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La riforma unilaterale del mercato del lavoro va avanti. Silenzio complice di CGIL CISL UIL

Monti lo ha affermato molto chiaramente ‘Entro marzo la riforma del mercato del lavoro sarà cosa fatta con o senza l’accordo con le parti sociali’ e finora ha dimostrato di essere uomo di parola, per lo meno rispetto alla demolizione di norme, regole e diritti dei lavoratori, dei precari e dei pensionati, perché invece sul  versante dei privilegi le lobby stanno lavorando molto bene  riuscendo a  salvaguardare i propri interessi, basta vedere come è uscito modificato dal Senato  il decreto sulle liberalizzazioni.

Debole con i forti, forte con i deboli il governo un pezzo di riforma la sta già attuando; con un decreto, in teoria relativo alla semplificazione fiscale, si mettono le mani sul lavoro interinale e sullo staff leasing, abolendo alcuni laccioli, tanto sgraditi alle imprese, in modo da rendere più agevole il ricorso a queste due tipologie contrattuali; le aziende non dovranno più giustificare  i motivi per cui ricorrono a queste forme di contratto, si evita loro così di dover rispondere in sede di contenzioso e magari di trovarsi obbligati ad assumere il lavoratore a tempo indeterminato. Non ci sarà più alcun problema a licenziarli!

Non c’è male per una ministra che ci ha ammorbato l’anima, per non dire peggio, con la manfrina che bisogna assolutamente  abolire l’art.18 per permettere ai giovani un futuro senza più precarietà e con maggiori certezze.

Il confronto con le parti sociali – che non si configura come una trattativa è ormai chiaro a tutti – viene rimandato a data da destinarsi, ufficialmente perchè serve tempo per ‘individuare le risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali’ come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.

A rallentare il percorso, però non è solo la quantità  di risorse necessarie a garantire redditi e salari a chi perde il lavoro, ai disoccupati che non riescono a trovarlo, ai precari sottopagati e sfruttati, aspetto non secondario se veramente si volessero introdurre nel nostro paese veri ammortizzatori sociali.

Il fatto è che nelle intenzioni della ministra Fornero i lavoratori dovrebbero pagarsi da sé, con contributi assicurativi, gli eventuali periodo di disoccupazione, ben oltre quanto ora versano per la Cassa Integrazione, mentre le aziende e lo stato non spenderebbero un euro.

Il risultato sarebbe di togliere quel minimo di protezione sociale a chi oggi ce l’ha per darne ancora di meno a chi oggi non usufruisce di alcun ammortizzatore.

Camusso e Bonanni hanno valutato con favore il rinvio di oggi, la prima addirittura dichiarando che nella discussione appena iniziata su precarietà e forme di ingresso qualche elemento positivo c’è.

Niente da dire sull’estensione senza limiti del lavoro interinale  e dello staff leasing di cui sopra?

Migliaia e migliaia di precari e disoccupati, che non hanno il tempo di annoiarsi, impegnati come sono a cercare ogni giorno i mezzi per sbarcare il lunario, rivendicano un lavoro vero e un salario dignitoso, non chiacchiere utili solo a giustificare la presenza ad un tavolo  che, date le premesse,  non potrà portare a nulla di buono.

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