Come in altre città, anche a Napoli sono state numerose le iniziative che si sono dispiegate lungo tutta la giornata di sciopero sociale. Dall’azione sotto l’Assessorato all’ambiente dove alcuni attivisti di prima mattina hanno ribadito il no agli inceneritori ed alle trivellazioni, fino alla occupazione della direzione centrale dell’ospedale Cardarelli di Napoli da parte degli attivisti della rete “Stop biocidio” per fare il punto della situazione sullo stato delle pratiche di screening sanitari previsti dalla legge sulla Terra dei fuochi.
Il pomeriggio è continuato con alcuni picchetti in giro per la città in solidarietà con i lavoratori che operano in quei luoghi ove lo sciopero è vietato e la precarietà è la norma. Ieri sera ci sono state poi altre azioni di solidarietà con i lavoratori della “movida” partenopea.
Un consistente corteo, inoltre, si è mosso in mattinata da Piazza del Gesù in direzione della sede di Confindustria, aggregando studenti, lavoratori e militanti con circa tremila partecipanti che sono stati a lungo tallonati dalla polizia in assetto antisommossa che ha sbarrato loro la strada per impedirgli di arrivare fino alla sede padronale.
L’evento principale della giornata è stato il corteo partito da Piazza Mancini che ha attraversato le strade della città seguendo un percorso inedito, addentrato nei quartieri popolari, a contatto diretto con i corpi vivi dello sfruttamento quotidiano. Il ventre pulsante di Napoli che da troppo tempo è privo di un intervento politico sistematico e ramificato della sinistra antagonista.
Un lungo, denso corteo di quasi 10.000 persone: studenti, disoccupati, lavoratori precari, militanti dei sindacati di base ed anche qualche presenza della Fiom. Un vero e proprio caleidoscopio del “proletariato metropolitano” e delle classi subalterne, scomposti, per lo più atomizzati, privi di istituzioni autonome capaci di imporre il proprio contropotere. Tuttavia, una multiforme soggettività che prova a muovere passi concreti verso un percorso di ricomposizione politica antagonistica alle logiche del capitale ed alle sue espressioni imprenditoriali e politiche: non è un caso che i principali obiettivi della protesta fossero il Governo Renzi e l’Unione Europea, le loro politiche di austerità e di distruzione delle residue tutele del mondo del lavoro e dello stato sociale.
Sblocca-Italia – col suo devastante impatto sulla natura: dagli inceneritori alle trivellazioni fino alle grandi opere, col suo portato autoritario che nega i momenti salienti della democrazia formale – e Jobs Act – un attacco frontale al mondo del lavoro organizzato ed una ulteriore precarizzazione del percorso di accesso e permanenza al lavoro – sono stati individuati correttamente come espressioni emblematiche del corso iperliberista del Governo Renzi, non a caso sostenuto dall’intero padronato.
A ciò si aggiungano le vertenze relative al diritto all’abitare e contro le logiche speculative in materia edilizia, rivendicando il diritto ad occupare, in assenza di sbocchi alternativi offerti da un settore pubblico in materia assolutamente inadeguato e regressivo.
Gli studenti in piazza rivendicavano una scuola pubblica libera dalle logiche del privato e per una rinnovata edilizia scolastica a tutela della salute di studenti e docenti e capace di offrire spazi adeguati ad un completo percorso formativo.
Il corteo poi ha virato verso la Tangenziale di Napoli bloccando il traffico e mettendo in tilt la viabilità della città: disagi agli automobilisti, certo, ma soprattutto un ostacolo puntato contro il flusso ordinario e frenetico delle merci.
Una importante giornata di lotta che si inserisce nel più generale quadro di mobilitazioni ramificate nell’intero Paese. Persino a Salerno, la città del sindaco sceriffo del PD che invoca l’uso della forza contro gli immigrati indifesi, lo sciopero sociale è riuscito a rompere il tabù “civico” dei cortei riservati alla sola isola pedonale ed al lungomare, irrompendo nella centrale via Roma e giungendo sotto le sedi della Provincia e del Comune. Segnali di vitalità dei subalterni. E’ un alveo fecondo, bisogna alimentarlo quotidianamente, puntando alla generalizzazione delle lotte ed alla loro unificazione.
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