di diversi attentati, ma soprattuto hanno messo la firma – tra il 2000 e il 2006 – sugli assassini di otto turchi e di un greco: tutti, tranne uno, lavoravano nei chioschi di kebab. In un dvd ritrovato nell’abitazione di Zwichau, dalla durata di 15 minuti e intitolato “Tour in Germania: nove turchi ammazzati”, sono contenute le immagini shock dei corpi delle nove vittime.
Molti quotidiani tedeschi riportano in prima pagina le foto in bianco e nero dei tre di Zwichan e la Germania è letteralmente stordita: la paura del rigurgito nazista è sempre molto forte. La cancelliera Angela Merkel ha promesso di andare al fondo di questa storia che rappresenta “una disgrazia, una vergogna per la Germania”. Al ministero dell’Interno si indaga per capire quanto sia estesa la rete del Nsu: “dalle prove raccolte – dicono dal ministero – sembra che si stia sviluppando una nuova forma di terrorismo bruno (ndr: dalle camicie brune hitleriane)”.
La cronaca degli ultimi giorni ha riaperto il dibattito anche sulla necessità di mettere al bando il Partito nazional democratico (Npd), di estrema destra e dai richiami nazisti. Il Npd che attualmente percepisce i finanziamenti pubblici – e quindi i soldi dei contribuenti – è il punto di riferimento per le organizzazione ancora più estremistiche: mettere fuori legge il Npd significherebbe tagliare la testa al mostro neonazista. A chiedere un intervento deciso alla Corte costituzionale è anche il sindacato di polizia.
Le istituzioni dovranno agire subito, anche per allontanare un antipatico sospetto che vede come protagonista l’agenzia dei sevizi segreti della Turingia: come è possibile che i tre giovani abbiano potuto operare in maniera così indisturbata e per oltre un decennio?
* Peacereporter
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