Comunque vada, non avremo venti anni di “renzismo”. Al contrario di Berlusconi, infatti, il neosegretario del Pd non raccoglie dietro di sé un vero e proprio “blocco sociale”, con interessi ben delineati, consapevolmente difesi e strutturati in programma di governo. Per il buon motivo che questa possibilità è stata rimossa da quando l’amministrazione di questo paese è passata nelle mani della Troika.
Renzi sarà dunque l’icona parlante di un processo di “ristrutturazione reazionaria” – chiamarla “riforma” sarebbe un insulto anche per i riformisti più blandi – che deve cercare di modificare in modo radicale gli assetti del paese.
Gli scemi potrebbero dire: “ma c’è un gran bisogno di modificare in modo radicale questi assetti…”. Certo… Basta non chiedersi in quale direzione vanno ad agire le modifiche. Da quel poco di concreto che esce dal suo eloquio “popolaresco” si capisce che sponsorizza una nuova riforma del mercato del lavoro in senso ultraliberista (gli era scappato persino un accenno a una rivisitazione della scomparsa direttiva “Bolkenstein”), un nuova bella piallata alle pensioni in essere e in maturazione (magari sul modello inglese, in cui hanno appena proposto l’innalzamento dell’età pensionabile a 69 anni…), una rapida trasformazione del sindacato in cinghia di trasmissione-controllo dell’impresa sul lavoro (sono andati già abbastanza avanti su questa strada per iniziativa propria, ma avere tre-quattro sindacati che vanno a firmare tutti insieme gli stessi accordi è proprio uno spreco…), e altre pensate simili in materia di istruzione, sanità ecc.
Infine, per non farsi mancare nulla ma proprio nulla, un nuovo de profundis per il sistema elettorale proporzionale.
Nulla di diverso da quel che hanno fatto i governi degli ultimi anni, solo in modo più netto, “radicale”, veloce, senza trattative con chi deve essere “asfaltato”. È il difetto sofferto dai governi Monti e Letta, che hanno dovuto “concordare” faticosamente ogni singola misura con un blocco sociale – questo sì concretissimo – allineato e coperto dietro un leader-tycoon sempre a un passo dal finire fuori gioco, agli arresti domiciliari o ai servizi sociali.
Inutile soffermarsi molto sulla procedura abnorme con cui Renzi è stato scelto: apparizioni tv e primarie “aperte” ai non iscritti al partito per cui correva da segretario (ben uno su tre di quelli che hanno votato alle primarie). Come se negli Usa, per scegliere Obama, avessero potuto votare anche i repubblicani… Questa abnormità è il segno che non ci sono più regole di selezione politica della classe dirigente, ma la sua semplice “imposizione” a un elettorato del resto privato della possibilità di scegliere.
Con Renzi segretario si completa la triade dei “leader politici” extraparlamentari. Insieme a Grillo e Berlusconi, infatti, “fa la politica” del paese senza alcun ruolo istituzionale previsto dalla Costituzione. Mentre il presidente della Repubblica peggiore di sempre ha trasformato il Colle in un supervisor di Palazzo Chigi.
Il risultato è chiaro: le scelte che contano non possono essere più condizionate “dal basso” in alcun modo “istituzionale” o legale. Forme pseudo-plebiscitarie – l’incoronazione tramite primarie aperte – e aumento esponenziale dell’astensionismo vanno di pari passo, sono facce dello stesso processo.
Non avremo un ventennio renziano perché il meccanismo che presiede la scelta delle “icone parlanti” è stato messo a punto proprio pensando alla necessità di “cambi in corsa”, di sostituzioni rapide e possibilmente indolori. Se Palazzo Chigi conta – per la determinazione delle politiche economiche nazionali – quanto l’ultima delle province, lì dentro può starci chiunque sappia “intortare” per qualche tempo i telespettatori (pardon, i sempre più scarsi elettori). Quando l’audience cala, se ne tira su un altro, con gli stessi metodi.
L’ultima parola dovrebbe essere per gli ex Pci, per i “riformatori” che di vittoria in vittoria hanno finito per farsi sfrattare da un rampollo linguacciuto di un’antica famiglia democristiana e massone. Ma su questo unico punto, con tutta evidenza, Renzi ha ragione: sparite, seppellitevi. Il vostro ricordo scompaia rapidamente, senza residui o tracce. E che la terra vi sia pesante come il piombo.
Per chi ha bisogno di “notizie dall’interno” può risultare utile questo vecchio ritratto steso da Paolo Cirino Pomicino, quasi un ammiratore ante litteram…
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
luciano
La farsa si è consumata, come al solito, secondo copione,la commedia messa in scena ha avuto anche momenti esilaranti, utili a solleticare il”sentire profondo” di un popolo oramai incapace di individuare il vero responsabile di tanta barbarie,frastornato dal fragore della grancassa mediatica che ancora una volta è riuscita a depistare e mascherare con la potenza soverchiante degli apparati ideologici di stato,una verità che lorsignori sanno essere prossima a diventare “senso comune”.Con il” rottamatore” hanno cercato di guadagnare tempo prezioso,giusto quello necessario a terminare il lavoro sporco della Troika e a risistemare equilibri politici interni al “partito europeo”che stavano diventando troppo impopolari e sempre più invisi alla maggioranza del paese,trasformato in colonia da saccheggiare.Serviva un nuovo “fustigatore di costumi”da dare in pasto all’incollerito ceto medio in via di sparizione,nonchè al lavoratore devastato dalle “cure”che il capitale in crisi gli ha riservato.Tutto questo,naturalmente, sotto gli occhi attenti e supervisori degli” agenti responsabili”, incaricati della messa in scena sapientemente realizzata e interpretata da attori consumati assuefatti da anni a seguire una parte in commedia con la sceneggiatura scritta a Bruxelles.