Menu

Studenti, una piattaforma per la mobilitazione dei prossimi mesi

Negli ultimi anni abbiamo visto sempre di più crescere le tensioni a livello globale e le loro ripercussioni nella nostra società. In particolare, l’Unione Europea, il blocco imperialista in cui viviamo, ha dovuto modificare il proprio mercato del lavoro e imporre uno stravolgimento dei sistemi di istruzione ai singoli stati, Italia inclusa.

In questo contesto, i giovani si trovano in una situazione di profonda precarietà, senza la prospettiva di un miglioramento consistente: siamo tutti i giorni bombardati da una propaganda che vuole farci credere che questo sia l’unico mondo possibile, fatto di sfruttamento, disuguaglianze e mancanza di diritti. Noi sappiamo che non è così, che un’Alternativa esiste e vogliamo costruirla partendo dalle scuole, l’ambiente sociale in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo e in cui viviamo le contraddizioni di questo sistema.

Come studenti organizzati in lotta non possiamo permetterci di abbassare la guardia neanche di fronte a questo nuovo governo, percepito di sinistra, ma che di fatto, già solo con il programma, si mostra in continuità con molti dei punti importanti del precedente. Non a caso, una delle forze politiche che lo compone, il Partito Democratico, negli anni passati in cui era al governo si è mostrato complice del processo di smantellamento dell’istruzione pubblica e dell’entrata dei privati nelle nostre scuole.

Per questi motivi, abbiamo voluto stilare una piattaforma per affrontare le principali contraddizioni che noi studenti siamo costretti a vivere, portando avanti le nostre rivendicazioni in modo programmatico e conflittuale. In particolare vogliamo:

-L’aumento dei fondi per l’edilizia scolastica.

Vogliamo l’aumento dei fondi stanziati per l’edilizia scolastica. Il 46,8% dei nostri edifici necessita interventi urgenti di manutenzione, il 40% degli istituti si trova in area di rischio sismico e solamente il 42,2% è dotato di prevenzione incendi. Questa situazione scandalosa è causata dalla mancanza di investimenti nei servizi pubblici che ha accomunato governi di centro destra e di centro sinistra fedeli alla logica del pareggio di bilancio imposta dall’Unione Europea che non permette di investire in modo massiccio nel settore pubblico come invece andrebbe fatto.

-No all’autonomia scolastica.

L’autonomia scolastica, introdotta negli anni 90, è la prima riforma che va a delineare un percorso di crescente accentuazione delle differenze tra scuole di serie A e di serie B. Con questa riforma, lo Stato non è più tenuto a garantire un certo numero di fondi agli istituti che devono ricercarli in altri modi. E’ così che le scuole sono legate alla possibilità economica delle singole famiglie di versare il contributo scolastico “volontario” e ai fondi che aziende e privati (su richiesta) possono decidere di dare, creando un legame netto tra la qualità degli istituti e il contesto socio-economico del territorio.

L’autonomia differenziata, proposta dal precedente governo e presente nel programma di quello nuovo, rappresenta a livello nazionale l’apice dell’esasperazione delle disuguaglianze che si ripercuote sulla scuola come sul resto dei servizi pubblici (sanità, trasporti eccetera). Questo incremento delle disuguaglianze si traduce ad esempio nella difficoltà a frequentare istituti situati in un luogo troppo distante dal proprio quartiere, a causa ad esempio:

^dell’introduzione delle graduatorie di accesso anche in base alla vicinanza alla scuola;

^della non efficienza di una rete di trasporti che soffre del taglio alla spesa pubblica;

^della necessità delle scuole di richiedere il contributo scolastico annuale (diverso a seconda della scuola) a famiglie in molti casi già in difficoltà.

Il problema dell’autonomia è maggiore dove la scuola è situata in zone meno centrali e/o caratterizzate da un tessuto produttivo più debole, ed è quindi costretta a rivolgersi a privati che mettono al primo posto il profitto.

La convinzione che lo Stato debba intervenire in prima persona per garantire diritti fondamentali come quello ad un’istruzione, delle cure ed una mobilità dignitose ha portato OSA a sostenere ad esempio la lotta contro la privatizzazione e per la ripubblicizzazione dell’ATAC portata avanti il Novembre scorso.

-L’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro

Punta di diamante della riforma Buona Scuola (legge 107/2015) voluta dal governo Renzi e portata avanti dall’esecutivo Gentiloni, l’ASL rappresenta il coronamento di un processo che ha visto l’entrata dei privati nelle scuole. Prima opzionale per i tecnici (2003-2004), poi estesa ai licei (2015) e divenuta obbligatoria, anche in questo caso ha mostrato la forte conformità tra i vari governi che negli anni si sono susseguiti, evidenziando il più ampio progetto avviato dall’Unione Europea a metà degli anni ’90 volto a rendere il mondo dell’istruzione funzionale a quello dell’impresa. Questo avviene non solo attraverso lo sfruttamento degli studenti per ottenere manodopera a costo zero, ma soprattutto infondendo nelle menti dei giovani le parole d’ordine del nuovo mercato: precarietà, apprendimento nozionistico, competenze.

Rappresenta la contraddizione contro la quale ci siamo battuti sin dall’inizio del nostro percorso politico, senza abbassare le difese neanche davanti alla ridicola riduzione delle ore operata dal governo Giallo-Verde, rivelatasi una misura profondamente classista, in quanto sono diminuite le ore, ma è aumentata in proporzione la differenza tra istituti tecnici e professionali e licei. Dopo questo finta inversione di rotta sulla Buona Scuola, Salvini ha però dichiarato di voler riaumentare le ore, soprattutto per i professionali mostrando coerenza politica con il centro sinistra anche in questo.

L’Alternanza Scuola-Lavoro abitua lo studente a condizioni di precariato e sfruttamento, replicando nel modello scolastico il modello aziendale. Ciò è evidente, ad esempio, nel lessico utilizzato per il quale i presidi devono essere chiamati dirigenti e vengono introdotti termini di mercato come debiti o crediti. Come da copione, oltre a sfruttare e precarizzare, l’alternanza scuola lavoro ha dimostrato con l’aiuto dell’esercito italiano e della NATO di voler indottrinare gli studenti (e gli insegnanti) all’ideologia della guerra. Questo mostra ragazzi sin dai 16 anni svolgere, al posto delle loro attività scolastiche, gite e corsi all’interno delle basi e dei musei militari dove le missioni della NATO e l’Esercito Italiano assumono magicamente un ruolo “umanitario” senza mostrare l’efferatezza reale della guerra. Benché questo fenomeno si sviluppi in diverse zone d’Italia sono la Sicilia e la Sardegna ad essere le regioni più colpite, a causa della loro posizione militare strategica e di una povertà, voluta e indotta, che vede nella guerra spesso l’unica opportunità di lavoro.

-L’abolizione delle prove Invalsi.

I famigerati test a crocette abituano lo studente a un modello di apprendimento nozionistico, in cui la capacità di rielaborazione e di sviluppare un pensiero critico vengono sempre più tralasciate. Le prove Invalsi sono infine un ulteriore strumento di distinzione tra scuole di serie A e serie B, incastrando gli istituti in una continua competizione per primeggiare nelle graduatorie degli stessi test Invalsi, per l’assegnazione di maggiori fondi scolastici. E’ logico quindi che le scuole, al fine di ottenere maggiori finanziamenti, preferiranno insegnare agli studenti come rispondere a crocette immagazzinando nozioni piuttosto che come sviluppare una coscienza critica.

-L’abolizione della nuova riforma della maturità.

Anche la maturità è stata vittima di un impoverimento dei contenuti, dopo la riforma di Bussetti. I cambiamenti riguardano l’eliminazione della tesina, la modifica delle modalità di svolgimento dell’orale e l’obbligatorietà delle prove invalsi per accedere alla valutazione. Approfondendo, la maturità è stata divisa in 2 prove scritte (su lettere denunciamo il taglio del tema di argomento storico) ed una orale, che vede l’abolizione della tesina e l’introduzione di una prova orale basata sulla scelta casuale fra 3 buste, contenenti il tema del colloquio orale. Abolire la tesina significa eliminare l’unico momento di rielaborazione personale e critica del proprio percorso scolastico. Una presa in giro se pensiamo che verrà sostituita dalla presentazione della propria esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro mediante un eventuale elaborato multimediale.

-No presidi sceriffo

Negli ultimi anni è stato ridefinito il ruolo del preside all’interno degli istituti. Con la riforma della Buona Scuola in particolare, hanno avuto maggiore potere per organizzare la repressione contro gli studenti in lotta nelle proprie scuole avvalendosi di note disciplinari, sospensioni e richiami alla famiglia, amministrando il potere in modo autoritario. Insieme a questo aumento di potere, grazie al Decreto Scuole Sicure, è aumentata anche la possibilità di repressione da parte delle forze dell’ordine, con lo stanziamento di 2,5 milioni per polizia e telecamere nelle strutture scolastiche. Ad uscire vincitori dalla “gara scolastica” saranno, secondo la retorica dominante, i cosiddetti studenti meritevoli, cioè quelli che meglio hanno interiorizzato un sistema concorrenziale in cui chi non ce la fa è per definizione artefice del proprio fallimento. Tuttavia, per quanto ci ripetano che nel sistema scolastico siano date a tutti le stesse possibilità, abbiamo appena mostrato che questo modello economico basato sulle disuguaglianze non rende possibile la parità di opportunità, ma anzi incentiva il divario sociale e culturale tra “i centri” e “le periferie” (delle città, degli Stati, dell’Europa).

Per questi motivi, abbiamo strutturato questa piattaforma rivendicativa, conflittuale e di lotta, con cui affrontare questo governo di finta svolta. Pensiamo che per ribaltare la condizione attuale, stia a noi studenti Osare lottare insieme agli altri sfruttati di questa società contro un sistema caratterizzato da ingiustizie e disuguaglianze.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *