All’apertura del semestre europeo a guida italiana e all’indomani della manifestazione nazionale del 28 giugno e del coordinamento nazionale di Ross@ tenutosi il giorno successivo, è opportuno avanzare alcune valutazioni che vadano oltre la cronaca e i resoconti dei due appuntamenti politici.
E’ indubbio che ormai dall’insediamento del governo Renzi il movimento di classe e la sinistra politica vivono una condizione di difficoltà che pone la questione della prospettiva che va costruita in questo passaggio promosso dalle classi dominanti nel nostro paese. Come è altrettanto evidente la difficoltà diretta per i settori di classe concepire risposte di lotta ancor più se queste sono necessarie a livello generale, certo possiamo registrare conflitti pure importanti ma è indubbio che essi stentino a divenire riferimento generale, anche a causa delle condizioni oggettive dei settori sociali investiti più pesantemente dalla crisi.
Mai come in questi mesi si è vista una ripresa e una funzione mirata della repressione effettuata in modo organico e capillare, questo è uno dei caratteri più odiosi del governo Renzi/Alfano. Le “riforme” annunciate hanno sempre più un carattere reazionario e preparano il terreno ad ulteriori passi in questo senso. Anche se va detto che lo “zucchero a velo” sparso da Renzi con i famigerati 80 euro qualche effetto politico, contingente ma concreto, lo hanno avuto soprattutto, ma era questo l’obiettivo, nei risultati delle elezioni europee.
Certo il risultato nel nostro paese non è stato esattamente positivo per chi governa, avendo registrato il 42% di astensione ed oltre il 30% di voti contrari alle politiche praticate (tra M5S, Lista Tsipras e Lega). Ma non si può negare che, a differenza di altri paesi europei, il voto italiano abbia avuto un effetto stabilizzante in termini immediati ed ha contribuito a mantenere quella ideologia filo-Ue che sta danneggiando concretamente il paese e i settori popolari.
Questo “tarlo” purtroppo non rode solo “l’elettorato” ma riguarda anche la sinistra antagonista e di classe del nostro paese, la quale riteniamo che non abbia colto fino in fondo i devastanti effetti per le classi subalterne di questa prospettiva. Una sinistra che non ha solo problemi di lettura delle dinamiche della realtà ma che in questo ultimo anno ha manifestato una fortissima tendenza alla disgregazione, rendendo vano il risultato politico avuto con le due straordinarie giornate di mobilitazione del 18 e 19 Ottobre che fecero intravvedere concretamente la possibilità della costruzione politica di un blocco sociale soggettivamente antagonista.
Nonostante tutto questo è stato dimostrato che si può nuotare controcorrente. La manifestazione del 28 Giugno, la cui preparazione è stata cosparsa da mille difficoltà, è riuscita numericamente nei limiti dati dalla situazione ma mostrando sostanzialmente una tenuta dei movimenti e delle strutture organizzate – da sottolineare “organizzate” perché questo è un fattore decisivo – ed è riuscita politicamente perché ha prodotto la prima manifestazione “politica” contro il governo Renzi ed il semestre italiano e perché ha affermato per la prima volta con chiarezza che il nemico è L’Unione Europea, una costruzione statuale imperialista che lavora contro i propri popoli e quelli nella sua area di influenza a Est e a Sud.
L’hanno capito bene anche i mass media, che sono arrivati in piazza con in testa la categoria degli “antagonisti sfasciavetrine” ed invece si sono trovati davanti una manifestazione dove era rappresentato uno spaccato dei settori sociali investiti dai danni sociali prodotti dalle politiche “europeiste”, non solo hanno anche dovuto registrare la manifestazione proprio come iniziativa contro l’Unione Europea.
Quello del corteo del 28 giugno, non è stato un risultato politicamente indifferente, perché ha messo i cosiddetti “piedi del piatto” anche nella contraddizione della nostra sinistra politica e di movimento, che rimuove la contraddizione prodotta dalla costruzione della UE, e quindi indica l’asse sul quale si manifesteranno le contraddizioni ed i conflitti nei prossimi anni con i quali bisognerà fare obbligatoriamente i conti. Ignorare o glissare questa realtà, lasciare questo spazio politicamente scoperto produrrà anche nel nostro paese una egemonia della destra più o meno fascista e, così, pagheremmo prezzi veramente troppo alti.
Anche il 29 Giugno è stata una buona giornata perché si è riunito il coordinamento nazionale di Ross@ che, nelle difficoltà e contraddizioni che può incontrare una forza politica in costruzione, è riuscito ad individuare una linea di condotta che verrà più precisamente definita e concretizzata a settembre con l’assemblea nazionale di tutti i suoi aderenti. I termini esatti sono indicati nel comunicato finale dell’incontro, ma possono essere sintetizzati in poche parole ovvero: lottare per la rottura della Unione Europea, affermare con forza la propria totale indipendenza politica dal sistema PD, organizzare il movimento politico.
Nessuna esaltazione; perché sappiamo benissimo che questi sono risultati parziali ed ancora da acquisire definitivamente, ma indubbiamente sono anche le condizioni su cui continuare a lavorare e da rafforzare per aprire la strada di una prospettiva politica indipendente. D’altra parte dato il contesto storico ed i rapporti di forza tra le classi, che delimitano oggettivamente le nostre reali possibilità, siamo obbligati ad essere coscienti che la costruzione di un movimento di classe antagonista e radicato nella società ha tempi che non sono quelli della immediatezza ed ha bisogno di una conoscenza complessiva del contesto in cui stiamo lanciando la nostra sfida politica.
* segreteria nazionale della Rete dei Comunisti
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