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“Nella Terra dei fuochi io non sento il senso dello Stato”

 

Qui il confine tra politici e delinquenti è labile, tocca difenderci da soli perché noi siamo eroi

 

Pubblichiamo la testimonianza di una sociologa, Novella Vitale, che vive nella Terra dei fuochi

A volte una piccola pietra può rovesciare un grande carro (Lao Tze).
Mi trovo spesso a pensare a quanto sia incredibile quello che sta accadendo in questo piccolo pezzo di terra di uno degli stati più potenti del mondo.

La terra dei fuochi e dei veleni. A volte mi sembra di vivere in un incantesimo di un mago cattivo che ha avvelenato l’aria, l’acqua e il suolo e ha addormentato la mia gente per un tempo che sembra infinito. È un inferno visto dall’esterno , un incubo vissuto dall’interno.
Poi, quando mi capita di leggere la storia dei bambini massacrati in Siria, dell’omofobia in Russia e nel resto del mondo, degli attentati in Iraq,in Palestina, in Afghanistan, della lapidazione e delle terribili violenze sulle donne e sui bambini, della mancanza di lavoro che porta ai suicidi, mi rendo conto che ci sono altri posti del mondo e situazioni più terribili della nostra. Luoghi ancora più degradati. Ma ci sono posti in cui si può stare meglio. E se poi questi posti, in cui si vive meglio, sono a meno di 100 km da casa mia, allora un po’ mi incazzo e faccio bene a farlo. E quando mi monta la rabbia, posso anche arrivare a fare quello che ho fatto tre anni fa, quando ho telefonato all’una di notte al sindaco di un paese vicino, svegliandolo, e gli ho urlato più che potevo che non riuscivo a dormire anche per colpa sua, perché lui non faceva il suo lavoro di sindaco: non tutelava la mia salute, permettendo che la mia stanza da letto fosse inondata dalla puzza di bruciato.
È qualche anno che mi indigno per la triste storia della mia terra, una storia iniziata tanti anni fa. Ed è da qualche anno che incontro indignati. Come e più di me. Centinaia di persone, uomini e donne fantastici che si danno da fare per informare, studiare, proporre soluzioni. Prima non sapevo, non vedevo, non immaginavo. Ora penso che, nella nostra zona, non sia più possibile non vedere e non sapere e non conoscere le conseguenze degli sversamenti incontrollati di rifiuti tossici nelle nostre campagne. E nelle nostre città. Ma purtroppo è ancora possibile fare finta di ignorare sia la violenza che stiamo subendo, sia il fatto che ognuno di noi può fare qualcosa. Sapere e non reagire è una grande responsabilità. Siamo anche noi responsabili del silenzio su uno dei grandi genocidi della storia. Questo è il nostro piccolo pezzo di mondo, è toccato a noi ed è qui che, se decidiamo di restare, possiamo iniziare a lavorare.
Siamo tutti un po’ responsabili per la bambina di Casal di Principe e di suo padre, incontrato per lavoro, che girava l’Italia per aiutare la sua piccola a risolvere il problema di una lingua troppo grande per la sua bocca. Una delle tante malformazioni congenite che affliggono i bambini e le loro famiglie.

Il direttore di “Parallelo41” mi ha chiesto di scrivere un pezzo sui roghi, sul disordine e sul senso dello Stato. Mi sono interrogata, e confesso che non capisco bene cosa sia il senso dello Stato. Se lo Stato è quello che continua a ignorare che la mia gente si sta ammalando di tumore sempre di più e che i bambini qui, più che altrove, nascono con malformazioni congenite, io non sento lo Stato. Se lo Stato mi ha impedito che io sappia ufficialmente quanti sono i malati di tumore e di altre patologie legate all’inquinamento, io non sento lo Stato. Se lo Stato, più volte sollecitato in tutte le sue articolazioni decide di risolvere il problema dei rifiuti con inceneritori e gassificatori, invece di iniziare a sanare terre e vite, io non sento lo Sato.
Se lo Stato travestito da poliziotto, è quello che massacra fuori le discariche la mia gente, io non sento lo Stato. Se lo Stato continua a prenderci in giro, attraverso i suoi rappresentanti, dicendo che nella mia terra i roghi sono diminuiti, io non sento lo Stato. Se due ministri ci vengono a dire che qui ci ammaliamo per i cattivi stili di vita, io non sento lo Stato. Non sento lo Stato nemmeno quando ho portato un dirigente di una istituzione a “ispezionare” le discariche della mia zona e mi sono sentita dire che pensavo solo alla munnezza. Credo che sia più corretto parlare di senso dell’uomo. Se non si ha il senso dell’uomo, che poi è il senso del bello e della vita, non si può parlare di Stato. E il senso dell’uomo va coltivato tutti i giorni. E finalmente vedo crescere, un po’ ovunque, anche nel mio paese, Santa Maria Capua Vetere, uno tra i più anestetizzati luoghi del Casertano, un po’ di interesse per la vita.
Che poi è quello il trucco. Parlando con un amico, ci interrogavamo, tempo fa, sul perché in Umbria, per esempio, non ci sono roghi. Lui ha ipotizzato che se un umbro vedesse qualcuno che sotterra, sversa, brucia, gli andrebbe vicino e lo fermerebbe. Io penso che in parte abbia ragione. Il problema è che l’Umbria non è stata individuata a tavolino come terra di conquista, di scempi e di sversamenti. Il problema è che se qui, a volte, provi a fermare i delinquenti, lo “Stato” non sempre ti protegge .Perché qui si sente più forte che altrove che i confini tra alcuni politici e i delinquenti sono abbastanza labili. Se non fermiamo noi gli scempi con la nostra indignazione, non li fermerà mai nessuno. E Noi vuol dire TUTTI! Senza aspettare gli eroi. Gli eroi siamo noi che tutti i giorni viviamo in una terra con la paura di bere, mangiare e respirare. Nessuno ha soluzioni preconfezionate per affrontare il nostro dramma. Solo una forte mobilitazione , prima individuale e poi collettiva delle coscienze, può servire.
Bisogna parlare, incontrarci, non limitarci a chiuderci in casa quando sentiamo la puzza di bruciato. Non avere paura di sapere. E di vedere. Ormai non abbiamo molto da perdere. Ci sono realtà aggregative di incontro molto vicine a tutti noi piene di gente che non ha intenzione di demordere. A Napoli e dintorni. C’è il Coordinamento Comitati Fuochi, Cittadini Campani, il sito La Terra dei Fuochi. E altre realtà ancora, tutte da sostenere. Realtà associative piena di persone che non si arrendono . Realtà che andrebbero create in ogni paese… Solo confrontandosi, parlando, si possono iniziare a capire tante cose.
A capire, per esempio, che i favori e la compravendita dei voti non sono “piaceri”. Chi compra il nostro voto è la stessa persona che permette che, poi, nella nostra terra si sversi. Chi compra il voto avvelena tutti noi. Si può iniziare a capire che il pizzo è una tassa che forse possiamo evitare. O si pagano le tasse allo Stato o all’antistato. Che si mettessero bene d’accordo fra loro anche su questo e decidessero. La gente non ha soldi per pagare tutti. Basta un po’ di consapevolezza: è necessario renderci conto che in questa terra siamo stati affamati da anni, offesi, sfruttati ed è cosi che siamo arrivati a questo punto.
Lo Stato? Non lo so se c’è. Io continuo a credere nell’uomo, nella vita e nell’amore. So che ho il diritto di essere felice e il diritto di vivere bene e che anche mia figlia e chi mi sta attorno hanno gli stessi diritti.

da http://paralleloquarantuno.it

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