Intervista rilasciata da Giorgio Cremaschi a Controlacrisi.org
Cosa ha deciso Rossa rispetto alla lista Tsipras?
Noi non daremo un sostegno diretto a questa lista nel senso che il gruppo di sindacalisti e militanti politici e di movimenti che fanno riferimento a Rossa hanno deciso di non identificarsi collettivamente con questa lista. Ci saranno compagni e compagne che la sosterranno personalmente e altri che avranno un giudizio più critico.
In cosa si sostanzia la critica?
Tre gli elementi di critica. Il primo riguarda l’Europa, il secondo i contenuti della battaglia in Italia e il terzo lo schieramento che in Italia sostiene Tsipras. Ma questo, ovviamente, non vuol dire che non ci rendiamo conto dell’alternativa Tsirpas in Europa rispetto a Shultz.
Stabilito questo, perché il passaggio italiano non vi convince?
Nei programmi concreti questa lista rappresenta una occasione mancata, perché non riesce a ancora a staccarsi dalla storia delle alleanze ibride di forze varie, che si mettono assieme per superare il quorum, M,a. che non hanno un vero progetto comune. Questo rimane anche se questa è formalmente una lista civica sostenuta dai partiti. Non vedo una chiara rottura e alternativa al centrosinistra. Sto con la lotta del popolo greco e anche con l’esito politico che ha prodotto, ovvero Syriza,ma questa lista non è la realizzazione di Syriza.
Tsipras sta spaventando molto l’Europa liberista. Se passa in Grecia potrebbe crearsi un effetto domino.
Il suo programma è rimettere in discussione l’austerità in Europa. Anche se ora lo dicono tutti si tratta di compiere scelte di fondo e la proposta di Tsipras di una conferenza europea per dimezzare il debito dei paesi del Sud mi pare un passo avanti. Si può fare però un’obiezione di fondo: non c’è alcuna possibilità di realizzare questa conferenza nella Unione Europea. Non c’è alcun governo europeo che abbia chiesto di rivedere il fiscal compact. Ma se anche ci fosse, la Germania una conferenza di questo genere semplicemente la impedirebbe. Il popolo greco sa bene che il debito può anche essere ristrutturato, ma solo in cambio della chiusura degli ospedali e di tutto lo stato sociale. Secondo noi questa proposta di TSIPRAS non ha alcuna concretezza se non parte da atti anche unilaterali di rottura. Non si può pensare di sedersi a un tavolo che non esiste. La domanda che mi sento di rivolgere a Tsipras è cosa farà quando vedrà che il piano non è realizzabile. Bisogna rompere la macchina e disdire i trattati europei. Oggi l’Europa reale, quella ideale non. esiste, è una tecnocrazia finanziaria che impone politiche liberiste in accordo con i grandi partiti di centrodestra e centrosinistra. Se si vuol cambiare bisogna rompere la macchina e rovesciare la classe dirigente che la usa. . Anche per questo saremo in piazza il 12 aprile a Roma contro l’Europa della Troika
Tuttavia, nessuno ha ancora indicato una strada sicura di uscita dall’euro.
Bisogna smetterla di aver il tabù dell’euro. Considero una errore che la sinistra europea non abbia adottato il piano La Fontaine, che proponeva non il ritorno qua e là alle monete nazionali ma la messa in discussione dell’euro ovunque. Tutta la costruzione economica liberista deve essere messa in discussione e per farlo non si può non avere la sovranità democratica sulla moneta. Si chiama condizione necessaria ma non sufficiente. Oggi la Bce è una banca di mercato che sulla base dello spread amministra le nostre economie. Nel 1979 nel il Pci vinse Berlinguer contro Napolitano e il partito ruppe con la politica di unità nazionale proprio votando contro l’entrata dell’Italia nello SME, che era l’antenato dell’euro. Subito dopo ci fu la disastrosa separazione della Banca d’Italia dal Tesoro, voluta da Ciampi e Andreatta, che costruì il debito finanziandolo sui mercati . Quindi rimettere in discussione l’euro è condizione necessaria ma non sufficiente. Bisogna smontare le politiche liberiste che durano da trenta anni ripubblicizzando le grandi scelte economiche. Quindi tutto il sistema bancario va nazionalizzato per finanziare politiche di eguaglianza sociale e piena occupazione. So bene che è una soluzione difficile che va controcorrente, ma è una soluzione. Quella più mediaticamente popolare di democratizzare l’Europa delle banche lasciando euro e trattati appare invece più raggiungibile, ma è una soluzione che non risolve nulla.
E se passa in Grecia?
Se la Grecia disdetta i trattati può crearsi un positivo effetto domino, certo. In questo vedo un sostegno critico alla lista Tsipras. Pochi giorni fa si è aperto nel Parlamento europeo un dibattito sul ruolo della Troika, critico ma assolutamente impotente. E’ la Troika che decide. Non sono d’accordo con Habermas che dice che bisogna operare per la democratizzazione, invece come nell’Europa della Santa Alleanza del 1848 i popoli devono rovesciare i tiranni. Allora c’erano i re, oggi la tecnocrazia finanziaria, ma questa Unione Europea non è riformabile. Aggiungo che se Syriza come spero vince in Grecia avrà subito di fronte il bivio. Rompere o piegarsi e distruggere la speranza. Per questo spero nella rottura perché se ci e si arresta di fronte ai primi veti tedeschi dopo la vittoria, temo che a quel punto l’esperienza di governo di sinistra in Grecia durerebbe pochissimo.
Un tema importante per la sinistra è quello del populismo di destra.
Siccome siamo governati da un sistema di potere in cui da una parte c’è Berlusconi e dall’altra il Pd e la Repubblica, nel senso del quotidiano di De Benedetti, o si costruisce una alternativa ad entrambi oppure lo spazio per la sinistra sarà sempre più ridotto. Una alleanza da Vendola che si prepara a rientrare con il Pd a Rifondazione e intellettuali vari non ha futuro. In Italia non si può essere fuori e contemporaneamente vicini al Pd. Il governo Renzi è pericolosissimo, è l’espressione di una classe politica spregiudicata, che fa venire in mente Craxi. Noi lavoriamo perché ci sia in Italia una sinistra antagonista che non è che sta fuori dal centrosinistra perché il PD non la vuole, ma perché sceglie di stare fuori esiti contro. A me ha colpito molto negativamente che Prc e Pdci abbiamo sostenuto in Sardegna uno che ha fatto dichiarazioni di fuoco sull’articolo 18. Non so cosa intendi per populismo di destra, ma se si tratta si combattere le forze razziste reazionarie e neofasciste, vedi ucraina, son totalmente d’accordo . Se invece si deve accettare il punto di vista del palazzo liberista europeo che fa un calderone di euroscettici e populisti per ogni dissenso., allora no. L avversario principale son i governi europei della Troika. Chiunque li sostenga.
Sostegno critico a Tsipras che vuol dire in soldoni?
Voglio prima aggiungere un’ultima questione . I sindacati europei e italiani. Le grandi confederazioni sono parte del problema in quanto non hanno mai contrastato in tutta Europa le politiche di austerità. In Italia l’accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza non è solo anticostituzionale, ma rappresenta la definizione formale di ciò Che chiedeva la famigerata lettera della BCE del 4 agosto 2011, un sistema di deroghe permanenti ai contratti nazionali. Qui parliamo di casa nostra: la lista TSIPRAS italiana ignora la questione sindacale perché dentro di essa ci stanno anche coloro che sostengono Susanna Camusso . Per questo se ci saranno nella lista compagni e compagne dei movimenti radicali sosterrò la loro battaglia dentro la lista, ma detto questo bisogna ancora lavorare per una sinistra anticapitalista alternativa a destra e centro sinistra.
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