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L’abbattimento dell’areo Mh17 in Ucraina: troppe cose non convincono

Nella vicenda dell’aereo Mh17 ci sono un bel po’ di cose che non convincono e che meritano una riflessione. In primo luogo: perché? A chi giova l’abbattimento di un aereo civile pieno di bambini diretto in tutt’altra parte del mondo? Le ipotesi possono essere ridotte a tre: o si è trattato di un errore ed il bersaglio doveva essere un altro, o era la ricerca deliberata di un incidente per spingere la crisi verso un conflitto aperto (un nuovo caso Lusitania), oppure il bersaglio era quello ma per ragioni diverse dal conflitto ucraino (magari qualcuno che voleva colpire la compagnia aerea, oppure voleva distrarre l’attenzione mondiale da altro scenario ed ha approfittato della situazione), cioè l’ipotesi della “guerra catalitica” o del “terzo incomodo”.

Secondo tipo di interrogativo: cosa è successo in realtà e che arma ha abbattuto l’aereo? Da quello che sappiamo, l’aereo viaggiava ad una quota di 10.000 metri da terra ed, a quell’altezza, non è con una scacciacani che si butta giù un aereo, ci vogliono sia sistemi di avvistamento (da terra, un corpo in volo a quell’altezza è molto difficile vederlo ed individuarlo) che sistemi d’arma piuttosto sofisticati, capaci di colpire un bersaglio in movimento a 6-700 Km/h. Non che radar e sistemi d’arma simili non esistano, ma sono giocattoli piuttosto sofisticati e costosi, che richiedono anche un personale sufficientemente addestrato. I russi (ma non solo loro) hanno tutto l’occorrente, ma è credibile che abbiano affidato ai separatisti del Donetsk e senza nessun controllo un sistema d’arma così particolare e sofisticato? O si tratta di quelle unità di “volontari” che la Russia ha inviato in supporto ai separatisti? Ma, in questo caso, che interesse potevano avere i russi ad abbattere quell’aereo? Non sembra che la linea di Putin, sia prima che dopo l’incidente, sia quella di chi cerca di allargare il conflitto, anzi, sin qui è andata in senso diametralmente opposto.

Quanto ai loro alleati locali, forse potrebbero essere interessati ad un conflitto aperto nel timore di non essere sufficientemente coperti dai russi di fronte all’offensiva di Kiev. Ma questo riporta al dubbio circa la possibilità che i russi abbiano dato armi del genere ai separatisti e senza controllo, esponendosi a questo tipo di rischi. Non mi sembra che i russi siano tipi da fare errori del genere.

Proprio i russi hanno lanciato l’ipotesi che il bersaglio dovesse essere Putin di cui era previsto un viaggio, disdetto all’ultimo momento, lungo quella rotta, almeno per quel tratto. E questo sarebbe la spiegazione del “bersaglio sbagliato”. La qual cosa è possibile tanto che sia vera quanto che si tratti di un alibi.

Ma, il punto principale è un altro: se l’obbiettivo fosse stato quello dell’incidente che infiamma il conflitto, avremmo dovuto assistere a reazioni molto accese, a scambi d’accuse roventi, ritiri di ambasciatori, movimenti di truppe. E, invece, non solo non ci sono reazioni di questo tipo, ma tutti sono cautissimi e sottotono. Sembra che tutti sappiano di stare maneggiando una mina esplosiva da trattare con il massimo riguardo. Peraltro, anche l’ipotesi che siano i separatisti di Donetsk ad avere interesse ad un allargamento del conflitto, non è poi così sicura: è una mossa troppo azzardata che potrebbe costare l’appoggio russo o, quantomeno, la liquidazione del gruppo dirigente separatista attuale da parte degli stessi russi.  Anche Kiev è discutibile che possa avere interesse, in questo momento, ad un allargamento del conflitto che sfuggirebbe del tutto dalle loro mani.

Resta l’ipotesi del “terzo incomodo” che si nasconde dietro la crisi ucraina. In effetti la compagnia aerea malese ha subito un altro incidente solo pochissimi mesi fa (un suo aereo è scomparso e non se ne è più saputo nulla), ma ci sono troppo pochi elementi a suffragare questa ipotesi. Invece, va presa in considerazione un’altra idea (per carità: solo una labilissima ipotesi da studiare): che qualcuno abbia interesse a sviare l’attenzione da un teatro di crisi in atto. E qui non c’è che l’imbarazzo della scelta fra l’eterna crisi siriana, la comparsa del “Califfato” e la connessa prospettiva di intervento iraniano, l’aggressione israeliana a Gaza, i problemi creati in Afghanistan dal ritiro americano, il drastico peggioramento dei rapporti cino-americani e potremmo proseguire a lungo.

Ovviamente dobbiamo aspettare l’esame delle scatole nere nella speranza che venda fuori qualche dato in più. Dubito tuttavia che ci capiremo mai nulla di preciso. Questa è una delle caratteristiche del tempo presente segnato dal gran numero di attori, dalla dimensione coperta dei conflitti, dall’affinamento delle tecniche di intelligence: l’indecifrabilità degli avvenimenti che crea una sorta di permanente “nebbia di guerra”. Una situazione decisamente pericolosa, molto più di quanto non accadesse ai tempi del bipolarismo.

dal blog http://www.aldogiannuli.it

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