Con queste brevi note vogliamo informare lavoratori e lavoratrici della nostra scelta di lasciare la Cgil per dar vita, anche in Trentino, al sindacato USB Unione Sindacale di Base La nostra è stata una scelta difficile, meditata nel tempo ma inevitabile. Le ragioni della nostra uscita dalla Cgil riguardano principalmente due aspetti: la democrazia interna e la politica subalterna della Cgil rispetto a governo ed imprese. Gli atti e le sanzioni amministrative possono espellere dei compagni ma non possono cancellare il dato che democrazia e dissenso non hanno più diritto di cittadinanza dentro la Cgil. Per avere difeso un delegato dall’arroganza di un segretario provinciale ci siamo trovati denunciati al Comitato di garanzia della Cgil. Se cancellare il dissenso con atti amministrativi è tipico dei regimi dittatoriali, lo strumento dell’espulsione di chi la pensa diversamente è tipico delle sette, non delle organizzazioni democratiche. Purtroppo la Cgil non solo ha ridotto gli spazi di democrazia al suo interno ma ha anche cambiato il suo DNA accettando, senza lottare, l’elevamento dell’età pensionabili a 67 anni, la sostanziale cancellazione dell’articolo 18, il dilagare della precarietà e sta permettendo ai governi che si sono succeduti negli ultimi anni di imporre una politica di lacrime e sangue in nome dell’austerità voluta dalla troika europea. La sua subalternità al PD, gli avvenimenti degli ultimi mesi dentro la Filcams e la Cgil Trentina e la firma del “Testo Unico” sulla Rappresentanza sindacale hanno fatto maturare la nostra convinzione di lasciare la Cgil. Noi non possiamo convivere dentro un’organizzazione che firma accordi dove i lavoratori vengono espropriati dei loro diritti democratici e di partecipazione alle scelte che li riguardano, che tenta di chiudere definitivamente ogni spazio di democrazia e di conflitto nei luoghi di lavoro, attribuendo ai firmatari una prerogativa legislativa che invece la Costituzione attribuisce al Parlamento. Ma non solo, oggi questa Cgil subisce senza lottare la distruzione dei posti lavoro, la chiusura delle fabbriche, le privatizzazioni, la precarietà e il taglio dei salari mentre banchieri, padroni, supermanager, ricconi ed evasori fiscali continuano a fare i loro sporchi affari indisturbati e noi diventiamo sempre più poveri. Per questo siamo usciti dalla Cgil, perché questa organizzazione è ormai irrecuperabile alle ragioni del lavoro e conseguentemente va abbandonato. Questa non è una scelta di chi si sente “sconfitto”, anzi per noi la decisione di iscriverci all’USB Unione sindacale di Base, è motivo di orgoglio, è linfa per un rinnovato impegno per lavorare alla costruzione di un sindacalismo indipendente dal quadro politico, istituzionale e padronale. Per questo nel rifiutare le politiche di austerità imposte dalla troika, fatte proprie dai governi Berlusconi, Monti e Letta, subite passivamente da Cgil, Cisl e Uil che distruggono vite umane e territori, generano miseria e razzismo, vogliamo lottare per difendere gli interessi dei lavoratori e per attivare un cambiamento generale nel nostro paese. Un sindacato che sappia contrapporsi alla frammentazione dei lavoratori con l’obiettivo di connettere le lotte che avvengono nei luoghi di lavoro, sul territorio, nella società civile e quindi cercare di unificare le varie realtà del sindacalismo conflittuale ed indipendente. Siamo convinti che in questa situazione di crisi rilanciare il conflitto, anche sociale, finalizzato all’acquisizione di nuovi diritti e nuove tutele, sul lavoro e nella società, richiederà un impegno straordinario che da parte nostra sarà affrontato con un rinnovato entusiasmo per rilanciare una contrattazione che abbia come presupposto il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita per milioni di lavoratori.
Ezio Casagranda, Marco Cappelletti, Andrea Mazzoleni, Swetlana Tenuta, Alberto Segata, Giuseppe Lorenzi, Elisa Marzo, Loris Depaoli, Tiziana Zanon, Luciano Lorandi, Veronica Bruno, Monica Bresciani, Fabrizio Monegatti.
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