Che ci sia qualcosa di strano, in questi straordinari aumenti del prezzo dell’energia, elettricità e gas, lo sospettano tutti. Benzina e gasolio sono aumentati, è vero, ma molto meno delle bollette.
C’è qualcosa che non torna.
La crisi sanitaria, che ha provocato a partire dal secondo trimestre del 2020 una pesante caduta dell’attività produttiva, ha creato una discontinuità sui mercati, e molti produttori di energia elettrica o fornitori di gas all’ingrosso si sono felicitati del fatto di non avere contratti di approvvigionamento a lungo termine che li avrebbero costretti a pagare inutilmente ciò che non avrebbero potuto rivendere.
I cosiddetti giganti petroliferi, da Total ad Eni, hanno pagato cara la loro strategia di lungo termine, avendo accusato negli scorsi due anni risultati assai pesanti sotto il profilo economico. Ma ora si stanno riprendendo, alla grande: stanno recuperando ampiamente le perdite subite nel biennio scorso.
Per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica e di gas alle famiglie ed alle imprese, c’è un Sistema assai più complesso: ci sono centinaia, se non migliaia, di produttori di elettricità da fonte solare o eolica, ed ovviamente coloro che hanno le centrali di generazione alimentate a carbone, combustibili liquidi o gas, che immettono corrente nella rete. Sul fronte della fornitura al dettaglio, decine e decine di distributori che non hanno capacità propria di produzione, ma che si approvvigionano dai fornitori.
Come succede per il prezzo dei carburanti alla pompa, anche in questo caso c’è un prezzo giornaliero, che viene determinato dall’incrocio tra domanda aggregata e offerta aggregata.
Qui sta il nodo, il meccanismo di asta e di fissazione del prezzo che incrocia domanda ed offerta.
Ciascun produttore mette in offerta la quantità di energia che è in grado di offrire al mercato indicando il prezzo a cui intende venderla. Le singole offerte di fornitura in rete di elettricità vengono messe insieme, una sull’altra, su una sorta di asse cartesiano in cui figurano in ascissa le quantità ed in ordinata i prezzi, partendo da quella con il prezzo più basso e per finire con quella avente il prezzo più alto: si arriva così ad una curva in cui è rappresentato in ascissa il volume complessivamente offerto, ed in ordinata il prezzo più elevato che deriva dall’offerta a più caro prezzo.
Questa è denominata “offerta marginale”.
Allo stesso modo si procede per la richiesta di energia elettrica e di gas, mettendo insieme le richieste dei soggetti distributori al dettaglio che non hanno capacità proprie di produzione, o che non si sono premuniti con contratti di fornitura a lungo termine che consentono di produrre energia o di fornire gas ai propri clienti senza passare dai meccanismi d’asta.
Arriviamo al dunque: le curve della offerta e della domanda si incrociano in un punto X, che ragguaglia le quantità, e ad un punto Y che è quello della offerta marginale, sia per quantità che per prezzo.
Le regole della Unione Europea impongono una regola inderogabile, quella dell’aggiudicazione dell’asta ad un prezzo/incasso omogeneo per tutti, compratori ed offerenti, al livello più alto, marginale: tutti coloro che hanno richiesto energia elettrica o gas devono pagare lo stesso “prezzo marginale”, quello più alto; tutti coloro che hanno presentato offerte di fornitura ad un prezzo più basso di quello marginale, incasseranno comunque un pagamento commisurato al più alto “prezzo marginale”.
Extra costi da una parte, che si riflettono sulle bollette, extra profitti dall’altra parte.
In pratica, è il prezzo del mercato spot dell’energia, quello dell’ultimo metro cubo di gas venduto, che determina le bollette di milioni di consumatori.
Per chi avesse voglia di leggere la posizione della Commissione europea nel testo originale, trascriviamo di seguito quanto affermato nella Communication on Energy Prices del 13 ottobre 2021:
“The wholesale electricity market is where the producers of energy (power plants) sell electricity, and energy retailers buy it to deliver to their clients. It is a so-called “marginal” pricing system, which works by putting on the market power plants by the order of their price, starting with the least expensive and going until the last plant is dispatched that is needed to meet consumers’ demand. It is this last plant that sets the overall price, and which is often (in the hours of higher consumer demand) a gas or coal power plant. All electricity producers are paid the same price for the same product – electricity. There is general consensus that the marginal model is the most efficient for liberalised electricity markets because generators have an interest not to bid higher than their actual operating costs. Other systems lead to more inefficient outcomes and favour speculation, to the detriment of consumers“.
Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: per evitare le possibili speculazioni al rialzo da parte dei fornitori di energia elettrica e di gas all’ingrosso, facendo incassare loro il “prezzo marginale” anziché quello che hanno presentato al momento della loro offerta, tutti gli acquirenti ed i consumatori pagano il “prezzo marginale”, che è quello più alto.
E’ un delirio.
La soluzione razionale sarebbe questa: obbligare tutti i fornitori di energia elettrica e di gas, cioè le imprese che hanno contratti con la clientela al dettaglio, famiglie ed imprese, di approvvigionarsi con contratti a lungo termine, e non con le aste quotidiane, per stabilizzare i prezzi di mercato. Almeno l’80% dei consumi medi della clientela dovrebbero essere coperti con contratti a lungo termine, lasciando alle aste solo le forniture marginali di energia.
“Solo quantità marginali possono essere contrattate a prezzi marginali“: questa regola sì, avrebbe senso.
*da Teleborsa.it
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Mauro
Be’,che si ritornasse alle autoriduzioni come na vorta..