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Per un’analisi della rinascita del fascismo in Europa

Tra passato e presente, analogie e differenze col fascismo storico, usurpazione e cannibalizzazione politica dell’immaginario della Sinistra di classe.

La sfida del futuro per la declinazione dei diritti sovrani. Per iniziare: la dinamica in parte già – timidamente – disvelata dal risultato delle municipali francesi emergerà, con tutto il suo portato dirompente, al termine delle prossime elezioni europee. E’ bene ricordare, a questo proposito, che la marcia ultraventennale di affermazione continentale dell’estrema destra ha subito una decisiva accelerazione grazie al golpe ucraino. Di seguito, occorre ricordare che l’Ucraina è parte integrante dell’Europa e che, dunque, in Europa, per la prima volta dal secondo dopoguerra, siede un governo, il quale orgogliosamente vanta tra le sue fila quattro ministri espressione diretta del neonazismo.
La Sinistra occidentale tutta, tranne pochissime lodevoli eccezioni, ha mancato la giusta analisi sugli avvenimenti di Kiev, sposando ancora una volta, come spesso ha fatto dal crollo del Muro di Berlino ad oggi, il punto di vista del nemico e accodandosi alla preconfezionata versione dei fatti fornita dalle Ong filo imperialiste di sorosiana fattura. Non è un caso che la Sinistra occidentale, in tutte le sue articolazioni pretese liberal o radicali, abbia clamorosamente mancato di sollevare a livello internazionale l’emergenza nazista in Ucraina che è solo il preludio di quanto avverrà, in forma diversa da Stato a Stato, nei prossimi mesi: l’affermazione continentale dell’estrema Destra.

I fogli della Sinistra radicale, guarda caso di concerto con testate quali “Repubblica”, ci hanno sovente raccontato della “rivoluzione ucraina”, compiuta in nome dei valori della democrazia parlamentare e dell’europeismo, evitando accuratamente di dare conto della crescita esponenziale, giorno dopo giorno, delle forze neonaziste tra le pieghe della protesta. Ciò accade perché quanto rimane in piedi dell’antifascismo, a livello dialettico, è stato completamente scollegato dalle categorie dell’anticapitalismo e dell’antimperialismo. Ciò, inoltre, fa sì che la nostra Sinistra – cosmopolita ed umanitaria al pari della chiesa cattolica – provi deterministicamente empatia per qualsiasi ribellione di piazza, mancando di interrogarsi su quali ne siano i motivi e gli artefici. Si prova simpatia per gli studenti ricchi di Caracas che tirano pietre in piazza, al pari delle squadracce naziste di Settore destro che sparano armate di tutto punto contro i Berkut a Kiev, poiché si ignora – o si finge di farlo – il loro ruolo controrivoluzionario.

Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che sempre più spesso la reale natura del fascismo non viene compresa (poiché siamo in presenza di uno spaventoso deficit di analisi del fenomeno) e di conseguenza si misconosce il suo ruolo metastorico di “sovversione reazionaria di massa”. D’altro canto, gli avvenimenti ucraini ci hanno consegnato l’importante riprova del fatto che, nonostante i sempre maggiori richiami all’anticapitalismo e l’autoaffermazione propagandistica quale forza autenticamente “anti Sistema”, nel momento della verità, l’estrema Destra si riposizioni sempre sotto il confortevole ombrello del liberalismo, dell’atlantismo e del capitale.

La partecipazione di Svoboda e Settore destro al nuovo esecutivo di rapina e macelleria sociale, insediatosi a Kiev sotto le bandiere dell’europeismo, confermano come la pretesa autonomia del fascismo esista nella dimensione “eroica” dello squadrismo e non certo in una proposta politico-economica alternativa a quella del capitale monopolistico. Ben più insidiosa, socialmente e politicamente confusa si presenta la situazione in Europa occidentale, dove la debolezza della Sinistra di classe, da un lato, e la correità della Sinistra del “socialismo europeo”, dall’altro, alle politiche di rapina dell’Ue stanno consentendo alla Destra radicale di accreditarsi tra i popoli europei, grazie ad un’azzeccata propaganda, quale unica forza politica realmente alternativa ai centri sovranazionali di potere finanziario che hanno impoverito l’intero continente.

E’ bene ricordare, a questo proposito, che l’attuale debolezza di ciò che rimane in piedi e si richiama all’esperienza storica della Sinistra di classe non è certo opera del destino cinico e baro, non un rovescio di fortuna quindi, ma la risultante di una completamente errata postura assunta dagli ex/neo/post/vetero comunisti dopo le controrivoluzioni dell’89. Se, a titolo di esempio, oggi i neofascisti del fronte nazionale francese vengono riconosciuti da segmenti consistenti di classe operaia autoctona come rappresentanti ben più degni dei sinistri radicali ciò è molto probabilmente dovuto alla differente semina effettuata da entrambi tra la classe lavoratrice nell’ultimo ventennio. Considerate le rispettive posizioni di partenza, si può tranquillamente considerare come fallimentare la revisione del bolscevismo, operata, a partire dall’89, dai maitre a penser del post comunismo, revisione compiuta, per giunta, accettando quali postulati le tradizionali critiche mosse al comunismo da certa borghesia liberale “illuminata”. Immaginario, dialettica e punti programmatici che hanno animato la Sinistra radicale nell’ultimo ventennio non vanno, quindi, semplicemente sottoposti ad analisi critica ma completamente sovvertiti. -sulla situazione attuale: In questo momento, il centro propulsore dell’iniziativa politica dell’estrema Destra in Europa occidentale non è l’Italia ma la Francia per cui le manovre della Destra radicale italiana nei prossimi mesi saranno gioco-forza influenzate dal modello frontista d’oltralpe. Un dato interessante è che, nei primi anni ’70 del secolo scorso, all’atto di costituzione, lo sconosciuto Fronte nazionale nasceva e si strutturava sull’esempio dell’elettoralmente robusto Msi italiano (di cui già il simbolo adottato richiamava l’esperienza) adesso, invece, la partita politica nelle fila della Destra radicale internazionale si gioca a parti invertite: è la scompaginata nebulosa nostrana ad avere nel vittorioso Fronte nazionale francese il suo modello. Per entrare nello specifico dell’attuale scenario politico italiano, non solo la Destra radicale ma anche il movimento 5 stelle di Grillo imposteranno le rispettive campagne elettorali delle Europee su quei temi portati all’attenzione generale, in primis, proprio dal Fronte nazionale. Questi temi sono innanzitutto: l’uscita dall’Ue e l’abbandono dell’euro, cui segue un preciso discorso propagandistico che interessa i nodi della sovranità nazionale, monetaria e popolare. Nei mesi passati, la rediviva Destra italiana ha partecipato con crescente interesse, in veste di osservatrice, a svariate conferenze di economisti che da sempre indicano, come unica possibile soluzione alla crisi economica, la fuoriuscita dall’Ue e la ripresa di politiche economiche nazionali e quindi, ricorso ad un certo grado di pianificazione, dirigismo ecc. rigetto, insomma, del dogma liberista in ossequio al quale è stata edificata l’unione europea. La Destra radicale italiana è al momento in una posizione di retroguardia ma l’onda nera che monta in tutto il continente finirà presto per travolgerla e galvanizzarla. Come già detto, l’estrema Destra segnerà un’avanzata senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale, spostando, nell’immediato futuro, il quadro politico del Vecchio Continente decisamente a Destra. All’interno di questa avanzata, possiamo notare come la Destra radicale dell’Europa orientale si mantenga su una linea tradizionale nella propaganda, nell’uso di simbologie, nell’iconografia e più in generale, nella condotta politica complessiva, restando sostanzialmente ancorata a quello che è il tradizionale armamentario dell’estremismo neofascista, di contro, il Fronte nazionale ha operato una manovra interessante che permette oggi a Marine Le Pen di presentarsi quale portavoce di un movimento che ambisce ad essere trasversale e non più relegato al suo tradizionale recinto, e che abbraccia e solleva elementi, punti e battaglie strappandoli all’immaginario della Sinistra. Mentre, ai nostri occhi, l’estrema Destra dell’Est costituisce un modello scarsamente appetibile e non esportabile la Le Pen, al contrario, capeggia un modello esportabile e carismatico. Il Fronte nazionale ha fatto propri, nel suo programma elettorale, diversi capisaldi di quella che un tempo era la Sinistra di classe. Ciò può accadere perché, dati alla mano, la Sinistra, oramai da oltre un ventennio, ha abdicato a quello che era il suo ruolo e la sua missione storica tradizionale: dove si verifica un’assenza, di contro, c’è una presenza. Marine ha chiaramente detto che querelerà coloro che la descriveranno come un’estremista di Destra, lei, infatti, preferisce essere definita: cittadina francese, consapevole di ciò che queste parole evocano nei suoi compatrioti e cioè essere parte viva di quella Repubblica che ha dato i natali rivoluzionari all’Europa e al mondo intero, rappresentando un bastione progressista. In questo senso la sfida lanciata della Le Pen è estremamente insidiosa. Sulla questione del modello possiamo mettere in raffronto due movimenti di Destra radicale entrambi in grossa avanzata: l’Alba dorata greca e il già citato Fronte nazionale. Alba dorata rappresenta la continuità storica con tutto quello che è il tradizionale armamentario del neofascismo. Trattasi di un movimento che ha il proprio biglietto da visita nello squadrismo, nella violenza politica esercitata scientificamente a danno dell’avversario, ciò viene orgogliosamente rivendicato dall’Alba. Daltro canto, nella propaganda, il Fronte nazionale parla un linguaggio socialistoide, populista (populista senza un’accezione necessariamente negativa). A cosa si deve questa diversa strategia nell’attegiamento propagandistico? Sicuramente occorre tenere conto che in Grecia l’estrema Destra è sottoposta a un doppio stimolo: da un lato quello della crisi economica, dall’altro, la presenza di un forte movimento operaio con componenti rivoluzionarie, anarchiche e comuniste, non trascurabili. In risposta a questa doppia sollecitazione, l’Alba dorata ripercorre pedissequamente il tracciato storico del fascismo che l’ha preceduta. In Francia, dove la Sinistra appare come “ufficio di propaganda” dei potentati economici e finanziari transnazionali targati Ue, risultando l’ultimo difensore di questa Europa malata, l’estrema Destra può permettersi addirittura il lusso di apparire, agli occhi dei produttori, dei disoccupati e della classe operaia, quale latrice dell’unico modello politico, economico e sociale di alternativa reale e praticabile al liberismo Ue. Interessante sarà vedere nella fattispecie del caso italiano, quale sarà la risposta data dalla Sinistra, in tutte le sue componenti, pretese “riformiste” e “radicali”. Teniamo conto che, a fronte del rafforzamento del campo sovranista in Europa, allo stadio attuale egemonizzato fortemente dalla Destra radicale, la Sinistra rischia di fare il botto. Le elezioni europee possono seriamente minare la tenuta delle istituzioni europee, inoltre, una vittoria del Fronte nazionale alle successive presidenziali potrebbe dargli il colpo definitivo: la Francia esce dall’Unione europea e l’Ue il giorno dopo è finita. L’estrema Destra, quindi, corre il serio rischio di dettare l’agenda politica dei prossimi tempi, la Sinistra, invece, di finire schiacciata da questa dinamica non concependo altro dal modello Ue, non rappresentando alcuna alternativa o via d’uscita. Sfruttando l’assenza di una Sinistra politicamente pesante che sia in grado di intercettare gli umori e le aspirazioni di quelli che un tempo costituivano i suoi “naturali” soggetti sociali di riferimento, l’estrema Destra conquista maggiori strumenti di penetrazione all’interno delle classi sociali di pertinenza storica della Sinistra. In ciò riesce non solo attraverso lo sbandieramento di una politica economica di tipo protezionistico, ma anche sviscerando una serie di suggestioni culturali: Marine Le Pen appare come una femminista che fra l’altro si batte contro l’obbligo del velo per le donne islamiche e l’apertura di moschee ma non come farebbe l’estrema Destra, da un punto di vista confessionale, da integralisti cattolici, al contrario, sbandierando i valori della laicità dello Stato francese. Tradizionalmente, la Destra è stata sempre guidata da un duce carismatico maschio e virile, invece, in questo caso, è guidata da una donna emancipata, che afferma di battersi contro l’oscurantismo religioso e confessionale. La sfida dell’ora: questo lo “stato dell’arte”, considerata, quindi, la realistica analisi delle forze in campo, tenendo insieme conto della forza del nemico, da un lato e dell’intrinseca debolezza, da cui inevitabilmente deriva lo scarso carisma, della proposta politica offerta dalla Sinistra (con la lodevole eccezione di alcuni, isolati casi in Europa), appare evidente come quella di costruire la Sinistra dei diritti sovrani sia non solo una complessa sfida contingente ma un’esigenza vitale, senza il compimento della quale una proposta di Sinistra autenticamente ed orgogliosamente confliggente con l’Unione euoropea del capitalismo finanziario rischia seriamente di perire, schiacciata tra le sirene del radicalismo di Destra, da un lato e il ripiegamento conformista sulle posizioni, economicamente dannose e innocque, della Sinistra mainstream dei “liberalsocialisti”, dall’altro. La crisi senza ritorno del modello “europeista” – squallido termine incolore col quale la propaganda liberista di Destra e Sinistra ha indicato la contingente fase di sviluppo, oramai claudicante, dell’imperialismo finanziario, economico e politico-militare nel Vecchio Continente- produce un montante malessere tra i depauperati popoli d’Europa. I giustificabili sentimenti di rabbia, confusione, paura ed indignazione, comuni a decine di milioni di persone, private di lavoro, diritti perfino dignità umana non solo non rappresentano affatto le “condizioni oggettive” per l’avanzata di una non meglio precisata Sinistra (come qualche sprovveduto analista sembra intravedere nell’innocua esperienza della Lista Tsipras) ma al contrario, nello stadio attuale, costituiscono piuttosto il sostrato emotivo ed irrazionale su cui si è magnificamente innestato il propagandismo dell’estrema Destra. Politicamente, solo un cieco potrebbe non essersene accorto. Un vento nero, che presto sarà bufera, spira sulla vecchia Europa senza sosta, rafforzato da sempre nuove campagne xenofobe, scioviniste ed escludenti, destinate a crescere e moltiplicarsi ad ogni angolo del continente. Le colpe della Sinistra, e quindi in primis delle sue classi dirigenti che ne stabiliscono ordinamenti e indirizzi generali, sono macroscopiche. Perse tra i fumi di un intellettualismo autoreferenziale e “politicamente corretto”, alle prese con la determinazione di fantomatiche “decrescite”, ostaggio di un cosmopolitismo snob – rivelatosi spesso, alla prova dei fatti, guerrafondaio- esse hanno lasciato campo libero alla propaganda della Destra radicale tra la classe operaia, i produttori, i ceti medi impoveriti dalle politiche “lacrime e sangue” dell’Ue. Il neofascismo lepenista fa oggi la voce grossa sulla base di un programma laico, sovranista, improntato alla giustizia sociale, registrando il pieno di consensi tra operai, disoccupati e studenti; la Sinistra, al contempo, non prova nessuna vergogna nell’essere percepita, da quello che un tempo era il suo blocco sociale di riferimento, come ufficio di propaganda dei poteri forti targati Ue. Il silenzio/assenso delle sue componenti pretese “radicali” sugli interventi militari in Libia, Mali e su quello, almeno momentaneamente, sfumato alla Siria ha addirittura permesso all’estrema Destra di vestire con convinzione i nuovi panni dell’antimperialismo. La Sinistra europea, il network che raccoglie le formazioni “radicali” e post-comuniste, come già detto più volte, ha rinunciato aprioristicamente a condurre una battaglia vera e credibile contro il capitalismo targato Ue. Essa ha, al contrario, alimentato e continua nel farlo, la fallace speranza nel proprio elettorato –che nel frattempo si restringe di giorno in giorno- circa la possibilità di conciliare la permanenza nella zona euro e maggiore giustizia sociale. Questo è il mantra della campagna elettorale del nuovo, prossimo fallimento targato Tsipras. Questa crisi di sovrapproduzione, infatti, non lascia spazio alcuno alla possibilità di redistribuire briciole di benessere grazie all’accordo coi “governi amici” e mostra definitivamente l’antistoricità di queste pie illusioni da piano Marshall del secolo scorso. Nessuno tra i dirigenti europei della Sinistra radicale si è finora espresso in maniera credibile (probabilmente, travolto dagli eventi, in futuro comincerà a farlo ma ovvio, non risulterà sincero) per l’uscita dall’Ue, l’abbandono dell’Euro e la riconquista della sovranità popolare e nazionale dei popoli del continente ma daltronde come avrebbe potuto farlo? La Sinistra radicale, spesso gregaria in diversi governi di Centro-Sinistra di diversi paesi, è stata parte acritica ed integrante nel ventennale processo di costruzione di questa Unione ostaggio di banche e finanza. Il caso dell’italiana Rifondazione al rimorchio del primo governo Prodi (quello, ad esempio, dell’introduzione del lavoro precario “col pacchetto Treu), attraverso le tragicomiche formule della “desistenza” e dell’ “appoggio esterno”, costituisce di per sé un esempio sufficientemente esaustivo. Nell’analisi degli avvenimenti storici d’Europa nel secolo scorso, occorrerebbe finalmente convenire sul fatto che, subito dopo la seconda guerra mondiale, il capitalismo assunse il volto “buono” del Piano Marshall e della ricostruzione, animato esclusivamente dal terrore di vedere il continente cadere quasi per intero sotto il controllo comunista. Le politiche d’espansione e di spesa pubblica, quindi, furono dettate dalla paura e dal pungolo esterno dell’Urss –che conferiva uno slancio ed una non trascurabile autorevolezza alla lotta internazionale del movimento operaio- non certo dal sentito bisogno di migliorare le condizioni di vita della classe operaia. Fu la presenza del comunismo a conferire un “volto buono” al capitalismo, non altro. Daltrocanto, abbiamo avuto modo di vedere molto bene di cosa sia capace il capitalismo finanziario in assenza di freni: quale migliore esempio della parabola Ue negli ultimi vent’anni. Ciò vale anche per il futuro, lasciato libero di porre da solo rimedio ai propri danni e storture, il sistema capitalista farà di tutto per garantirsi altri mille anni di sopravvivenza a continuo discapito della classe lavoratrice. Per questo, le sirene della Sinistra radicale che, oggi, parlano di riformabilità del Sistema e di compatibilità dell’indirizzo europeista con politiche di maggiore attenzione sociale, in regime di dominio incontrastato del capitalismo finanziario, saranno inevitabilmente destinate a implodere sotto il peso delle loro menzogne. Per concludere: tornando all’inizio della nostra analisi e quindi ai fatti di Kiev, ci preme ribadire come l’affermazione del fascismo ucraino finirà inevitabilmente per rafforzare la già preoccupante dinamica europea, restituendoci l’estrema Destra non solo nella sua maschera tattica ed elettoralmente appagante del “populismo” ma anche attraverso la sua natura reale e dimensione “eroica”: lo squadrismo sic et simpliciter. Inoltre, forte della vittoria ucraina, la ventata di fascismo che investirà l’intera Europa occidentale nei prossimi mesi, esporrà paesi “evoluti” come il nostro ad un’ondata di fondamentalismo cattolico, pronta a mettere in discussione la legislazione sull’aborto e più ingenerale sui cosiddetti diritti civili. Denunciando, inoltre, il carattere imperialista dell’attacco mosso dagli Usa e dall’Ue alla sovranità nazionale dell’Ucraina, attacco che getterà il popolo nella fame (come già è accaduto per la Grecia) per perseguire i piani espansionistici della Germania verso Est (proprio come Hitler…) e lo condurrà ad un’inevitabile guerra civile causata dai fascisti eredi dei collaborazionisti di Stepan Bandera del Terzo Reich. E, in ultimo, denunciando le precise responsabilità dell’Ue e di quelle entità economiche e finanziarie sovranazionali che ne sono a capo, le quali, non paghe di avere già gettato sul lastrico la quasi totalità dei poli europei allargano, ora, ad est i loro appetiti imperialisti.

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