«Il nostro obiettivo immediato è la città costiera di Mariupol. In pochi giorni, cadrà». Si fa chiamare con il nome di battaglia “Volk”, che in russo significa Lupo (e anche un blindato leggero russo simile all’Humvee americano). Ha 34 anni. Faceva l’ingegnere elettronico in un paese dell’Ue («non dico dove perchè vorrei tornarci, a guerra finita»), ma è rientrato nel Donbass «a combattere contro i fascisti, come mio nonno» sotto le insegne dell’autoproclamato Stato federale di Novorossya. Ora comanda il battaglione che ha liberato Novoazovsk, sul “fronte meridionale” che Kiev non si aspettava. Lo raggiungiamo al satellitare.
Comandante Volk, chi è la gente che combatte con lei?
«Non ci sono criminali, non ci sono banditi, non ci sono mercenari. Siamo gente comune, con la fedina penale pulita. È gente del Donbass, degli oblast (province) di Donetsk e Lugansk. Inquadrata in un esercito regolare, che rispetta la convenzione di Ginevra, non come i fascisti di Kiev che si ispirano a Bandera (Stepan Bandera. Ndr). E abbiamo anche gente di Novoazovsk, che abbiamo liberato da pochi giorni: già 350 volontari».
La Nato dice, foto satellitari alla mano, che con voi ci sono truppe regolari russe. E fonti giornalistiche occidentali lo confermano.
«Nato e ucraini pari sono, stanno dalla stessa parte. Le foto satellitari mostrano lancirazzi multipli e blindati russi? Certo, sono i nostri mezzi, che vengono dalle truppe di Kiev che abbiamo sconfitto, e sono gli stessi mezzi dei russi. Sono gli stessi, il che facilita il lavoro a chi è in cattiva fede. I giornalisti si saranno confusi, anche noi parliamo russo».
Le truppe ucraine hanno catturato soldati russi, non potete negare l’evidenza.
«I dieci che sono stati scambiati per 64 soldati ucraini? Certo, avevano sconfinato. Dieci soldati. Dieci! Non ci sono truppe russe regolari con noi».
Ma ci sono russi.
«Confermo che ci sono volontari serbi, dell’Abkazia, dell’Ossezia e di altri paesi sovietici. Ci sono francesi, spagnoli. E sì, ci sono anche volontari russi. Ma non c’è assolutamente nessun soldato regolare. Nell’esercito di Novorossia ci sono ex generali, ex colonnelli, ex maggiori delle forze armate russe. Sono loro, con l’esperienza militare che hanno, la spina dorsale del nostro esercito. Ma sono ex militari. E la stragrande maggioranza di chi combatte sul campo è gente di qui».
Ammetterà che la Russia vi ha fornito armi. Alcuni comandanti lo hanno ammesso.
«Non c’è bisogno delle armi dalla Russia. Abbiamo preso un sacco di armi all’esercito ucraino».
Putin ha appena detto che serve uno stato nell’Ucraina dell’Est, poi il suo portavoce ha ridimensionato: dice che parlava solo di una autonomia regionale. A voi basterebbe?
«Certo che no. Non ci interessa una federazione con Kiev. Vogliamo l’indipendenza. Per questo combattiamo. Poi decideremo con un referendum se unirci alla Russia oppure no. Ma con i fascisti di Kiev, mai».
Temete che la Nato possa aiutare Kiev?
«Non temiano nessuno. Abbiamo obici da 122, tank, sistemi missilistici Grad. Che vengano. Polacchi, lituani, olandesi, anche gli inglesi che vogliono fare la expeditonary force (ride). Ogni armata che verrà sara schiacciata. Adesso arriva l’inverno, li aspettiamo. Sono pronto a morire per questa causa, combatto per la mia terra. E le motivazioni, sul campo, sono tutto. Siamo e rimarremo umani, gente che sente la pietà. Ma sul campo di battaglia chi ci combatte avrà quel che merita»
*Fonte: La Nazione
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