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Aumentano i morti sul lavoro. I giovani più a rischio

Prendete un giovane precario in un cantiere. Non ha un contratto decente, non sa se tra un mese lavora ancora. Lo mettono sull’impalcatura senza casco né ganci. Pensate che rifiuterà? Ha il 62% di probabilità in più di morire.

Aumentano gli infortuni mortali sul lavoro. Nel 2011 sono stati 553, contro i 526 del 2010. 27 casi in più, pari ad un incremento del 5,1 per cento. È quanto emerge dall’ultima indagine condotta dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, la società mestrina che da oltre due decenni è in prima linea sul fronte della sicurezza dei lavoratori.

LE REGIONI
Tracciando un bilancio del decennio 2010-2011, l’indagine segnala come sia la Lombardia, anche nel 2011, la regione che fa registrare il maggior numero di vittime (72), seguita da Piemonte ed Emilia Romagna (49), dal Veneto (45), dalla Toscana (40) e dalla Campania (39). Cifre drammatiche anche in Sicilia (36), Lazio (35) e Puglia (33). In termini di incidenza degli infortuni mortali sulla popolazione lavorativa, il dato più allarmante emerge invece dalla Valle D’Aosta. La regione settentrionale ha infatti un indice di incidenza pari a 70,1, contro una media nazionale di 24,2, ed è seguita dal Molise (55,3), dall’Abruzzo (52,7), dall’Umbria (43,7) e dal Trentino Alto Adige (42,6). Sopra la media anche il dato riferito alla Basilicata (32,4).

La provincia colpita più duramente è Brescia, con 18 vittime nel 2011 (lo scorso anno erano Bolzano e Roma con 20 decessi), seguita da Torino (17), da Milano, Bolzano e Frosinone (13), da Roma, Bologna e Napoli (12). Dieci le morti bianche a Cuneo, Perugia, Reggio Emilia, l’Aquila e Chieti (10). Tornando alle incidenze rispetto alla popolazione lavorativa è, invece, Nuoro a condurre le fila con un indice pari a 88,1; vicinissima a L’Aquila (85,1), a Savona (80,5) e a Benevento (80). Indicatori decisamente più virtuosi in tal senso vengono rilevati nelle grandi province: Roma (7), Milano (7,4), Napoli (15,4), Torino (18,3), Firenze (18,7), Palermo (17,4).

Sul fronte delle macroaree geografiche, e rapportando le morti bianche alla popolazione lavorativa, è il Sud a fornire lo scenario peggiore (26,6), seguito dalle Isole (26,1), dal Centro (25,5), dal Nordest (24,9) e dal Nordovest (20,5).

Dal rapporto sull’andamento degli incidenti nel corso della settimana, emerge poi che il giorno più pericoloso per i lavoratori è il lunedì.

I SETTORI
Resta sempre l’agricoltura, il settore più pericoloso: il 39,6 per cento delle vittime (lo scorso anno era 34,6 per cento) ha perso la vita tra campi e trattori. Mentre nel settore delle costruzioni si registra il 22,2 per cento dei decessi (nel 2010 si superava il 28 per cento). Più distanti i valori del commercio e delle attività artigianali (13,4 per cento), quelli di trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (5,1 per cento), di produzione, distribuzione e manutenzione energia elettrica, acqua e gas (3,4 per cento).

LE CAUSE
La caduta dall’alto e il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento sono invece le cause principali di morte (rispettivamente nel 24,2 per cento e nel 21,9 per cento dei casi). Sempre alta e drammatica – si evince ancora dal rapporto Vega Engineering – la percentuale di coloro che muoiono schiacciati per la caduta di oggetti pesanti (17,7 per cento, oltre 6 punti in percentuale in più sul 2010).

GIOVANI A RISCHIO
La fascia d’età maggiormente coinvolta nel dramma è quella compresa tra i 45 e i 54 anni, (126 vittime). Insieme a quella degli ultra sessantacinquenni (115). Ma il rapporto segnala anche che la probabilità di un evento mortale, per un giovane tra i 15 e i 24 anni, è il 62 per cento più alta rispetto ai lavoratori più maturi (tra i 25 e 44 anni). Stando all’analisi di Vega Engineering, si tratta di “un dato inquietante”, visto che i giovani non sono in grado “di esprimere un giudizio sulle condizioni di lavoro in sicurezza e sono quindi totalmente dipendenti dai propri preposti o datori di lavoro”.

Un’altra categoria a rischio è quella degli stranieri, tra i quali è avvenuto il 13,1 per cento dei decessi: 72 morti (nel 2010 erano l’11,3 per cento, pari a 59 decessi). Rumeni ed albanesi i lavoratori più colpiti dal dramma. Mentre le donne che nel nostro Paese hanno perso la vita sul lavoro sono 18 (una vittima in più del 2010 nell’universo femminile delle lavoratrici).

BILANCIO DEL BIENNIO 2010-2011
Sono stati 1079 i decessi rilevati nel biennio 2010-2011 (526 nel 2010 e 553 nel 2011 – con un incremento del 5,1 per cento).

La zona più colpita in termini numerici è stata il Centro del Paese con 188 casi rispetto ai 145 registrati nel 2010. Segue nel podio dei record negativi il Nordovest che nel 2010 contava 121 vittime e nel 2011 è arrivato a 140. La Lombardia è in cima alla graduatoria per tutto il biennio (nel 2010 con 74 nel 2010 e 72 nel 2011). Nella graduatoria provinciale in termini numerici nel 2010 la maglia nera spettava a Bolzano e a Roma (20 vittime) quest’anno tocca a Brescia guidare la classifica con 18 morti sul lavoro.

Nel rapporto tra occupati e morti bianche a livello regionale, nel 2010 era il Trentino Alto Adige ad emergere con un indice di incidenza pari a 62,2 contro una media nazionale di 27,1 ed era seguito dall’Abruzzo (38,4) e dalla Calabria (37,5). Nel 2011 invece la Valle D’Aosta guida il Paese con un indice di incidenza pari a 70,1 contro una media nazionale di 24,2.

Le cause di morte più frequenti non sono cambiate nel biennio, ovvero la caduta dall’alto e il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento; anche se hanno subito variazioni opposte. La caduta dall’alto è infatti diminuita (dal 27,1 per cento del 2010 al 24,2 del 2011). E il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento è aumentato (dal 18,8 del 2010 al 21,9 per cento del 2011). Un incremento del 6,5 per cento è emerso poi per i casi di morte dovuti a schiacciamento per la caduta di oggetti pesanti (17,7 per cento nel 2011, vale a dire 6,5 punti in percentuale in più sul 2010).

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